di ANTONIO GOZZI
Due sono le grandi questioni aperte che incombono sulla scena chiavarese: Tribunale e Depuratore. Il loro esito condizionerà nel bene e nel male il futuro della città ed è per questa ragione che su entrambe bisogna mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica.
Partiamo dalla vicenda del Tribunale.
Ma l’Amministrazione Comunale chiavarese Segalerba/Messuti ha davvero la volontà di giocarsi la partita e di riportare a Chiavari un servizio così importante e simbolico per il ruolo della città?
Le prime mosse sembrerebbero dire di no: se si crede davvero in un progetto non se ne affida il compito e la regia a una Commissione Consiliare presieduta da un esponente della minoranza. Un vecchio adagio dice che ‘quando si vuole affossare una pratica si nomina una commissione’; specie una commissione che non ha nessun reale potere di fare quello che deve essere fatto e che è, invece, di stretta spettanza della Civica Amministrazione.
Le cose da fare sono semplici e chiare: basta seguire il modello Bassano, che si trova in una situazione analoga a Chiavari con un Tribunale nuovo finito di costruire pochi mesi prima dell’abolizione del servizio.
I temi sono tre: disponibilità degli spazi, progetto di Tribunale, interlocuzioni politiche e amministrative.
Disponibilità degli spazi
Diversamente da Chiavari il Comune di Bassano, molto saggiamente, ha sempre tenuti liberi i locali nuovi, pensando di giocarsi prima o poi la partita della riapertura. Chiavari invece, che evidentemente non credeva più di poter recuperare il Tribunale, ha messo a disposizione i nuovi locali ad altri servizi e amministrazioni; e lo ha fatto anche in maniera sprovveduta, perché nei contratti di locazione non è stata neanche prevista una clausola risolutiva nel caso in cui il Tribunale fosse potuto ritornare in città. Ciò significa che i locali possono essere liberati soltanto mettendo a disposizione dei servizi e delle amministrazioni che attualmente hanno in locazione altri spazi equivalenti, e ciò va fatto con il loro consenso.
Il reperimento di spazi alternativi e il raggiungimento del consenso con le altre amministrazioni non possono che spettare come compito alla Civica Amministrazione, che ovviamente ha poteri e rappresentanza che una Commissione consiliare non può avere.
Progetto di Tribunale in funzione degli spazi disponibili
Il nuovo palazzo di giustizia ha a disposizione 6700 mq. Tale spazio, secondo i parametri ministeriali, è capace di ospitare 16 giudici per servire una popolazione di 200.000 abitanti.
Il vecchio palazzo di giustizia della Cittadella era di 4.900 mq e ospitava 11 giudici per una popolazione di 147.000 abitanti.
Ciò significa, e da qui l’affermazione fatta durante la visita a Chiavari dal sottosegretario alla Giustizia Del Mastro, che il progetto deve essere più ampio rispetto alla vecchia circoscrizione del Tribunale di Chiavari perché si possono servire 50.000 persone in più. Da qui l’idea di un nuovo Tribunale che non dovrebbe più chiamarsi Tribunale di Chiavari ma Tribunale del Levante.
Questo allargamento dell’ambito territoriale servito aiuterebbe anche Genova che oggi ha un Tribunale mastodontico (serve quasi 800.000 persone) con una dimensione di gran lunga superiore a quella consigliata dagli indirizzi ministeriali, che individuano in 400.000 abitanti per Tribunale la dimensione ottimale.
Interlocuzioni politiche e amministrative
Per arrivare a recuperare il Tribunale bisogna aprire interlocuzioni politiche e amministrative di alto livello (tra cui quella molto importante con la Conferenza permanente presso la Corte di Appello di Genova) e il Comune di Chiavari da solo non ce la fa.
Regione Liguria con il suo presidente Toti (Zaia in Veneto è attivissimo sulla riapertura del Tribunale di Bassano ) e tutti i parlamentari liguri di maggioranza e di opposizione devono giocare un ruolo da protagonisti della partita, in particolare nei rapporti con il Ministero e con il Ministro Nordio.
Il tempo stringe, vediamo cosa succede. ‘Fatti, non parole’ è stato sempre lo slogan preferito delle amministrazioni di ispirazione agostiniana: mai adagio fu più appropriato, ma i fatti li deve compiere, e in fretta, proprio l’Amministrazione Segalerba/Messuti.
Passiamo ora alla vicenda del Depuratore.
Lo straordinario lavoro compiuto dal Comitato ‘No al Depuratore’ guidato da Andrea Sanguineti sta dando i suoi frutti. Un’intensa e intelligente campagna di informazione e confronto con i cittadini, cosa che mai l’Amministrazione Comunale si era sognata di fare, prendendo invece decisioni importantissime senza alcuna discussione con la cittadinanza, sta chiarendo a poco a poco ai chiavaresi gli enormi problemi connessi alla sciagurata scelta dell’Amministrazione Di Capua di collocare il depuratore comprensoriale nell’area di Colmata.
Quali sono questi problemi? Li abbiamo ricordati più volte: spreco della zona più pregiata per il futuro della città, fortissimo impatto ambientale di una costruzione gigantesca lunga 350 m, alta 8, larga 30 ma anche di tutte le opere di adduzioni dei liquami dalla città e dai Comuni serviti fino alla colmata; costo elevatissimo dell’opera anche per le imponenti difese a mare rese necessarie dalla scelta di localizzare il depuratore in riva al mare esponendolo tra l’altro al rischio danneggiamenti da mareggiate; rischio di dover fare imprevisti e costosi interventi di bonifica di un’area che è stata per anni una discarica; odori e miasmi provenienti dal camino dell’impianto collocato nel bel mezzo del porto turistico. Ed altri ancora.
L’attività di studio e di informazione del Comitato ha portato praticamente tutte le forze politiche locali a dichiararsi contro il depuratore in Colmata.
Di grande valore la recente presa di posizione di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia che sono i partiti che reggono le maggioranze a livello regionale e di area metropolitana genovese. Gli esponenti locali di questi partiti sono stati molto tenaci e coraggiosi perché sono riusciti ad esprimere una posizione autonoma e attenta alla tutela del futuro di Chiavari nonostante le pressioni dei vertici genovesi dei loro partiti che tale posizione non gradivano. Questo è un titolo di grande merito che va a loro riconosciuto.
Anche il Pd regionale, finalmente, dopo un sonno e un’assenza durata anni si è deciso a uscire allo scoperto.
Il capogruppo del Pd in Regione Luca Garibaldi in un recente incontro pubblico del Comitato ha affermato che “il depuratore in Colmata è inaccettabile”.
Fino a quel momento nessuna iniziativa concreta era stata assunta dal Pd ligure contro il depuratore in Colmata, al netto della volonterosa buona fede ed onestà intellettuale del segretario locale Bertani e del consigliere indipendente Bettoli, che però non devono essere stati molto incoraggiati dalla sede centrale a partecipare alla battaglia a fianco dei loro concittadini preoccupati.
Bisognava che il Pd prendesse questa posizione molti anni fa, prima della scelta di localizzazione, prima del progetto di massima dell’Iren e prima della conferenza dei servizi. Allora sì che la cosa avrebbe avuto molto peso data l’importante presenza del Pd in Regione e in Iren. Meglio tardi che mai, ovviamente, anche se oggi si ha un po’ la sensazione che il Pd abbia preso posizione “a furor di popolo” grazie al movimento suscitato dal Comitato del No.
Magari quando sarà costruito l’altro grande scempio del muraglione lungo il fiume Entella sponda di Lavagna il Pd e Luca Garibaldi prenderanno posizione anche contro la diga Perfigli.
Anche sul depuratore in Colmata l’Amministrazione Segalerba/Messuti sembra un po’ in tilt. Sono loro che hanno proposto alla Città metropolitana e alla Regione la collocazione sull’area di Colmata ma oggi, messi in scacco dal movimento di popolo e di opposizione allo scempio, balbettano, dicono che loro il depuratore lì non l’hanno mai voluto e che c’erano soluzioni alternative.
E così dicono anche i desaparecidos di Partecip@ttiva, piccolo movimento sempre più ruota di scorta di Avanti Chiavari. Come concilia Partecip@ttiva il bisogno di condivisione delle scelte politiche che sta addirittura inscritto nel suo nome con l’assoluta opacità dell’amministrazione di cui fa parte in questa vicenda così fondamentale per il futuro della città?
Se anche l’Amministrazione Comunale di Chiavari e le forze politiche che la sostengono sono davvero contrarie al depuratore in Colmata basta che lo dicano con chiarezza e agiscano di conseguenza. Fino a quando i lavori non iniziano tutto può ancora succedere. È sufficiente che il Comune non metta più a disposizione del progetto l’area che è di sua proprietà e proponga la soluzione alternativa a suo tempo indicata proprio da Segalerba, che è l’ampliamento del depuratore di Preli su aree che tra l’altro sono e sotto il suo controllo.
Ma forse su quelle aree ci sono altre idee e altri progetti?
Anche qui fatti, non parole. Su di essi giudichi la città.