(r.p.l.) Il depuratore in Colmata ‘a sua insaputa’. O meglio, a insaputa di tutti: Bucci lancia la palla nel campo del Comune di Chiavari “non è di mia competenza, è il Comune che decide dove mettere le cose”, l’amministrazione scarica ogni responsabilità dicendo, in una lettera inviata la scorsa settimana a Telepace, che “il progetto è di Regione Liguria” e che “la scelta del depuratore di vallata a Chiavari è di Città Metropolitana”. Ma come stanno davvero le cose?
Facciamo un passo indietro: la neo insediata amministrazione Di Capua, dopo aver aspramente combattuto in campagna elettorale la realizzazione del depuratore di vallata a Chiavari, chiede e ottiene, a fine 2018, che il depuratore non venga realizzato al Lido. Accolta la richiesta, al Comune viene però chiesto di indicare un’altra area. Nel novembre dello stesso anno, con una conferenza stampa a Palazzo Bianco, Bucci, Di Capua e Segalerba annunciano lo spostamento del progetto alla Colmata. Il 29 novembre, sulla pagina Facebook di ‘Avanti Chiavari’ viene scritto: “Si è concordato con Città Metropolitana di realizzarlo in Colmata nell’area oggi inutilizzata oltre il parcheggio e oltre i campi da calcio”. Trovato l’accordo sull’area il progetto viene approvato, dopo un lungo iter, in conferenza dei servizi.
Sempre nella lettera inviata a Telepace, il sindaco Messuti scrive che “Palazzo Bianco ha espresso parere negativo in conferenza dei servizi”. Ma è davvero così?
Per il progetto del depuratore in Colmata la Regione ha convocato 3 conferenze: a ottobre 2021 e a maggio e giugno 2022. Le regole della conferenza dei servizi sono chiare: si analizza il progetto in forma definitiva sotto il punto di vista tecnico/amministrativo e, dopo i vari chiarimenti e approfondimenti, nella conferenza finale decisoria gli enti si esprimono in modo definitivo.
Il Comune di Chiavari ha sempre partecipato con rappresentanti politici (Silvia Stanig in qualità di sindaco facente funzione) e con funzionari tecnici e consulenti esterni.
Sin dalla prima convocazione il Comune di Chiavari non ha mai espresso contrarietà al progetto, anzi, ha sempre dato la propria totale collaborazione per trovare soluzioni condivise con il proponente, tanto è vero che il Comune e Ireti hanno istaurato un tavolo tecnico per la risoluzione di tutte le questioni.
Normalmente, un Comune contrario alla realizzazione di un’opera esprime sin da subito la sua contrarietà e la mantiene nel corso di tutte le sedute. Questo non è avvenuto.
Tutte le osservazioni del Comune sono state prese in carico da Ireti e l’unico intervento politico in tre conferenze, ovvero quello di Silvia Stanig, si limitava a chiedere una vigilanza sullo sviluppo del progetto esecutivo: di certo, non un aventino dei giorni nostri.
L’unica forma di blanda opposizione, o meglio di astensione, arriva nell’ultima conferenza dei servizi, quando il funzionario del Comune non si esprime sul permesso a costruire, ma solo perché gli ultimi disegni dell’area gli sono stati consegnati solo pochi giorni prima.
Ecco quindi la verità: il Comune non solo sapeva, ma ha anche contribuito a scegliere l’area e a mandare avanti l’opera. Una responsabilità politica che oggi prova a scaricare.