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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Muffa e amianto nelle pareti, senza luce e con l’acqua alle caviglie quando piove: la vita a Chiavari nelle case popolari

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(r.p.l.) A Sampierdicanne, nell’immediato interno di Chiavari, proprio a fianco del palazzetto dello sport, c’è una serie di condomini dove il tempo sembra essersi fermato. E questo non è affatto l’inizio di una favola, bensì del peggiore degli incubi. Quelli drammaticamente veri, e che si fanno a occhi aperti, tutti i giorni che fa Dio. Perché il tempo di riferimento è quello della responsabilità, degli interventi, delle manutenzioni, di tutto ciò che può rendere dignitoso il vivere dentro la propria casa, dentro il proprio palazzo.

Questo tempo si è fermato perché, nelle case popolari di via per Maxena non si fanno più interventi da tempo immemore e la situazione, a dispetto dell’erba ben tagliata delle aiuole, immagine tanto simile a quando si accumula la polvere sotto al tappeto, è di un degrado totale e di una gravità assoluta.

Non occorre molto per rendersene conto: in questi edifici, di proprietà di Arte, l’Azienda Regionale Territoriale per l’Edilizia, i problemi sono molteplici, e più non vengono affrontati, più si allargano, più, allargandosi, danno origine ad altri, creando un cortocircuito che rende impossibile vivere qui. Vivere come esseri umani degni di questo nome.

Qualche settimana fa, una residente della zona ha contattato ‘Piazza Levante’ per descrivere la sua condizione. Il suo racconto è stato talmente negativo e deprimente che quasi non ci si voleva credere. Ma, entrando di persona nel suo appartamento all’ultimo piano, proprio sotto al terrazzo, si è potuto avere conferma di ogni cosa.

Tutte le denunce erano vere, terribilmente, vergognosamente vere. Nell’anno del Signore 2019, si può mai vivere con un soffitto disintegrato dalle infiltrazioni, con le pareti di cartone, con i muri in amianto interamente a vista d’occhio, con l’impossibilità di usare la corrente elettrica nel proprio salone e con l’acqua sino alle caviglie quando piove? Parrebbe impossibile. Eppure la risposta è sì.

Non solo si può. Ma questo avviene, è storia vera. E siamo nella ‘borghese’ Chiavari, non in quartieri decisamente più degradati di altre zone d’Italia. La signora si pregia della compagnia di un gatto, amatissimo e inseparabile, ma non si fregia di tutto il resto dei suoi compagni: muffa, amianto, umidità, tapparelle rotte, il lampadario del salotto smontato dai vigili del fuoco e buttato laggiù in un angolo per evitare cortocircuiti.

Dove sono quelli che dovrebbero intervenire? Che cosa pensano di fare, ammesso che pensino di fare qualcosa? La signora non è una di quelle persone che sta con le mani in mano. Prima d’interpellare, in un ultimo disperato tentativo, i media, ha provato a farsi sentire presso le istituzioni, Comune di Chiavari in primis.

‘Piazza Levante’ ha tentato per due giorni, ripetutamente, di contattare gli uffici di Arte, ma ha riscontrato lo stesso esito di chi si sottopone a questo supplizio tutti i giorni: risposte automatiche, centralini computerizzati, interni che suonano a vuoto. Se hai un problema e non riesci a esporlo, non è che il problema si risolve. Non è che prima o poi ci si arrende. Bisogna che le soluzioni si trovino, è un preciso gesto di responsabilità civile, oltre che morale.

L’amministrazione locale interviene sulla questione, e lo fa con l’assessore ai Servizi Sociali, Fiammetta Maggio: “Il Comune si occupa della gestione di circa 170 alloggi di proprietà di Arte a Chiavari. Per gestione, intendo anche i bandi che vengono emessi per assegnare gli appartamenti, dopo aver accertato che le persone ne abbiano veramente bisogno. Tocca all’amministrazione, inoltre, dare gli eventuali sfratti, oppure sostenere chi non riesce a pagare l’affitto. Ma non sono di nostra competenza, in alcun modo, né le manutenzioni ordinarie, né quelle straordinarie. Noi siamo disponibili a segnalare il caso alla Regione, e ci impegneremo a sollecitare”.

L’assessore Maggio aggiunge anche: “Nelle scorse settimane ho incontrato il collega regionale con delega all’Edilizia. Abbiamo parlato della possibilità di stipulare una convenzione, in modo che il Comune possa anticipare eventuali spese e poi chiedere un rimborso. Vedremo se questo discorso potrà andare in porto”.

Intanto ieri mattina, al terzo tentativo e probabilmente sollecitata dal Comune di Chiavari, Arte ha fornito la propria versione tramite un dirigente: “In azienda lavorano centocinque dipendenti. Siamo allo stremo delle forze. La struttura si regge sugli affitti, ma il budget per le manutenzioni, per la zona del Tigullio, è di appena otto euro ad appartamento. Questi sono i conti, di più non possiamo fare”.

È la politica che dovrebbe intervenire, chiaramente. Nonostante tutto, Arte la soluzione tecnica l’ha pure prospettata: “Abbiamo proposto alla signora dell’ultimo piano di lasciare quell’appartamento e di stabilirsi qualche piano più sotto. Siamo disposti a dare una mano con il trasloco, anche attraverso il Comune. Al momento è il massimo che possiamo fare”.

È proprio una storia di sfighe: sfighe dei condòmini da una parte, sfighe di Arte dall’altra. Tutte credibili, tutte comprensibili.

Ma ci sarà qualcuno che può metterci mano o di queste storie toccherà continuare a scrivere all’infinito? La politica, se non è troppo impegnata su altri fronti più ‘caldi’, in termini di propaganda e consensi, magari provi a battere un colpo. Che di certo non farebbe una cosa sbagliata.

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