di DANILO SANGUINETI
Insegna Muhammad Yunus, l’economista bengalese Premio Nobel per la Pace 2006, che in un mondo perfetto “le persone non dovrebbero lavorare per qualcuno, ma dovrebbero avviare una propria attività”. Possibilmente dando credito al loro retaggio, spazio alla loro storia, fiducia alla loro terra.
La decisione di Sandro Bragoli, un fontanino che ha trovato l’America a Genova dove ha una consolidata fama di consulente finanziario, va in questa direzione. Dai derivati alle sostanze prime – pare una replica in tono serio di ‘Trading Places’, film natalizio per eccellenza – dai titoli alle tavole, dalle rendite di posizione ad una posizione (geografica) da far rendere: il quarantenne figlio della valle è convinto che si possano ricavare utili persino da beni terra-terra quali olio e vino.
Nel solco della sostenibilità, una rivisitazione-rivalutazione dell’agricoltura si impone anche dalle nostre parti, dove la coltivazione ha sempre avuto caratteristiche peculiari, tra le quali quelle precipue della durezza e provvisorietà dei lavori richiesti. Modello di questa visione è l’azienda agricola ‘Terrazze Bacigalupo’, ideata e creata da Sandro Bragoli a Pian dei Preti, la frazione più alta del comune di Tribogna.
Chi lo conosce come serio collaboratore di Banca Generali, consulente finanziario al quale si rivolgono tanti clienti noti e non, giacca e cravatta, computer e razionalità, calcolatrice e programmazione, potrebbe stupirsi della sua versione georgica, fatta di campagna, pronta alla zappa come al sarchiello. Una sorpresa che dura lo spazio di uno sguardo. Una volta osservato il lavoro, già imponente, realizzato sugli appezzamenti di terreno assemblati sulla collina fontanina, si comprende che il Bragoli di montagna e quello di mare sono eguali e che hanno la stessa voglia di realizzare, di non vivere, di rendita appunto.
Sottotraccia semmai c’è lo sconfinato amore per le ‘sue’ terre, quelle ereditate dalla parte materna della sua famiglia. “Il mio cognome può trarre in inganno, Bragoli viene dall’Emilia dove mio padre è nato. Ma da parte di mia madre discendo dai Bacigalupo che a Tribogna, assieme ai Rosasco, altro pezzo della mia genealogia, sono maggioranza assoluta. Legami che mi sono venuti utilissimi quando, un paio di anni fa, ho concepito il progetto ‘Terrazze Bacigalupo’. Avevo ereditato questi appezzamenti a Pian dei Preti, circa tre ettari, non tutti coltivabili, non tutti contigui. Così parcellizzati servivano a poco e niente per il progetto che da un po’ di tempo ero andato rimuginando, dovevo assemblarli con altri terreni per avere lo spazio necessario alla coltivazione intensiva di uva e olio, per creare vigneti e oliveti modello”.
Ecco che la ‘family connection’ torna utile. “Ammetto che l’essere del posto, del discendere da persone che qui tutti conoscevano e stimavano, è stato decisivo. Avevo bisogno di completare un puzzle catastale, acquistando le proprietà, separate e frammentate, appartenenti a oltre 30 eredi di 14 famiglie diverse”. E qui è spuntato il Bragoli broker, quello per il quale l’interlocutore impossibile non esiste. “La gente ha ascoltato e una volta compreso quali erano le mie reali intenzioni, è stata più che comprensiva. Oggi ho messo assieme diciannove ettari. Naturalmente non sono tutti coltivabili, ne ho a disposizione circa tre ettari per il vigneto e per tre per l’oliveto. Il resto è bosco o tratti di connessione, zone dove sorgono abitazioni”.
Le fasce sono state pulite e preparate per accogliere vitigni e piante di olivo selezionatissimi. Una bella spesa. “Un investimento importante. Qualcuno potrebbe pensare che sia un azzardo, qualcun altro che di questi tempi con le stesse cifre avrei potuto puntare sul mattone. Per fortuna che sin dalla prima fase del ‘concepimento’ ho avuto il pieno sostegno dei miei cari, mia moglie e i miei due figli. Tutti amiamo questo posto, viviamo nella casa di famiglia accanto alle Terrazze Bacigalupo”.
La signora è professoressa universitaria, i figli studiano, Sandro ha il suo ufficio a Genova, eppure nessuno rinuncia al sole e all’aria buona della Valle. “Grazie a Internet lo smart working noi lo abbiamo realizzato ancor prima della emergenza sanitaria”. E il progetto ha potuto progredire a ritmo di carica. “C’era tanto da fare, e tanto abbiamo fatto, ma ne resta altrettanto e forse anche di più. Ho recuperato dall’incuria 7,5 chilometri di terrazzamenti e oltre 600 ulivi. Ho ottenuto l’etichetta Dop per l’olio che produciamo e ben presto avremo pronto anche il vino con la certificazione Doc perché deriva da vitigni Scimiscià, gli stessi che sono usati sul Monte di Portofino e che forniscono cantine di grande nome”.
L’avveduto Bragoli ha infatti studiato a fondo la materia, ha scovato notizie essenziali per il suo business. “I vitigni della nostra collina fanno parte dell’area Portofino-Golfo del Tigullio, quindi la certificazione ci spetta a norma di legge. Stessa qualità di uva, ma in terreni più ampi e dal costo infinitamente più conveniente rispetto alla mini-fasce della costa dal costo pari a quello di un appartamento in centro a Milano”.
Per l’olio ci siamo, per il vino quasi. “L’importante è non avere fretta. La terra ha i suoi tempi”. Altra eco della sua professione, quella che ancora oggi pratica con piena soddisfazione. Anche sui mercati finanziari il timing è decisivo… “Dalla mia altra attività ho anche imparato che servono una visione di insieme e un progetto a largo raggio, che non ci si deve autoisolare. Per questo, oltre ad occuparmi di Terrazze Bacigalupo, sto curando il rilancio dell’associazione di produttori e proprietari della zona. Dobbiamo combattere questa deriva che ha colpito la valle nell’ultimo ventennio. Riprendere a decidere cosa fare di posti e paesi magnifici, pieni di risorse che attendono solo di essere valorizzate. E bisogna fare squadra. Anche superando le diffidenze verso chi non è un ‘nativo 100%’. Io ho potuto farcela perché ero figlio e nipote di fontanini doc. La coesione, il sentire comune sono forte, indubbiamente aiutano nei momenti difficili ma è altrettanto importante essere aperti alle novità e a chi vuole collaborare. Nel 2022 devi essere su Internet, avere strutture dinamiche”.
Bragoli sotto questo punto di vista è una locomotiva inarrestabile. “Ho parlato con tutti a Tribogna e non solo, politici, forze economiche. A poco a poco si sta formando un gruppo di persone decise a fare qualcosa. In questa ottica la creazione di un sito che presenti la Val Fontanabuona, un aggregatore di notizie, filmati, presentazioni di eventi e annunci di iniziative è fondamentale. Ci sto lavorando da mesi, è quasi pronto, potete darci una prima occhiata all’indirizzo https://valfontanabuona.org/”. In pratica il giovane (a 41 anni al giorno di oggi si è post-adoloscenti…) imprenditore sta mettendo assieme i cocci di quella che fu la comunità montana e che decisioni politiche di sconvolgente miopismo hanno abrogato. “Mai come ora solo dall’unione c’è la forza. Dopo oliveto e vigneto penso di dedicarmi alla raccolta di castagne per produrre e commercializzare la specifica farina”.
E via progettando.. “Terrazze Bacigalupo diventerà, almeno lo spero, una tenuta modello, un museo a cielo aperto in grado di ricevere visite guidate e tenere lezioni alle scolaresche e anche ad alunni ‘cresciutelli’. È una specie di promessa che ho fatto alla memoria di mio zio, ultimo coltivatore di olio e vino della tenuta prima che arrivassi io. Vendeva l’olio agli abitanti della zona e andava a Recco per piazzare le bottiglie di vino che riusciva a chiudere ogni annata. Presto si accorse che non ce la faceva e gettò la spugna al tramonto del secolo scorso”.
Mentre mostra orgoglioso le riprese con i droni commissionate a un tecnico del settore – si nota come stia creando qualcosa che potrebbe anche essere inserito nel filone della Land Art con il territorio modificato da un sentimento estetico – e messe sulla sua pagina Facebook, si prepara a nuovi meeting con i maggiorenti della valle e con i signori della costa. “Io penso che ogni singola zona del nostro territorio vada messa in connessione, rispettata e valorizzata. Nel Levante non si scappa: non c’è entroterra senza Riviera e viceversa”.
Menenio Agrippa spiegò mediante un apologo ad una plebe dura di comprendonio che in un ambiente socialmente e culturalmente coeso nessun gruppo è superfluo, ogni parte è indispensabile nel creare un totale armonico. Spalle (entroterra) e fronte (Riviera) anziché stomaco e membra, la morale resta quella: è la somma che fa il totale, come diceva quel gran filosofo del Principe De Curtis.