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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Se la Val Graveglia diventa letteratura: il romanzo ‘Buio Padre’ presentato a Wylab

L’intervista, a ingresso libero, è realizzata dalla giornalista Alessandra Fontana e rientra nel ciclo ‘Il Maggio dei Libri di Piazza Levante’
La Val Graveglia sullo sfondo dell'ultimo romanzo di Michele Vaccari
La Val Graveglia sullo sfondo dell'ultimo romanzo di Michele Vaccari
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(r.p.l.) Portare la Val Graveglia fuori dalla Val Graveglia. Impresa difficile? Sicuramente sì. Impresa impossibile? Certamente no, quando c’è di mezzo chi riesce a farlo attraverso il veicolo delle parole e della letteratura. C’è riuscito, nella fattispecie, un bravo scrittore di casa nostra: lui si chiama Michele Vaccari e il suo romanzo ‘Buio Padre’, edito da Marsilio, viene presentato domani pomeriggio (venerdì 12 maggio) alle ore 18 a Wylab. L’intervista, a ingresso libero, è realizzata dalla giornalista Alessandra Fontana e rientra nel ciclo di quattro incontri intitolato ‘Il Maggio dei Libri di Piazza Levante’, organizzato dal nostro settimanale per il terzo anno di fila (gli altri appuntamenti sono Ivana Librici il 20 maggio, Paolo Donadoni il 24 maggio e Raffaella Romagnolo il 3 giugno). Per seguire la presentazione di Michele Vaccari è consigliata la prenotazione sulla piattaforma EventBrite (a questo link: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-presentazione-del-libro-buio-padre-di-michele-vaccari-632667123397), oppure telefonando al numero 347 2502800. 

Originalità, memoria e suspense sono solo alcuni degli ingredienti che hanno dato vita a ‘Buio Padre’, una storia in cui i protagonisti sono quattro ragazzini che fanno i conti con sogni, difficoltà e misteri da risolvere in un paese immaginario collocato però nel nostro entroterra, precisamente in Val Graveglia.

Si chiama Crinale, un posto che vive di attività antiche: falegnameria, agricoltura, manifattura. I ragazzi che vi abitano, condannati a un futuro privo di slanci, sono divorati dalla fame di vita. Non fanno eccezione quattro amici tanto diversi quanto inseparabili: Vinicio, Raul, Adamo e Dafne, morsi ognuno da sogni, frustrazioni e disagi. Quando l’ultima segheria chiude e il padre di Vinicio perde il lavoro, la sua famiglia si vede costretta a trasferirsi. Per salutarlo, gli amici del ragazzo organizzano una festa in una chiesa sconsacrata che custodisce un terribile segreto risalente a centinaia d’anni prima.

“Già in ‘Urla sempre, primavera’ e in ‘Un marito’ era nata l’esigenza di raccontare il contrasto tra luce e ombra – racconta Vaccari – In Liguria non esiste la provincia, esiste l’entroterra. Una parola bellissima che potrebbe essere il sinonimo perfetto di inferno: dentro la terra. E in effetti entrando nel bosco ligure si ha quella sensazione. La Liguria nel nord è la regione con il più alto numero di boschi per abitante, questo aspetto andava raccontato”.

Secondo l’autore, “la Val Graveglia è un punto nero nella mappa del turismo e conserva di fatto una verginità. Proprio su questo si poteva costruire una storia. Quattro ragazzi che abitano in un paese costruito come Varese Ligure ma inserito tra quelli della Val Graveglia”.

Nel borgo immaginario, infatti, i lettori liguri potranno riconoscere facilmente la piazza di Varese. Tra i temi del romanzo dalle tinte noir che mescola fantasia e realtà ci sono quelli cari a chi l’entroterra lo abita tra il bisogno di affrancarsi e l’impossibilità di staccarsi da quella terra: “Questi ragazzi che vogliono fuggire dal paese, a un certo punto si accorgeranno che il paese stesso è l’unica identità che possiedono. Crinale fuori da Crinale è un posto orribile, ma visto da dentro è un impero. La città toglie, la città fa diventare massa. Loro sono gli ultimi quattro, come se fossero gli ultimi cavalieri dell’Apocalisse”. 

Vaccari è uno scrittore eclettico, i suoi libri sono tutti diversi per trama, personaggi, ambientazione, ma i temi che ritornano ci sono: “Il padre, la rivoluzione, il cambiamento e la lingua. In ‘Buio Padre’, a un certo punto, durante la festa nella chiesa sconsacrata, scoppia un temporale che si tramuta in un’alluvione biblica: dalla grande montagna si stacca una costola di roccia, e precipitando nel torrente crea un’onda di fango che travolge il borgo. Dal mattino seguente, i padri del paese iniziano a manifestare dei comportamenti strani: c’è chi di notte si aggira per casa come un fantasma, chi intona canti nel cimitero, chi stipa l’auto di armi come per prepararsi al giorno del giudizio. I quattro amici, allarmati, si mettono a indagare intorno al mistero, e scoprono che alla radice della degenerazione dei genitori c’è qualcosa che si cela oltre la frattura apertasi nel cuore di Montebuio durante il nubifragio, e che adesso reclama vendetta.

Rivisitando il romanzo d’avventura in chiave nera, senza rinunciare alla lingua immaginifica che lo contraddistingue, Michele Vaccari intesse una storia di formazione ricca di colpi di scena, narrando le disillusioni dei giovani d’oggi attraverso un racconto ammantato di un’atmosfera fiabesca, gotica e soprannaturale che mette i brividi. La Val Graveglia è terra perfetta, non serve neanche inventarsela più di tanto. Basta raccontarla e Vaccari ci riesce con passione, con trasporto, con impegno, suscitando l’interesse e quella buona dose di suspense che lo ha reso uno scrittore apprezzato anche al di fuori dei confini liguri.

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