di ALBERTO BRUZZONE
“Quando mio padre morì, il 4 ottobre del 1969, mi sentii tradita, poco importante, addirittura pensai di essere stata ‘uno sbaglio’ e che forse i miei genitori avrebbero avuto una vita diversa, senza di me. Sarebbero stati più liberi di decidere anche di loro stessi. E mi chiusi a riccio per tre lunghi anni. Poi un giorno tutto divenne chiaro e solo allora iniziai davvero a capire. Con questo libro voglio trasmettere al lettore il giusto mezzo per conoscere e comprendere chi era Natalino Otto”.
A undici anni di distanza da ‘Vendo ritmo’, Silvia Codognotto Sandon, la figlia di Natalino Otto e di Flo Sandon, torna a raccontare i suoi genitori attraverso le parole, le immagini, la musica, i video e, soprattutto, una straordinaria passione. Lo fa nel volume ‘La Classe degli Asini. Natalino Otto 53 anni dopo’, pubblicato da COA The Dreambuster Publisher, con la critica musicale di Carlo Posio e con due cd e tre dvd: “È un profilo musicale ‘concentrato’, su duemila brani incisi, con quarantacinque brani di Natalino e cinque di Flo. Poi, ecco un docufilm che ho fatto per la Rai in occasione del trentesimo anniversario, nel 1999; un supporto digitale che introduce a venti brani scelti di Natalino, con un invito a cantare con lui; un lyric video in omaggio a Vittorio De Scalzi”.
Silvia Codognotto Sandon è chiaramente la persona migliore e più indicata per parlare dei suoi genitori, e sceglie di farlo anche perché “circolano spesso troppe notizie e informazioni inesatte”. Così, anche se “non è mai cosa semplice parlare dei propri genitori, perché si ha sempre la sensazione di dimenticare qualcosa”, è giusto farlo, a cominciare da quell’immagine carica di significato che si trova nelle prime pagine del libro: uno scatto del fotografo Farabola che ritrae una Silvia Codognotto Sandon bambina, con dietro uno dei primissimi televisori che mostra suo papà impegnato a cantare al Festival di Sanremo del 1958.
Natalino Otto e la Liguria hanno un legame speciale: a partire dai natali a Cogoleto, e poi gli anni in cui visse a Sampierdarena prima di trasferirsi a Milano. Anche Silvia Codognotto da sei anni vive nel capoluogo ligure, dopo essere nata e cresciuta a Milano e dopo aver abitato per ventuno anni a Roma: “Mi sarebbe piaciuto se Genova avesse fatto qualcosa di più per mio padre, per tutto quello che ha rappresentato nella storia dello swing e per il grandissimo artista che è stato”. La speranza è sempre quella di un ‘ravvedimento’, pur tardivo.
Intanto, Genova è presente all’interno dell’iniziativa ‘Natalino Otto Swing Music Award 2023’, che vedrà il suo culmine nei prossimi mesi: “Siamo in fase organizzativa dopo aver ricevuto le varie proposte”. I partner sono Rai Liguria, Siae, Camera di Commercio di Genova, Danovaro, Bcd Arti Grafiche e Libreria Antiquaria Borgolungo.
Genovese è anche il vincitore del Premio alla Carriera ‘Natalino Otto Swing Music Award’, dedicato all’Officina dei Talenti (trofeo destinato a coloro che si sono distinti in modo poliedrico nell’ampio panorama musicale): si tratta di Piero Cassano, fondatore dei Matia Bazar, produttore di Eros Ramazzotti, eclettico editore discografico e autore di grandi successi. Il nome di Natalino Otto continua a girare, la sua musica continua a risuonare. E affascinare. Così come i suoi taccuini. A questi scritti dell’artista è dedicata una parte del libro: “Li scoprii nel 1972, mentre rimettevo a posto tutto ciò che gli armadi, gli scaffali e le ante del suo studio in casa avevano celato per molti anni. Nemmeno mia madre ne era a conoscenza”.