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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Via Trieste: maggioranza a pezzi, accuse al vetriolo, minacce di querela. Ma ora Palazzo Bianco abbia il coraggio di compiere delle scelte vere

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di ALBERTO BRUZZONE

Tanto tuonò che piovve. Ed è una pioggia pure piuttosto intensa. La fragorosa rottura all’interno della maggioranza che guida Palazzo Bianco a Chiavari, con il consigliere di ‘Cambia con Me’ Giovanni Giardini cacciato dal sindaco Marco Di Capua, “in quanto è venuto meno il rapporto di fiducia”, si porta dietro parecchi interrogativi tanto politici quanto tecnici e pratici, e lascia il campo aperto ad alcune importanti riflessioni.

Per la seconda volta, sia pure in cicli amministrativi differenti, Giardini viene allontanato dalla maggioranza. Quando avvenne con Levaggi, era anche presidente del Consiglio Comunale. Con Di Capua era ‘semplice’ consigliere di maggioranza, dopo aver combinato un apparentamento al ballottaggio di due anni fa per assicurarsi il posto in Consiglio Comunale, che col risultato poco meno che irrisorio ottenuto come candidato sindaco non avrebbe mai avuto.

Per pura cronaca, è giusto ricordare che prima di apparentarsi con Di Capua, Giardini fu convocato dall’altro contendente, il sindaco uscente Roberto Levaggi. Quest’ultimo gli propose l’assessorato all’Urbanistica, ma senza la carica di consigliere, per non penalizzare chi si era candidato a suo sostegno sin dall’inizio. Giardini rifiutò perché, in caso di licenziamento della giunta, sarebbe stato fuori del tutto. Nella fregola di unire un’improbabile ‘armata Brancaleone’ senza alcun costrutto politico, Di Capua cedette invece alla proposta di Giardini, che ora rimane consigliere ed andrà a rinforzare le file della minoranza, dove però non riscuote grandi simpatie.

Si diceva dell’‘armata Brancaleone’: dopo due anni di liti più o meno accese tra le varie anime della maggioranza (e francamente pareva inevitabile, un po’ come per le alleanze spurie di ieri e di oggi a livello nazionale) con l’asse Segalerba-Di Capua-Messuti da una parte, i ‘corticelliani’ dall’altra, Ratto da un’altra ancora, per non parlare di Canepa e Giardini da sempre visti come elementi estranei e utili solo per fare numero, ecco che il ‘bubbone’ è finalmente scoppiato in maniera pubblica. Il sindaco Di Capua racconta agli amici che ci sono volute tante volte, in questi ventiquattro mesi, la sua pazienza e capacità di mediazione. Evidentemente queste non sono però bastate a contenere l’animosità di Giardini, o più probabilmente ha prevalso la maggiore determinazione dell’uomo forte Segalerba. Quest’ultimo l’altra sera in Consiglio Comunale era assente causa ferie, ma è sempre dietro a ogni scelta operata dal sindaco (a proposito di ‘sindaci ombra’), tant’è vero che il ‘siluro’ a Giardini è partito con un giorno di ritardo, attraverso un comunicato scritto in avvocatese stretto.

Al termine di uno scazzo in piedi da almeno un anno, e iniziato sulla stesura del nuovo PUC, andato avanti con l’area di Colmata, con il progetto di piazza Del Buono e ora con via Trieste, con Giardini a rimettere e il giorno dopo riprendere l’incarico di consulente del sindaco per l’Urbanistica (lui che fino a ieri lo definiva nei comunicati “il mio sindaco”, sfiorando toni a dir poco macchiettistici), ecco l’esplosione finale, con tanti saluti alla maggioranza.

Il che, si diceva, si porta dietro interrogativi e riflessioni. Partiamo dai primi.

1. Il consigliere Giardini, in un impeto di foga di cui successivamente si è scusato (anche perché l’amministrazione comunale ha minacciato querele), ha dichiarato in Consiglio, quindi in una sede ufficiale e registrata: “Quando ho sentito puzza me ne sono andato”. E ancora, al sindaco che gli chiedeva un ulteriore supporto tecnico: “Chiedilo al tuo amico Segalerba”.
Il punto è la ‘puzza’. Al netto della caduta di stile (che stona con l’impronta da gentleman che sempre tende a darsi Giardini), che cosa intendeva il consigliere comunale con questa colorita espressione? Quale puzza avrebbe sentito? Puzza di cosa? E perché il giorno dopo ha fatto un comunicato non chiarissimo, di fronte al duro comunicato di Di Capua?
A noi di ‘Piazza Levante’ pare giusto concordare con il consigliere Lino Cama: queste sono esternazioni molto gravi. Ed aggiungiamo: Giardini non è un cittadino ‘semplice’, ma un consigliere comunale. Quindi, se ha avuto il sentore di puzza, o lo ha ancora, cioè di cose dubbie o addirittura illegali, deve denunciare immediatamente la cosa all’Autorità Giudiziaria, invece di lasciarsi andare a boutade e sfoghi di pancia dentro un Consiglio Comunale. Ci sono profili di illegalità nell’operazione di via Trieste? Giardini, avendo potuto accedere sino a ieri alle stanze dei bottoni, sa qualcosa che noi non sappiamo? Chiarisca Giardini una volta per tutte. Se ci sono elementi vada dove deve, se non ce ne sono non strumentalizzi la vicenda per cercare spazio e immagine.

2. L’aspetto politico. Di fronte a un numero cospicuo di cittadini residenti nella zona di via Trieste, ma anche di altre parti, e di fronte a un Comitato che sinora ha lavorato molto bene, raccogliendo oltre mille firme contro il progetto Italgas e continuando regolarmente a pungolare sindaco e maggioranza attraverso comunicati stampa (tanto perché la narrazione non resti mai monocorde: ieri l’ultimo scritto, dove i cittadini si dicono “per nulla soddisfatti dell’esito del Consiglio Comunale del 26”), gli attuali amministratori hanno votato (con i suffragi contrari da parte di Noi di Chiavari, di Sandro Garibaldi, di Lino Cama e di Giovanni Giardini) un ordine del giorno debole, dilatorio, senza nessun tipo di coraggio.
Perché non è passato un documento all’unanimità? Perché non è passato il testo proposto dall’ex sindaco Levaggi, dove si parlava apertamente di “bloccare” il progetto di via Trieste? Che cos’è che non piace agli avvocati della maggioranza nel termine ‘bloccare’? L’ordine del giorno approvato è francamente ridicolo, perché non dice nulla in più degli impegni, sinora vuoti, presi dal sindaco con questi cittadini (gli stessi che convinse due anni fa, per farsi votare, mostrando fumi gialli da un finto camino di un finto depuratore in zona Lido). A quando un po’ di serietà? A quando notizie da Roma, da parte dell’onorevole Roberto Traversi, sulla fattibilità o meno di costruire case di fronte a un carcere? A quando una posizione netta e finalmente muscolosa e ‘con le palle’?
La sensazione è che, assente Segalerba, nessuno abbia il coraggio di assumersi responsabilità. L’ordine del giorno proposto da Levaggi, Colombo e Silvia Garibaldi era votabilissimo per chi qualche settimana prima aveva dichiarato, incredibilmente, di volersi iscrivere al Comitato. Ma in assenza di ordini, l’ineffabile maggioranza chiavarese non ha osato.

3. L’aspetto tecnico-economico, che riguarda Italgas, sinora grande convitato di pietra della vicenda. Nessuno da parte di Italgas parla, nessuno ha nulla da dire. Anche abbastanza normale e prevedibile. Ma noi le domande continuiamo a farle. Che senso ha questo progetto? Quale è la sua profittabilità dal punto di vista economico?
Facendo un rapido conto della serva, i costi per la bonifica di questo sito industriale, nell’eventualità di costruire abitazioni (opportunità, non ci stancheremo mai di scriverlo, venuta fuori per colpa del PUC di Di Capua, mentre prima erano previsti aree verdi e parcheggi pubblici), sono di circa sei o sette milioni di euro. Anche prevedendo una sessantina di appartamenti, spalmati su due palazzi, e prevedendo alquanto ottimisticamente di venderli tutti (nel contesto di un mercato immobiliare ancora in piena crisi e di una zona ormai satura di carichi abitativi), dove sarebbe il margine di guadagno? Nella migliore delle ipotesi, pare un gioco a somma zero. Nella peggiore, Italgas potrebbe pure rimetterci. Ma allora che senso ha? Qualcuno ce lo spieghi e, soprattutto, lo spieghi alla città.
Che cosa si sono detti i responsabili dell’azienda, il progettista (che fa pure parte della Commissione Edilizia del Comune di Chiavari, altra assurdità), gli amministratori pubblici nelle loro riunioni? Il progetto nei suoi fondamentali economici sembra non stare in piedi. Perché dopo anni di silenzio e di passività assoluta una grande azienda come Italgas, appena cambiata l’amministrazione, lo propone? Propone una cosa che non ha alcun senso economico? Mistero assoluto.
Qualcuno spieghi, perché l’impressione che si ha è che la rottura tra il consigliere ex delegato Giardini, il sindaco e la maggioranza sia appena appena la punta dell’iceberg di un casino molto ma molto ma molto più grosso.
Ieri Giardini ha scritto: “D’altra parte che la posizione da me assunta in merito all’intervento sull’ex area Italgas sia negli incontri di maggioranza che pubblicamente non ‘andasse a genio’ a qualche ‘personaggio occulto’ era evidente da tempo”. Chi è questo personaggio occulto? Mister Giardini, facciamo nomi e cognomi?

Un paio di riflessioni per chiudere.

Chiavari è una città dove non esiste alcun bisogno di un pesante insediamento abitativo in una zona davanti a un carcere e poco distante dal fiume Entella. La zona di via Trieste è già in penuria di parcheggi: gli ultimi stalli bianchi sono stati girati in blu e a pagamento dietro recente decisione del sindaco, ma di agevolazioni per i residenti non si parla ancora.

Ciò che manca invece alla città sono spazi direzionali, spazi dove fare cultura, spazi per incontri pubblici di medie e grandi dimensioni, anche considerando che il Cantero continua a essere chiuso e alla sua riapertura, tornata in auge nei giorni scorsi per bocca del gestore Pier Enrico Dallorso, pochi ormai credono. 

Qualche numero fa, ‘Piazza Levante’ raccontava le difficoltà di far nascere a Chiavari un polo digitale ampio, per via della mancanza di uffici e spazi adeguati (open space moderni e ben attrezzati). WyScout, venduta al colosso americano Hudl il mese scorso, ha avuto il coraggio di rimanere a Chiavari, di mantenere qui i suoi oltre cento occupati, ma sta seriamente faticando a far quadrare le sue esigenze attuali e le sue possibilità di espansione (anche in termini di posti di lavoro) con una location adeguata. Il tutto nel più totale silenzio della civica amministrazione, che non ha detto una parola su questa storica operazione e che continua a fare flanella, quando non peggio, rispetto al tema della tecnologia e delle startup (quelle di Wylab sono ormai più conosciute a livello nazionale che a Chiavari, un dato che dovrebbe far pensare), a differenza di quanto sta avvenendo a Sestri Levante con il polo dell’Annunziata e con la sindaco Valentina Ghio impegnata in prima linea. 

Detto questo, perché allora Italgas non rivede completamente il progetto alla luce di questi elementi? La bonifica per una destinazione non abitativa probabilmente costerebbe molto meno, la città ne guadagnerebbe in termini di crescita, il mercato immobiliare non verrebbe ulteriormente appesantito da nuove e inutili case.

Molte sono le idee per una destinazione alternativa dell’area e dei suoi esistenti volumi. Potrebbe per esempio andare in porto l’idea di un Palazzo delle Esposizioni, da sempre portata avanti da Giorgio ‘Getto’ Viarengo per i capannoni di via Trieste. Ne esistono esempi in varie parti d’Italia: ex insediamenti produttivi ristrutturati e destinati alla cultura, come gli spazi ex Ansaldo di via Tortona a Milano, diventati il Museo delle Culture. 

Ma quante cose si potrebbero fare nell’area di Italgas? Forse l’amministrazione Di Capua potrebbe convocare Italgas e proporre una soluzione alternativa, magari coadiuvata da privati che esprimono l’esigenza di spazi direzionali. Aprire una trattativa, nell’interesse della collettività. Cercare di condurre in porto un’operazione che possa essere utile, il più possibile, per tutti.
Come abbiamo scritto più volte su ‘Piazza Levante’, è questo il fine principale di un pubblico amministratore: mettere sempre davanti a tutto l’interesse pubblico, senza se e senza ma. Vogliamo iniziare a farlo con via Trieste?

Un ultimo spunto, che riguarda proprio ‘Piazza Levante’. Noi non usiamo Facebook, come ormai i nostri lettori sanno, ma li compulsiamo da osservatori. Rispetto al nostro lavoro, leggiamo complimenti e anche critiche, alcune pure piuttosto colorite. I primi ci fanno piacere, le seconde né ci offendono né, se infondate, ci smuovono di un centimetro. Gli insulti, poi, li ignoriamo tranquillamente. Va riconosciuto che se non fosse stato per gli articoli di ‘Piazza Levante’ questo bubbone di via Trieste sarebbe uscito quando ormai sarebbe stato troppo tardi per intervenire. Invece la nostra testata, già a novembre 2018, iniziava a denunciare le porcherie del nuovo PUC.
Tanto per ricordare il  ruolo di ‘sentinella’ che dovrebbe avere la libera stampa. 

Consiglio non richiesto all’amministrazione: le elezioni sono ancora lontane, ma non poi così tanto. Al sindaco Di Capua, oltre che ai suoi colleghi, questa lezione della rottura con Giardini serva per scegliersi meglio i compagni di viaggio. Le coalizioni efficaci non si costruiscono facendo salire tutti sul carrozzone. Né il consenso si costruisce con qualche buco nei sottoservizi, lavori pubblici il più delle volte opinabili (come l’allargamento dei marciapiedi in piazza Roma e piazza Cavour, tanto per dirne una) e neppure con un gruppo di fedelissimi sui social network.
Si facciano un giro in città, per ascoltare veramente che cosa pensano le persone di loro. E, a partire da via Trieste, in questi ultimi tre anni sindaco e amministratori trovino finalmente quel coraggio finora mai dimostrato: la capacità di fare scelte strategiche e di prendere decisioni in prospettiva.
Solo questi sindaci, a Chiavari ma non solo, sono in grado di lasciare veramente il segno.

LE INTERVISTE DI MARISA SPINA A LINO CAMA E A ROBERTO LEVAGGI

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