Che fine ha fatto a Chiavari la stesura del ‘Regolamento Comunale per la tutela degli animali d’affezione’? E’ una domanda ricorrente in città. E pure molto attuale. Se la pongono le varie associazioni, i consiglieri di Palazzo Bianco, ma soprattutto i cittadini.
Quasi tutti, ormai, possiedono in casa un cane o un gatto, ed è evidente, quindi, come l’argomento sia di interesse generale. Da qualche mese, i possessori di cani hanno dovuto ‘digerire’ il primo antipasto: obbligo di bottiglietta d’acqua per chiunque – nel centro storico – porti il proprio quadrupede a passeggio. Servirebbe, nelle intenzioni, a sciacquare la zona dove Fido ha fatto la pipì. Con il risultato che la sola acqua non basta, anzi contribuisce solo ad allargare la macchia. E, con essa, le polemiche e le perplessità.
Ora, digerito questo assaggio indigesto ai più (il tema animali è cosa sensibilissima un po’ da tutte le parti e Chiavari non fa certo eccezione), il Comune prepara il pranzo, con un nuovo regolamento che dovrebbe fissare, una volta per tutte, le norme legate alla tutela degli animali e il loro diritto “a un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche”, come si legge nel primo articolo della bozza di documento.
Un percorso impervio
Ma è proprio la stesura di questo testo a esser diventata complicatissima. Un po’ perché la materia è ostica, un po’ perché una legge comunale deve comunque inquadrarsi all’interno delle relative norme regionali e nazionali. E un po’ perché le varie associazioni – da lunghissimi anni operanti sul territorio e in certi casi molto più esperte e preparate rispetto a chi deve legiferare – chiedono giustamente di poter essere coinvolte e di collaborare.
La storia inizia nei mesi scorsi. L’amministrazione comunale, con l’assessore ai Servizi Sociali Fiammetta Maggio e il consigliere di maggioranza Alberto Corticelli, presentano alla Prima Commissione Consiliare il progetto di redigere un regolamento per gli animali, e sottopongono il testo alla lettura.
Le associazioni presenti sul territorio (non solo a Chiavari ma anche nelle vicine Rapallo e Recco) rizzano le antenne e iniziano a chiedere delucidazioni.
Nel merito: sul perché sia necessario legiferare a livello comunale, essendo presenti normative regionali e nazionali già piuttosto complete.
Nella sostanza: sul perché un cane dovrebbe indossare la museruola se richiesto al detentore da parte di un altro cittadino (articolo 27); sul perché occorre stilare un registro presso Palazzo Bianco per i ‘gattari’ e le ‘gattare’ (articolo 17); sul perché un dog-sitter dovrà essere necessariamente un istruttore, educatore o addestratore di cani (articolo 6); sul perché è fatto divieto di catturare animali randagi o vaganti ai fini di sterilizzarli (articolo 25); sul perché i gatti dovranno essere identificati mediante microchip e inseriti all’interno di una banca dati (articolo 22).
Confronto serrato
A Palazzo Bianco capiscono che la strada si è fatta in salita. Che l’approvazione del regolamento non può essere unilaterale. Che i danni sarebbero superiori ai reali benefici. E si sceglie la strada del dialogo.
Sono tre, a questo punto, i momenti di confronto tra associazioni e amministratori: ma mentre al primo partecipano tutti, al secondo iniziano a sorgere ulteriori contrasti e, in vista del terzo, si manifesta la rottura. Al tavolo con il Comune vanno solo Leidaa, Lipu, Croce Bianca Rapallese e Centro Cinofilo Caninamente. Abbandonano invece Enpa Camogli e Levante Ligure, Lida Tigullio, Ayusya, Associazione Lega Amici degli Animali di Rapallo, Lega Amici del cane Tigullio e Amici Nostri.
E lo fanno con un comunicato congiunto piuttosto eloquente: “I primi due incontri sono stati caratterizzati da un costante atteggiamento di accondiscendenza apparentemente collaborativa. In entrambe le occasioni le associazioni non hanno ricevuto, in anticipo, la versione della bozza oggetto di discussione e quindi la stessa è stata condotta dai rappresentanti dell’amministrazione comunale sugli aspetti che, a loro giudizio, erano pregnanti e innovativi: trovare occasioni di lavoro a medici veterinari comportamentalisti e ad addestratori/educatori cinofili. Il benessere degli animali è altra cosa”.
La chiusura è totale: “Non saremo né complici né parte attiva di un regolamento che nulla attiene al benessere animale”.
Lo stesso giorno, il 18 aprile, il Comune di Chiavari produce un comunicato stampa dai toni positivi: “Discussi i principali articoli oggetto di dibattito tra i rappresentanti, ed inserite nel regolamento alcune delle osservazioni presentate dalle associazioni che non hanno presenziato fisicamente all’incontro”.
Corticelli parla di “incontro costruttivo con le associazioni e i privati cittadini”. La Maggio gli fa eco: “Sono soddisfatta del percorso intrapreso con associazioni e cittadini, e mi auguro che questo lavoro di collaborazione possa continuare e procedere in maniera proficua”.
Le accuse
Ma come? Sei associazioni abbandonano il tavolo in maniera polemica e il “lavoro di collaborazione” resta intatto? Dove sta la verità? Come sono i rapporti? In maggioranza c’è comunione d’intenti, a proposito del regolamento animali? E’ giusto andare avanti comunque, nonostante questa frattura? Tante domande, ad oggi nessuna risposta. “Abbiamo lasciato il tavolo – spiega Anna Bruzzone di Lida Tigullio – perché la collaborazione era assolutamente finta. Anzi, quello che si percepiva era una fretta pazzesca di andare avanti. Fregandosene degli animali. Il regolamento che ci è stato sottoposto è unicamente vessatorio. Parla solo di multe e divieti. Non contiene una sola riga relativa alla formazione. Sembra quasi stilato a richiesta, da parte di qualcuno che si è lamentato, di persone che hanno paura degli animali. Ma non è andando a colpire i padroni che si risolvono i problemi. La zoofobia si combatte e si previene con un’adeguata formazione. Secondo aspetto: un cittadino che dà un ordine a un altro cittadino, ovvero di mettere la museruola al suo cane, mi sembra una cosa non solo ben oltre i limiti della giurisprudenza, ma anche della logica”.
Fatto sta che le associazioni si mettono sul piede di guerra. E, ovviamente, sfruttano tutti i loro canali e conoscenze. La bozza del regolamento arriva in Regione, e non sembra che tutti la condividano. Anzi.
Un punto critico, ad esempio, è la dimensione delle gabbie per gli uccelli e degli acquari per i pesci. Il Comune di Chiavari indica delle misure completamente differenti, in materia di dimensioni minime per gli esercizi commerciali, rispetto alle normative degli enti sovraordinati (articolo 13). Al comma 5, inoltre, si specifica che “con ordinanza del Sindaco potranno essere dettate ulteriori specifiche disposizioni relative alle caratteristiche ed alle dimensioni di gabbie, teche e recinti nei quali vengono custoditi ed esposti gli animali negli esercizi commerciali”. “Ma un sindaco – tuonano le associazioni – non può decidere da solo la dimensione delle gabbie. E’ un discorso inaccettabile e giuridicamente attaccabile su ogni fronte”.
Ancora più deflagrante un altro particolare. “Per prelevare un cane dal canile e adottarlo – osservano gli animalisti ‘ribelli’ – secondo il regolamento del Comune di Chiavari occorrerebbe pagare un’assicurazione di circa 210 euro annui. Non solo è una cifra assurda, ma soltanto una compagnia in tutta Italia offre questo tipo di servizio. Una norma del genere serve solo a favorire gli allevatori, che possono vendere i loro cani di razza, e penalizza fortemente i canili, dove spesso si fa puro volontariato”.
Si attendono risposte
Voci di corridoio dicono che quest’ultima ipotesi sia rapidamente tramontata. Ma, intanto, è tutto un vociare, visto che risposte ufficiali alle associazioni non ne arrivano. “Nei giorni scorsi – dicono – abbiamo scritto una mail al sindaco Di Capua. Siccome nel comunicato si dice che alcune delle osservazioni presentate sono state inserite nel regolamento, vorremmo capire quali, e come sta andando avanti l’iter”.
Da Palazzo Bianco nessuna replica. “A questo punto, considerato l’atteggiamento scarsamente collaborativo da parte del Comune, abbiamo il progetto di riunirci in una consulta permanente, allo scopo di far fronte unico e diventare interlocutore di maggior peso. Lo facciamo nell’interesse degli animali. Ci sembra che siamo gli unici a ragionare così”.
Della consulta faranno parte le sei associazioni che hanno lasciato il tavolo di confronto (Enpa Camogli e Levante Ligure, Lida Tigullio, Ayusya, Associazione Lega Amici degli Animali di Rapallo, Lega Amici del cane Tigullio e Amici Nostri) più una nuova entrata, ‘Nessuno li vuole, li salviamo noi’, realtà che si occupa di far adottare quegli animali che altrimenti verrebbero soppressi nei canili dei paesi stranieri.
In questa situazione caotica il gruppo Noi di Chiavari, principale forza di minoranza in città, ha presentato un’interrogazione a Palazzo Bianco per conoscere, come scrivono Roberto Levaggi, Daniela Colombo e Silvia Garibaldi, “quali osservazioni siano state accolte rispetto alla bozza consegnata in Commissione; quali siano la road-map, i tempi e l’iter che l’amministrazione intende ora seguire per giungere alla elaborazione e approvazione in Consiglio Comunale; se sia possibile prendere visione dell’ulteriore bozza prodotta”.
Gli amministratori
Giorgio Canepa, consigliere di maggioranza a Palazzo Bianco e presidente della Prima Commissione, dice di aver “chiesto notizie sul regolamento, in modo da calendarizzare la commissione, ma non si è ancora deciso nulla a proposito”.
Il testo, alla luce di questa pioggia di critiche, è ancora in fase di ultimazione. L’assessore Fiammetta Maggio prova a fare chiarezza: “Non ci siamo arenati. Il nostro lavoro sta andando avanti. Presenteremo il documento in una delle prossime sedute della Prima Commissione e contiamo di arrivare all’approvazione in Consiglio Comunale durante l’estate”.
Maggio non nasconde le difficoltà: “Ci sono state e non si può negare. Abbiamo fatto tre incontri. Ho notato che le associazioni, tra loro, hanno spesso posizioni contrastanti. E’ stato complesso lavorare con tutti, anche perché a volte finivano per parlare tutti insieme. Ma, ad ogni modo, qualsiasi occasione di confronto è sempre positiva. Difatti, grazie alla collaborazione delle associazioni, siamo arrivati a un testo migliore rispetto a quello di partenza”.
Però sei hanno lasciato il tavolo: “Io credo – prosegue l’assessore – che chi non c’è, alla fine abbia sempre torto. Noi abbiamo instaurato un dialogo, abbiamo organizzato tre incontri. Abbiamo coordinato e ascoltato. Dopo di che, è sacrosanto sentire i cittadini, ma un’amministrazione alla fine deve prendere delle decisioni. Se aspettasse di mettere tutti d’accordo, non deciderebbe mai nulla”. Maggio sostiene che, comunque “per sei associazioni che se ne sono andate, sette sono rimaste, quindi più della metà (anche se la nota del Comune ne indica 4 e non 7, ndr)”.
E, in fatto di limature, spiega: “Bisogna che tutti stiano tranquilli. Vorremmo fare il registro delle gattare, è vero, ma mica domani mattina. Vogliamo creare delle Zone M dove un padrone di cane dev’essere provvisto di museruola e deve metterla al cane qualora un altro cittadino glielo chieda. Ma il regolamento istituisce solo le Zone, poi saranno successive ordinanze a stabilire l’applicazione pratica”. Il perimetro è in fase di definizione: “Sicuramente il caruggio e le piazze storiche, ma dobbiamo ancora bene determinare i confini delle Zone M. Posso solo dire che ci saranno, e mi pare anche un fatto di civiltà. Parlo come una che nella vita ha avuto almeno trenta cani. Quindi non certo una nemica degli animali”.
L’ultima domanda è di concetto. Ma era così indispensabile questo ‘Regolamento Comunale per la tutela degli animali d’affezione’? La Maggio sorride: “Con tutte le polemiche che abbiamo, ci siamo messi anche questa… Però fa parte del mestiere. Sugli animali non direi indispensabile, ma utile sì. Perché la loro presenza, nelle case delle persone, è aumentata notevolmente. E mettere un po’ d’ordine è un fatto importante per un buon vivere civile. Far star bene gli animali, i loro padroni, così come chi sceglie di non possederne”.
Gli animali da compagnia sono aumentati, è un fatto statistico. Per questo è necessario tutelarli. Ma occorre farlo in maniera puntuale. Prendiamo la regola della museruola: è davvero costituzionale che un cittadino possa dare ordini a un altro? O entriamo nel campo dell’arbitrarietà? E’ giusto schedare le ‘gettare’? A quale pro?
Ogni norma dev’essere dettata dal buon senso. Ne è stato usato abbastanza, in questo frangente? I chiavaresi se lo chiedono, tra un’incertezza e l’altra.
Stai a vedere che la bottiglietta era solo la punta dell’iceberg.
(r.p.l.)