Glocal… no social
Settimanale di attualità, economia e sport

Ultima edizione

Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Emergenza torrenti a secco, tornano in campo i pescatori. Umberto Righi: “Una delle soluzioni sono i bacini di accumulo, non siamo quelli del no”

Condividi su

di DANILO SANGUINETI

Ormai le associazioni di pescasportivi del Levante possono essere iscritte senza tema di smentita al partito degli ‘oltranzisti naturalisti’, cioè coloro che vegliano sul patrimonio verde, faunistico e floristico, delle nostre terre. E che non fanno sconti a chicchessia quando c’è da puntare il dito e segnalare sbagli ed errori assortiti.

La lotta che hanno iniziato contro i responsabili dell’impoverimento dei corsi d’acqua delle vallate alle spalle del Tigullio ha raggiunto l’acme. Un’altra battaglia che il presidente della Fi.Ma Chiavari Garbolino, Umberto Righi, conduce senza requie. Nel capitolo delle loro contestazioni precise e spietate agli amministratori del territorio segnaliamo la querelle del torrente Lavagna.

Righi mira subito al bersaglio grosso. “Il problema del prosciugamento del Lavagna rimane irrisolto. Questa ‘mala pratica’ estate dopo estate causa molte vittime nella fauna ittica, oltre a danni economici ai residenti ed attività. Tra Expò della Fontanabuona e elezioni politiche imminenti abbiamo visto i politici dell’intero arco costituzionale in zona. Occorre sollecitare la loro attenzione non solo puntando il dito sulle colpe, ma pure suggerendo soluzioni da realizzare”. L’argomento non può più essere ignorato come accade da decenni. “Servono azioni immediate, ascoltando il territorio e i rappresentanti, portando a compimento progetti che assicurino lo scorrimento superficiale (DMV ovvero il Deflusso Minimo Vitale, ndr). Oggi della siccità del Lavagna non si parla più, tv e giornali riempiono pagine sui danni causati a proprietà e colture dalle grandinate e vento, ma il prosciugamento del torrente ogni estate mette in ginocchio le attività agricole locali, toglie acqua ai residenti, toglie vita dal fiume”. Sono decine di quintali i cadaveri di pesce che restano a marcire nelle pozze, una morte atroce, una agonia lenta senza speranza, infetti e piagati nelle acque calde e putride sino a soffocare inesorabilmente.

“Anguille, barbi, cavedani, alborelle, cobiti, vaironi. Pesci naturali ritenuti autoctoni e meritevoli di tutela e preservazione dalla Direttiva Habitat emessa dalla Comunità Europea nel 1997 che impone in tutto il territorio nazionale opportune azioni di tutela gestionale dell’intero ecosistema fluviale, partendo dalle sorgenti sino al mare. Ogni estate del torrente Lavagna rimane un serpentone totalmente secco lungo ben 7 km, dalle pompe di Coreglia Ligure fino a Carasco”.

In realtà quest’anno la siccità ha messo in crisi tutte le valli, ma per il Lavagna non è tutta colpa del meteo. Il decano dei pescasportivi levantini, uno dei leader del movimento in Liguria, ha studiato a fondo la questione ed ha le idee chiare. “Vi è una precisa causa: il pompaggio dell’acquedotto di Coreglia che con ben cinque pompe aspira totalmente la falda sotterranea, e prosciuga anche lo scorrimento superficiale, facendolo sprofondare nelle viscere del terreno. Scorrimento superficiale che sino a pochi metri da dette pompe è ben visibile e costante anche in questo periodo di forte siccità. Peccato che i cittadini della Riviera di Levante, che ricevono tale acqua, non sanno che si bevono anche la ‘fogna’ di Gattorna, Cicagna e Monleone. L’aspirazione in falda è ben superiore a quanto autorizzato (50 litri/secondo), è facile immaginare che in estate si superi almeno tre volte tale soglia. Per cui è logico che lo scorrimento superficiale scompaia risucchiato dalle pompe e intubato nell’acquedotto per Rapallo e Santa Margherita, quando da monte per la siccità l’afflusso è molto inferiore”.

Carasco, Leivi, Coreglia, Mezzanego, le Associazioni dei Coltivatori Diretti, la Cia, le società pescasportive, Italia Nostra, il Gruppo Territorio e Sviluppo, il Comitato ‘Salviamo la Fontanabuona’, vogliono la riduzione del pompaggio e chiedono di adottare misure per prevenire i prosciugamenti attuando progetti per garantire scorte idriche nei periodi siccitosi.

“Oggi occorre trovare una soluzione per garantire lo scorrimento superficiale anche in quei 7 km di Lavagna che ogni anno in estate si prosciuga, per cui non si può chiamare evento eccezionale ma situazione voluta e del tutto ignorata dove non muoiono solo tonnellate di pesce, ma l’intero ecosistema collassa. Pensate lo spettacolo osceno, deprimente, che appare agli occhi di chi percorre la ciclabile che da Carasco raggiunge Cicagna e costeggia il torrente compreso i 7 km di deserto maleodorante con alghe putrescenti e cadaveri di pesci morti. Bruttissima l’immagine offerta comune dopo comune da una vallata già deficitaria di suo. Mentre le città ‘ricche’ proprio nei mesi di maggior affollamento sprecano l’acqua per riempire piscine, lavare barche e annaffiare giardini o campi sportivi”.

I pescatori non vogliono passare come quelli del ‘No a tutto’. “Il nostro ruolo di dialogo e collaborazione con chi ci governa, ci impone l’obbligo di suggerire dei progetti per salvare la nostra Val Fontanabuona, ed avere acqua non solo per i pesci ma per tutto il comparto civile, industriale ed agricolo del territorio. Suggerimenti che lanciamo ma che devono essere realizzati in tempi brevi per non essere nuovamente interessati la prossima estate dall’ormai inaccettabile prosciugamento del torrente Lavagna”.

Per salvare l’ecosistema secondo Righi ci sono diverse soluzioni. “La prima prevede piccoli bacini di accumulo. Ultimamente si va riscoprendo l’utilità dei laghi artificiali, e se ne riparla a livello politico nazionale, proponendo di crearne dei nuovi, specie in zone ove si riscontrano carenze idriche estive, suggerendo lo stoccaggio nelle stagioni piovose e un rilascio in estate; tipo quanto avviene dal 1926 con il lago di Giacopiane: lo Sturla vive perché le centrali idroelettriche alimentano la falda, per qualche ora tutti i giorni, specie nel periodo estivo. Senza sperare nell’opera ciclopica di una diga in Val Fontanabuona, ma restando più sul concreto e spendendo pochi soldi, si potrebbero ricavare bacini di accumulo in valle, scavando i molti terreni incolti, che si estendono per ettari nelle piane create dal fiume, oggi usati per la raccolta del fieno o diventati macchie impenetrabili di rovi ed arbusti. Tali bacini, opportunamente impermeabilizzati, potrebbero tramite canale (ricordiamo i nostri avi e i tanti canali irrigui creati per irrigare i campi) ricevere acqua dal fiume nelle stagioni piovose e fare da importante ‘scolmatore’ in occasione delle piene del fiume, rallentando e quindi smorzando la forza della corrente, per poi, successivamente tramite valvole di scarico, rilasciare acqua per garantire il DMV. Sarebbero utilizzabili il resto dell’anno come bacini per sport acquatici, una opportunità di sfruttamento molto più utile di un campo in terreno alluvionale (quindi non edificabile), incolto e coperto di rovi. Invasi che potrebbero sorgere in luoghi diversi, strategicamente studiati appunto per garantire il necessario approvvigionamento idrico nei periodi di magra e utili accumulatori nei periodi piovosi, senza dimenticare la possibilità di sfruttamento idroelettrico con mini centraline. Tali invasi di accumulo, potrebbero garantire scorte idriche anche per l’agricoltura, oggi praticamente scomparsa in valle perché subisce il problema dell’abbassarsi della falda sotterranea. La Fontanabuona si vede depredata ogni anno di milioni di metri cubi di acqua dalla falda senza averne un ritorno neppure come scarico urbano”.

La seconda proposta prevede un Canale By-Pass. “Un canale che da monte delle pompe porti il flusso di DMV a valle di qualche centinaio di metri tentando di garantire un riempimento delle pozze per il restante tratto di torrente”. Terza risposta: un Depuratore Comprensoriale per Santa e Rapallo. “Posizionato a Pian dei Cunei o Cogozzale, con il rilascio delle acque depurate potrebbe abbondantemente alimentare lo scorrimento superficiale, e pure un bacino di accumulo per sport acquatici e sfruttamento idroelettrico. Applicando tecnologia moderna dai fanghi di lavorazione si potrebbe ricavare biogas ed energia elettrica per autonomia quasi totale, senza spargimento di odori né materiali inquinanti”.

Infine la Desalinizzazione. “Sempre per Rapallo e Santa perché non si parla di ‘desalinizzazione delle acque marine’? Facciamo l’esempio di Israele: solo 10 anni fa basava l’approvvigionamento idrico esclusivamente sulle acque sotterranee e le precipitazioni. Oggi, invece, la tecnologia dell’impianto di Soreq, varato nel 2013, si basa sulla cosiddetta Osmosi Inversa, una tecnica che prevede che l’acqua venga pressata verso una membrana polimerica che trattiene l’apporto salino: basta infatti applicare alla soluzione concentrata una pressione superiore a quella osmotica per provocare un flusso inverso attraverso la membrana ottenendo la separazione dei sali disciolti dall’acqua. Con questo principio è possibile ottenere una ‘dissalazione’ dell’acqua grezza sia per usi potabili che industriali”.

Al contrario… “Ato/Iren parla di progetti di messa in rete di tutte le stazioni di pompaggio (Chiavari, Gazzo di Leivi, San Colombano, Coreglia), rifacimento tubature, approfondimento e creazione di nuovi pozzi per portare acqua a Rapallo e Santa in galleria, spendendo a preventivo oltre 70 milioni di euro. Non costerebbe meno una stazione di pompaggio a Rapallo per desalinare il mare e creando una rete urbana per innaffiare giardini, campi da golf, lavare barche e riempire piscine e diventare autonoma come Israele? Ancora una volta vogliamo essere costruttivi e collaborativi. L’acqua è un bene e una risorsa pubblica, ma non per noi della valle”. Scommettete che a queste proposte verrà opposto un fiume in piena. Di parole.

Ultimi video

Intervista a Simone Franceschi, vicesindaco della Città Metropolitana: “Nessun fermo ai lavori sull’argine dell’Entella"
"Ancora nessuna ufficialità sulle alternative al depuratore in colmata. Se Chiavari dispone di elementi utili, ce li comunichi”
Chiavari, la variante al Puc divide: opposizione all’attacco, depuratore ancora al centro del dibattito. Silvia Garibaldi abbandona l’aula
“Provvedimento 'illegittimo e irricevibile', errori marchiani che rendono fragile la posizione contraria alla costruzione del depuratore in colmata"

Altri articoli

Nuoto in mare aperto, corsa e kayak: a Santa Margherita arriva l’impegnativo contest Santa Cross 2025

Le tre specialità si svolgono in sequenza e mettono alla prova abilità fisiche diverse, rendendo la gara dinamica, varia e mai monotona

Vela, Federico Pilo Pais vince il Campionato del Tigullio davanti a Marcello De Gasperi e a Filippo Jannello

Nell’ambito del Campionato del Tigullio, ci si giocava anche la "Coppa Pinne", dedicata da Vincenzo Penagini al grande amico scomparso nel 2023