di ANTONIO GOZZI
Il “sermone del giovedì”, come è stato definito l’editoriale settimanale di ‘Piazza Levante’ a mia firma, riscuote successo.
Ciò è testimoniato non solo dal gran numero di lettori che ogni sette giorni ci onorano della loro attenzione (siamo ormai su una media di circa 3500 accessi), ma anche dal fatto che viene apprezzato lo spirito di approfondimento e riflessione che sempre anima l’editoriale e ‘Piazza Levante’, e il tentativo di aprire un confronto di idee un po’ più strutturato in una città che troppo spesso sembra vivere soltanto di battute sui social media, e nella quale il conformismo venato di timore per i potenti di turno sembra farla da padrone.
Aprire le finestre, fare entrare aria fresca: questa è stata fin dall’inizio la filosofia di ‘Piazza Levante’ che negli anni, grazie anche alla collaborazione con Wylab, è divenuto, oltre che un settimanale on line, anche un promotore e organizzatore di cultura nei locali di via Davide Gagliardo, con un numero di incontri, dibattiti, presentazioni di libri e convegni che neanche la pandemia è riuscita a fermare, e che hanno riscosso un grande successo di pubblico. Un ambiente plurale, un luogo di incontro e confronto tra idee, progetti, persone diverse.
Cerchiamo di lavorare seriamente e di garantire questi spazi di libertà di pensiero.
La reputazione e la credibilità sono un elemento importante nella vita, e naturalmente anche nella comunicazione e nell’organizzazione delle attività civiche e culturali, e così spesso riceviamo espliciti inviti ad andare avanti dicendo le cose come stanno senza timori reverenziali nei confronti di alcuno ma sempre aperti al contributo di tutti.
Questo abbiamo fatto anche a proposito dell’annosa questione della diga Perfigli.
Sul tema la nostra posizione è chiara fin dall’inizio. Siamo iscritti al partito di quelli che non vogliono l’opera, che la ritengono devastante per uno degli ambienti orticolo-fluviali più belli e importanti d’Italia. Riteniamo che per testimoniare questa contrarietà ed evitare il disastro non basti fare delle generiche affermazioni di principio, ma sia necessario impegnarsi e compiere atti concreti.
Ciò vale per tutti, ma è tanto più vero per i Comuni di Chiavari, Lavagna, Cogorno e Carasco, che a suo tempo (2014) e in un contesto completamente diverso da quello di oggi firmarono l’accordo di programma per la realizzazione della diga insieme a tante altre opere che non si realizzeranno più, prima fra tutte il prolungamento di viale Kasman.
Il Comune di Lavagna con il suo sindaco, seguito dai sindaci di Cogorno e Carasco, ha assunto posizioni coraggiose che abbiamo apprezzato e sostenuto perché cercano di correggere il tiro ed evitare, se ancora possibile, la realizzazione della diga che ammazza gli orti.
Ma a Chiavari purtroppo c’è qualcosa che non va.
Nei numeri precedenti abbiamo segnalato la progressiva divaricazione tra le posizioni dei Comuni di Lavagna, Cogorno, Carasco che, con delibere formali dei consigli comunali, sono usciti o stanno uscendo dall’accordo di programma e la posizione del Comune di Chiavari che, per ragioni che non si comprendono, nonostante il politichese e il legalese utilizzati a piene mani, dall’accordo di programma proprio non vuole uscire.
Abbiamo segnalato come la scelta di Chiavari rischi di indebolire, nei confronti dell’area metropolitana, la posizione contro la diga Perfigli degli altri comuni della piana dell’Entella e di vastissimi strati della popolazione.
Abbiamo anche ricordato al sindaco di Chiavari Di Capua gli impegni scritti (che mostriamo in allegato) assunti in campagna elettorale per prendere voti là dove garantiva in caso di elezione l’immediata uscita di Chiavari dall’accordo di programma, e lo abbiamo invitato a non fare brutte figure e a comportarsi seriamente, pena il risuonare anche per lui del vecchio detto genovese “…in tempo de guera ciü musse che tera…”.
Ad onta degli infastiditi atteggiamenti di esponenti dell’Amministrazione Comunale chiavarese, che non amano essere disturbati quando sono alla manovra, siamo riusciti a convincere molta gente della bontà della nostra posizione.
E così importanti associazioni come Legambiente, Italia Nostra, Lipu, Il Bandolo, Associazione famiglie del Tigullio, Promotori Comitato contro la Cementificazione dell’area ex Italgas di Chiavari, Medici per l’Ambiente, Cittadinanza Attiva (da non confondersi con Partecip@ttiva) hanno deciso di lanciare una petizione sulla piattaforma Change.org, che nel giro di poche ore ha raccolto centinaia di adesioni e che ci auguriamo diventino migliaia nei prossimi giorni e convincano l’amministrazione comunale chiavarese a recedere dall’accordo di programma. I promotori della raccolta di firme organizzeranno anche raccolte di firme in maniera tradizionale, all’antica.
Questo il testo della petizione.
“I sottoscritti chiedono all’Amministrazione Comunale di Chiavari di uscire dall’accordo di programma che prevede la realizzazione della diga Perfigli, rendendo univoca e compatta la posizione con i Comuni di Lavagna, Cogorno e Carasco. I sottoscritti chiedono inoltre al Sindaco Di Capua di rispettare gli impegni assunti per iscritto in campagna elettorale e di fare, d’intesa con gli altri comuni della Piana dell’Entella, tutto quanto in suo potere per fermare un’opera che devasta l’ambiente e che nessuno vuole.”
Bisogna fare presto perché i lavori sono già stati assegnati e il cantiere sta per essere consegnato e una volta partiti i lavori la frittata è fatta.
La soluzione del problema passa, lo ripetiamo, per l’unità di intenti di tutti i Comuni della Piana e in una forte motivazione giuridico-amministrativa allo stop dei lavori.
È necessario tutelare il sindaco Bucci e i funzionari della Città Metropolitana, che in assenza di valide e comprovate ragioni non possono fermare i lavori senza rischiare responsabilità civili e penali.
Forse qualche spiraglio c’è. Siamo sicuri che la progettazione dell’opera abbia rispettato tutti i vincoli di legge posti a salvaguardia delle aree fluviali? Per poter realizzare manufatti così importanti in area golenale occorrono espresse deroghe rilasciate, se non andiamo errati, dalla Soprintendenza ai Beni Culturali.
Ciò è avvenuto in questo caso? Ci pare di no.
La Soprintendenza, sempre così attenta e puntigliosa su temi molto più piccoli di questo, sulla diga Perfigli sembra desaparecida. Forse bisogna richiamare anche la sua attenzione e il suo impegno.
È possibile firmare la nostra petizione su questo link.