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Giovedì, 1 giugno 2023 - Numero 272

La tragedia di Ponte Morandi come spunto per una raccolta poetica: il brillante e delicato lavoro di Fabrizio De Longis con il suo libro ’43 haiku’

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di ALBERTO BRUZZONE

La tragedia di Ponte Morandi, con il crollo dell’infrastruttura, la morte di 43 persone, la perdita della loro casa per altre 600 tra via del Campasso e via Porro e con un’inchiesta giudiziaria il cui esito è ancora tutto da scrivere, ha segnato e continuerà a segnare per sempre non solo la storia di Genova ma anche la storia di tutta l’Italia in tempi recenti. Numerose pubblicazioni si sono concentrate su questa pagina assai buia dell’attualità: raccolte di racconti, raccolte di fotografie, un bel libro di testimonianze degli sfollati, altri libri inchiesta (più o meno instant), un bellissimo romanzo a firma di Carlo Piano, figlio di quel Renzo che ha progettato il nuovo viadotto San Giorgio. E molto, molto altro.

È uscito moltissimo materiale, molto altro uscirà ancora ma quel che mancava era la poesia ed era la presenza di una persona capace di dar voce con intuito, talento e genialità a questo genere letterario. Non è facile pensare alla tragedia di Ponte Morandi e di associarla a un contesto così delicato e aulico come può essere quello poetico. E anche accostarvisi rischiava di risultare un processo assai rischioso.

Ma non è stato così per Fabrizio De Longis (nella foto a fianco), che anzi è riuscito a portare alle stampe un lavoro importante e perfettamente calibrato. Il giornalista e scrittore del Levante (vive tra Cogorno e Cavi di Lavagna), già conosciuto per aver collaborato con il ‘Corriere Mercantile’ e per aver pubblicato il saggio ‘L’apartheid dimenticato. La democrazia del machete in Burundi’ per l’editore Manni, è uscito nelle scorse settimane con il libro ‘43 haiku’, per i tipi di Stampa 2009.

L’autore ha preso a modello l’haiku, che è un componimento tipico giapponese, e ha dedicato la sua opera alle vittime di Ponte Morandi. De Longis, come scrive il curatore della pubblicazione, Maurizio Cucchi, che ha realizzato anche la prefazione, “costruisce un poemetto sul senso profondo e articolato della perdita, un testo di inquieta incisività, condotto secondo un’idea di organismo. Si tratta di un’interpretazione libera ed efficace dell’haiku, collocato in un contesto mosso dagli accadimenti, con l’insorgere interno di una viva presenza dell’io. Importante è il connettersi dei singoli brevi momenti di scrittura, secondo una tessitura d’insieme, che va dunque ben oltre un’ipotesi frammentistica. Sono quarantatré pezzi, come il numero delle vittime, che, nell’economia della parola poetica, danno vita a un quadro complessivo, a un ampio affresco per dettagli di immagini e pensieri, sensazioni e sentimenti. In tutto questo De Longis riesce ad inserire le accensioni aperte e positive, per esempio d’amore, che, anche nelle vicende più tremende, rappresentano una vitale e necessaria forma di sopravvivenza, una scintilla necessaria per resistere e continuare a esserci, contro ogni, anche massiccio, intervento negativo del destino”.

‘43 haiku’ è il primo lavoro poetico di Fabrizio De Longis a essere pubblicato: “La poesia – racconta l’autore – mi è sempre piaciuta. Ho cominciato a dedicarmi a questo tipo di lettura in anni piuttosto complicati a livello familiare. Mia mamma mi regalò l’opera omnia di Emily Dickinson e mi ricordo che lessi a lungo quelle pagine, poi ho scoperto l’haiku. La prima volta che sono passato sul nuovo viadotto San Giorgio ho sentito l’energia per scrivere qualcosa in quella forma. Di solito chi scrive poesie lo fa per una forma intima, ma poi c’è stata l’occasione di far leggere quanto avevo realizzato a Maurizio Cucchi, che ha deciso prima di pubblicarlo su ‘la Repubblica’ e poi di dargli una forma editoriale attraverso un libro. Gli haiku sono 43 come le vittime di Ponte Morandi, anche se il componimento originale consta di 150”.

Secondo De Longis, ma anche secondo Cucchi, questo libro è importante perché “in Italia rappresenta un’evoluzione dell’haiku per come lo si è sempre inteso. Di solito l’haiku è una poesia non temporale e invece nel mio caso è estremamente localizzata nel tempo. Poi, l’haiku vive per sé, invece qui è un poemetto con tutta una sua consequenzialità. Infine, nell’haiku c’è un annullamento dell’io, mentre qui è ben presente, per quanto si tratti di un io collettivo e non individuale”. L’altro aspetto è che “l’haiku rappresenta l’incisività e l’essenzialità che è tipica dei liguri, ed è capace di creare un ponte sia intellettuale che emotivo”.

‘43 haiku’ non è l’ultimo impegno di Fabrizio De Longis nel campo della poesia: “Assolutamente no. Sto lavorando a un’opera poetica più inquadrabile nel campo della poesia italiana. Ho tutta una serie di appunti o bozzetti che tengo su un quaderno che mi è stato regalato da Mercedes Martini, attrice del Teatro Nazionale di Genova, e che poi trasporto sul computer. I miei modelli? Sylvia Plath, Emily Dickinson e Alda Merini tra le donne, Pier Paolo Pasolini, Cesare Pavese ed Ezra Pound tra gli uomini”. ‘43 haiku’ sarà presentato a ottobre presso la Casa della Poesia di Milano.

La scheda
Fabrizio De Longis
43 haiku
Aprile 2022
Pagine 28 – Euro 7
Stampa 2009

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