di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
L’occasione di questa ricerca si è fortemente consolidata durante il restauro di un quadro conservato presso la Basilica di Santa Maria di Nazareth a Sestri Levante. Nella navata destra, nella prima cappella, è da secoli conservata una pala detta di Sant’Erasmo, una tela di notevoli dimensioni con una composizione che ci permette di ricostruire diversi secoli di storia del territorio, in particolare l’antica presenza del santo ausiliatore dei marinai, pescatori e naviganti, in dialetto locale: Sant’Emo.
Il santo era amatissimo perché capace di domare le onde e i forti venti marini che rendevano impossibile la navigazione, in un cartiglio dell’altare sestrino è tuttora presente la scritta “venti et mare obediunt”. Erasmo nasce nella lontana terra d’Antiochia nel terzo secolo dopo Cristo, vive a lungo in Libano dove cresce da cristiano, la sua vita dedicata all’evangelizzazione lo porta in Albania, durante le sue peregrinazioni subisce violenze e torture, ma resta sempre miracolosamente in vita. Termina i suoi giorni a Formia dove riceve il titolo di vescovo, ma la maggiore popolarità la consegue col titolo e il riconoscimento tra i santi “ausiliatori”, in particolare tra la gente di mare.
Il culto di Erasmo vede una diffusione in tutte le città di mare del Mediterraneo cristiano, da Venezia alla Sicilia, dal Basso Tirreno al Mar Ligure. Nel Tigullio ci permette d’affermare una capillare presenza tra Moneglia e Santa Margherita Ligure, tra scogli e punte marine con la sua dedicazione a Cappelle e Confraternite, in Santa Margherita, a fianco del Castello di Sant’Elmo (contrazione di Erasmo), la secolare Arciconfraternita a lui dedicata.
Questo percorso ci permette di puntualizzare una cronologia più precisa e indicare il suo patronato nel tempo. La datazione più antica è riferibile all’XI secolo quando era ancora in funzione e in uso il Ponte di Sant’Erasmo dei Marinai, abbattuto per essere sostituito dal Ponte della Maddalena tra Lavagna e Chiavari. Il riferimento al Santo continuerà ad affermarsi nelle attività dell’Arciconfraternita di Santa Margherita Ligure sin dal primo oratorio del 1347 e nelle successive ricostruzioni sino ai giorni nostri. Durante le grandi tensioni e gli scontri tra cristiani e musulmani del XVI e XVII secolo, col culmine della battaglia navale di Lepanto del 7 ottobre 1571, si può riscontrare una rinnovata presenza del Santo nell’intero territorio del Tigullio.
La rilettura dei documenti ritrovati ci permette di verificare le attività della “Societatis Nautarum Clavarensis”, con la sua prima fondazione nel dicembre del 1633 nella Madonna dell’Orto ancora in costruzione. Il manoscritto ci conferma che i primi quindici capitoli furono deliberati da Nicolò Puccio, Benedetto Coppola e Francesco Solaro, tutti “patroni di barchi”, e comprovati dall’autorità del Capitano di Chiavari Gio Paolo Giovo e dal notaro Tommaso Remondino. Il seguito della documentazione e delle diverse iconografie conservate nei luoghi di culto ci permettono di riconoscere questo nuovo percorso di Sant’Erasmo nel Tigullio. Ora il santo ausiliatore della gente di mare è collocato in una rinnovata iconografia, dopo Lepanto sarà la Madonna del Rosario a confermare il patronato sulle nostre comunità, quelle sul mare vedranno la presenza di altri santi, sempre Erasmo ora accompagnato da Leonardo.

Quest’ultimo sarà colui che sosterrà la liberazione dei tantissimi “schiavi fatti dagli infedeli”. Sempre le carte d’archivio ci informano: “si sono congregati la maggior parte de patroni de vascelli di quel luogo. Con patto di darle mezo quarto che guadagneranno per ogni viaggio … vogliono anche partecipare quelli che per sventura fossero fatti schiavi de turchi per loro riscatto si sono congregati la maggior parte de patroni de vascelli di quel luogo. Con patto di darle mezo quarto che guadagneranno per ogni viaggio … vogliono anche partecipare quelli che per sventura fossero fatti schiavi de turchi per loro riscatto”. Nei tanti “Cataloghi pel riscatto delli Schiavi” possiamo leggere i nomi dei tigullini da portare nuovamente liberi, in molti saranno “rinnegati” cioè “si fanno turchi”, le loro storie sono tutte conservate nelle carte del Magistrato per il Riscatto degli Schiavi della Repubblica di Genova.
Il restauro della pala di Sant’Erasmo di Sestri Levante racconta questa secolare storia; oggi, grazie alla Parrocchia di Santa Maria di Nazareth, alla funzionaria della Soprintendenza Chiara Masi, alla restauratrice Elena Parenti, l’opera ha acquistato una rinnovata luce, una lettura decisamente più puntuale, in particolare nei diversi particolari oggi rileggibili. La gestualità di Sant’Erasmo, la sua candela simbolo dei “fuochi” del cielo durante le tempeste, il piccolo tassello centrale con i pescatori che tirano la sciabica dalla spiaggia, le imbarcazioni con le vele gonfie di vento e la bandiera di San Giorgio a rammentare la Dominante Repubblica Marinara. A lato la figura di San Leonardo con le catene e le manette, il simbolo dei tanti prigionieri nelle lontane terre di Barberia e l’impegno della “Societas” per il riscatto e il ritorno nella nostra terra.
Qui la ricerca ci porta in Fontanabuona, nella millenaria Chiesa di San Michele di Soglio. Nell’altare della Madonna del Rosario è riprodotta un’immagine della Battaglia di Lepanto, lo spazio della composizione è un vero turbine di navi e colpi di cannone, bandiere con la “Mezzaluna” e quelle di San Giorgio: un vero inferno di guerra. Qualcuno, come ci racconta Giuseppe Pessagno nella sua opera “Banditi in Fontanabuona 1578 – 1581”, venne catturato e portato a scontare la pena sui banchi delle galee che scorrazzavano nel Mediterraneo. Forse un pescatore, un corallaro sui banchi del Bey di Tunisi all’Isola di Tabarca, la memoria di quella storia finì in un quadro, un’opera che è bene rileggere per conoscere il Tigullio Mediterraneo tra Liguria e terre Ottomane.
(* storico e cultore di tradizioni locali)