di ANTONIO GOZZI
Fino a qualche anno fa poteva succedere, passeggiando per corso Buenos Aires a Chiavari, il mitico ‘Corso Bueno’ come lo chiamavamo da ragazzi, di ascoltare un uomo che, camminando di buon passo, fischiava mirabilmente ballads di Duke Ellington o di Dexter Gordon, due jazzisti neri americani mito negli anni ’60 e ’70. Quell’uomo era Gino ‘Tino’ Puri.
Ho conosciuto Tino a 18 anni, quando appena compiuta l’età fatidica ed avendo deciso di prendere la patente per l’auto, mi ritrovai lui come istruttore della scuola guida. Era un uomo alto e bello, più grande di me di una quindicina d’anni, a cui piaceva parlare con i giovani.
Le lezioni di scuola guida si trasformavano in discussioni politiche tra me, giovane simpatizzante della sinistra extraparlamentare, e lui, socialista lombardiano che comprendeva le aspirazioni e gli ideali dei giovani di quell’epoca ma lo faceva con lo spirito critico del riformista insofferente ad estremismi e ideologismi di ogni sorta.
La mia adesione al Partito Socialista Italiano probabilmente nasce da quei colloqui e da quelle discussioni, e dal tarlo che Tino era stato capace di mettermi in testa sulla superiorità e la grandezza dell’idea di un socialismo libertario, gentile, non violento, colto e pragmatico come quello del Psi.
Fu molto fiero della mia iscrizione al Partito Socialista che avvenne qualche mese dopo. I proponenti l’iscrizione furono lui e Marco Bertonati, anche lui lombardiano convinto come lo era Tino. Erano fieri perché essere riusciti a iscrivere un giovane rampollo della borghesia chiavarese alle file del partito rappresentava per loro una conquista e la dimostrazione della capacità di attrazione della loro visione della politica.
Tino mi esibiva ai compagni della sezione ripetendo “Tonino ha fatto il classico” e lo diceva con un misto di ammirazione ma anche della consapevolezza di come per i figli degli operai come era lui quella scuola fosse inarrivabile.
Passammo tantissimo tempo insieme in quegli anni al partito e al Circolo culturale ‘Il Gruppo’ che lui frequentava nonostante fosse più anziano di tutti noi.
Abbiamo partecipato e dato vita insieme negli anni ’80, gli anni della Presidenza del Consiglio di Bettino Craxi, all’affermazione del Psi a Chiavari, che passò in 10 anni dal 6% al 17% delle comunali del 1989. Fummo un gruppo di persone molto coeso. Con noi Beppe Corticelli, Luciano Gregori, Tito Chella, Andrea Schenone, Luciano Chiavaccini, Giorgio Croce, Mimina Bancalari, Antonietta Dentone, Giovanni Giuffra, Alberto Raffo, Benito Fiumefreddo, Renato Saturni e tanti altri che vissero la straordinaria esperienza del centro sinistra a Chiavari e della responsabilità di Governo.
Siamo purtroppo rimasti in pochi, di quel gruppo straordinario; ce lo ripetiamo, abbracciandoci e commuovendoci, io e Beppe Corticelli, tra i pochi superstiti di quella stagione.
I socialisti chiavaresi fecero molte cose negli anni del centrosinistra: dall’isola pedonale, a un imponente programma – realizzato – di edilizia ‘economica e popolare’ che diede casa ad oltre 600 famiglie chiavaresi che non la possedevano e che non avrebbero mai potuto permettersela ai prezzi di mercato, per finire con la battaglia dei pennelli al posto delle dighe che oggi torna di moda.
Difendemmo l’idea di Chiavari città capoluogo con la dotazione di servizi e centro direzionale connessi, sostenemmo con i compagni di Lavagna e Sestri Levante e con quelli dell’entroterra la riforma sanitaria con la creazione dell’Asl del Tigullio, e promuovemmo e sostenemmo la nascita e la crescita della Tigullio Pubblici Trasporti.
Avevamo della politica un’idea gentile, non c’era insulto e criminalizzazione dell’avversario come purtroppo troppe volte vediamo oggi.
In quegli anni Tino fu sempre al mio fianco con un atteggiamento affettuoso e protettivo, mi sostenne in tutte le battaglie politiche e amministrative e coronò nell’89 il sogno di entrare in Consiglio Comunale con un risultato di preferenze importante. La sua era un’impostazione di verità e rigore nella politica come nella vita.
Lo vidi felice come mai lo avevo visto quando nacque Angelina, frutto meraviglioso dell’amore per l’adorata Simonetta.
Il legame tra noi restò molto forte anche dopo quell’intensa fase politica. Ci vedevamo sempre volentieri e parlavamo di politica ma anche di calcio. Tino ha potuto gioire con noi dello straordinario percorso dell’Entella dall’Eccellenza alla serie B seduto vicino a me nella tribuna d’onore del Comunale.
Gli ultimi periodi sono stati tristi. Mi vedeva e non riusciva più a parlarmi ma i suoi occhi mi trasmettevano lo stesso l’affetto di sempre.
Ciao Tino, caro compagno di una vita. Che la terra ti sia lieve.