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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

‘Zamora’ di Neri Marcorè nel ricordo dell’indimenticabile penna di Roberto Perrone

La storia è quella di un giovane contabile degli anni Sessanta che capita in una azienda dove il titolare è fissato con il calcio e pretende che tutti i dipendenti maschi lo pratichino
Una scena del film Zamora che è il primo alla regia per Neri Marcorè
Una scena del film Zamora che è il primo alla regia per Neri Marcorè
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di SANDRO FRERA *

Ho visto ‘Zamora‘ di Neri Marcoré. Bel film. Leggero, dalla recitazione precisa e puntuale, anche da parte di alcuni (Giovanni Storti) abituati per mestiere ad esagerare un po’ toni ed espressioni.

La storia è quella di un giovane contabile degli anni Sessanta che capita in una azienda dove il titolare è fissato con il calcio e pretende che tutti i dipendenti maschi lo pratichino. Il football o folber, come lo chiama il commendator Tosetto (Giovanni Storti), sport al riguardo del quale qualcuno prevede che presto diventerà più importante della religione cattolica. Cosa che di fatto è praticamente successa.

Peccato che il giovane Vismara (Alberto Paradossi) di calcio non sappia nulla e non ci abbia mai giocato. Quindi, messo alle strette dal commendatore che gli domanda in che ruolo giochi, il Vismara sceglie quello apparentemente meno tecnico: il portiere. E da qui ha inizio il suo calvario, perché, essendo completamente digiuno di calcio, viene preso in giro sia dai compagni di squadra che dagli avversari.

Si riscatterà prendendo lezioni private da un ex portiere del Milan e della Nazionale caduto in disgrazia a causa di donne e bere (Neri Marcorè).

Rispetto al libro, ambientato nel 1963, il film è meno preciso nell’ambientazione storica facendo riferimento più ad un decennio che ad un particolare anno (qualcuno in rete ha notato che, per esempio, il RischiaTutto, a cui Vismara assiste con la famiglia e del quale conosce ogni risposta, non è degli anni sessanta, ma inizia nel 1970), così come anche la caratterizzazione del personaggio, che nel libro è orfano e abita con la sorella in centro a Milano nella casa di famiglia, è più sfumata. Resta però l’essenziale: il calcio come religione nazionale, l’umiliazione e il riscatto dei due protagonisti, il Vismara e l’ex portiere a cui si affida per imparare a parare.

Come detto, bello. Vale il biglietto.

Detto questo, a fine marzo prima di assistere alla proiezione di Povere Creature è stato proiettato il trailer di Zamora. Roberto Perrone non veniva citato, ma, per chi come me aveva letto il romanzo, era evidente da dove quella sceneggiatura fosse stata tratta. Una emozione. Sapevo quanto Roberto sarebbe stato orgoglioso di questa trasposizione filmica e ne sono stato felice per lui. Peccato che lui, Roberto, non abbia potuto vederla. Adesso nei titoli del film e nella locandina vedo che giustamente Roberto viene citato.

Avevo conosciuto Roberto al liceo classico Delpino di Chiavari e anni dopo l’avevo ritrovato qui a Milano. L’avevo invitato spesso agli incontri di Prima i Lettori e i suoi interventi erano sempre stati divertiti e divertenti.

Ho letto tutti (quasi) i suoi romanzi (anche quelli della bella serie Banana Football Club dedicati ai ragazzi) ed ero e sono convinto che i primi due (Zamora, appunto, e La Lunga) fossero ancora i suoi migliori. In questi due romanzi gli anni da cronista calcistico che Roberto spese al Corriere della Sera vengono filtrati e il calcio emerge con esattezza e precisione nella sua dimensione umana.

Già con il successivo Averti trovato ora, storia ancora una volta ambientata nel mondo del calcio col racconto di un amore impossibile tra un giovane campione di serie A ed una docente universitaria d’arte felicemente sposata e madre di due figli piccoli, la vena vira verso una dimensione sentimentale e romantica a mio avviso meno consona alle corde di Roberto.

Di lì in poi, con l’eccezione del La ballata dell’amore salato, Roberto corre verso una letteratura più di intrattenimento puro che troverà negli ultimi Un odore di Toscano e nella serie del colonnello Annibale Canessa i suoi risultati migliori.

Che la terra ti sia lieve, amico mio.

(* fondatore del circolo Prima I Lettori)

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