Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo da parte di Antonino Di Bella, storico e cultore delle tradizioni locali, a proposito dell’idea di lanciare gli Stati Generali del Tigullio promossa dal nostro giornale, attraverso un recente intervento del nostro editore Antonio Gozzi.
di ANTONINO DI BELLA *
L’inizio degli anni Novanta per il nostro paese non fu solo caratterizzato dalle bombe stragiste con le vittime di Roma, Milano e Palermo e con l’uccisione di due simboli dell’impegno dello stato contro le mafie e cioè Falcone e Borsellino. Ci fu anche Tangentopoli e la rapida, nonché strumentale, cancellazione di un’intera classe politica definita della ‘Prima Repubblica’ che in parte viene oggi riabilitata.
E ci fu anche il famoso summit sul panfilo Britannia a largo dell’isola del Giglio dove, presente tra gli altri l’attuale capo del governo, fu decisa la privatizzazione (molti osservatori dicono la svendita) delle aziende detenute dallo stato. Tutte cose che chi è della mia generazione conosce già ma che è sempre importante tenere a mente quando ci parlano di aiuti di stato (vietati dalla UE) dell’Italia mentre altri paesi continuano ad aiutare le loro aziende, in barba a tali divieti, salvando però molti posti di lavoro! Una delle poche cose positive degli inizi degli anni Novanta furono le leggi che cercarono di svecchiare e migliorare il rapporto tra lo stato centrale e gli enti locali. Così fu per la legge dell’8 giugno 1990, n. 142 Ordinamento delle autonomie locali.
L’articolo 2 recita: 1) Le comunità locali, ordinate in comuni e province, sono autonome. 2) Il comune è l’ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo. 3) La provincia, ente locale intermedio fra comune e regione, cura gli interessi e promuove lo sviluppo della comunità provinciale. 4) I comuni e le province hanno autonomia statutaria ed autonomia finanziaria nell’ambito delle leggi e del coordinamento della finanza pubblica. 5) I comuni e le province sono titolari di funzioni proprie. Esercitano, altresì, secondo le leggi statali e regionali, le funzioni attribuite o delegate dallo stato e dalla regione.
Codesta legge, poi modificata negli anni Duemila, consentì ai cittadini tramite il sistema a doppio turno di decidere realmente sull’elezione dei consigli provinciali e di quelli comunali in quanto dalle urne sarebbe uscita una maggioranza stabile e non soggetta a capricci o manovre politiche ‘dall’alto’.
Chiavari, ad esempio, nell’autunno del 1993 per le elezioni cittadine vide la vittoria al ballottaggio di Vittorio Agostino contrapposto a Renzo Repetto. Ma la suddetta legge prevedeva anche la nascita di un ente chiamato Area Metropolitana.
Così le descrive infatti l’articolo 17: Sono considerate aree metropolitane le zone comprendenti Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli e gli altri comuni i cui insediamenti abbiano con essi rapporti di stretta integrazione in ordine alle attività economiche, ai servizi essenziali alla vita sociale, nonché’ alle relazioni culturali e alle caratteristiche territoriali.
I territori limitrofi della provincia di Genova che sarebbero rimasti fuori dai confini dall’Area Metropolitana avrebbero avuto la possibilità di creare una nuova provincia e per quanto riguarda il nostro territorio proprio quella del Tigullio. Ci furono quindi proposte di legge al Parlamento e una presentata alla Regione Liguria a firma dell’allora consigliere Roberto Levaggi a cui va il merito di averci comunque provato! Qualcuno remando contro, facendo quindi di fatto il tifo per le segreterie dei partiti della grande Genova, obiettò che il nostro comprensorio aveva un numero di abitanti inferiore a quelli consentiti dalla legge (cioè 200.000) per la creazione di un nuovo ente provinciale non leggendo o dimenticando che proprio l’articolo 16 al comma 2 lettera E recitava che: di norma, la popolazione delle province risultanti dalle modificazioni territoriali non deve essere inferiore a 200.000 abitanti
Già di norma… ma non d’obbligo! Sappiamo poi com’è andata e quanti danni ha portato per il nostro territorio la disattivazione della provincia di Genova e la conseguente la nascita della conseguente Città (non più Area) Metropolitana. I disagi sono sotto gli occhi di tutti e non serve ricordare che in alcuni casi i sindaci dell’entroterra, che io considero anche eroi visto l’impegno costante sul territorio, non avevano neppure il sale da spargere sulle strade ghiacciate.
Ma nonostante le difficoltà il Tigullio ha tenuto duro e recentemente si sta rialzando grazie all’impegno di tante persone, alcuni sono anche politici, e grazie a un ‘poker’ di avvenimenti che sono stati ricordati dal professor (visti i suoi trascorsi di docente universitario) Antonio Gozzi nel primo editoriale del 2022 su questo media glocal: il tunnel della Fontanabuona, il parco nazionale di Portofino, la candidatura del Tigullio a Capitale italiana della cultura per l’anno 2024 e infine, ma molto importante, la proposta edita dal Comitato Assistenza Malati del Tigullio per un intervento con denaro privato a sostegno del progetto per far divenire l’ospedale di Lavagna un ottimo presidio di primo livello.
Parallelamente alla descrizione di questi quattro eventi su queste pagine è stata lanciata la proposta degli Stati Generali del Tigullio. Ben venga quindi questa iniziativa che permetterebbe ad enti, partiti, associazioni, politici e anche singoli cittadini di confrontarsi su temi concreti e progettare per il Tigullio un futuro concretamente migliore sia sotto l’aspetto della qualità della vita che su quelli del lavoro e dello sviluppo.
Potrebbe quindi nascere un think tank chiamato ‘Sistema Tigullio’ che dovrebbe essere preso come riferimento per chi vorrà impegnarsi in politica non solo nell’immediato, visto che a Chiavari si voterà quest’anno, ma anche da chi si preparerà a voler rappresentare il nostro territorio alle prossime elezioni politiche.
(* storico e cultore di tradizioni locali)