di DANILO SANGUINETI
Il bar è un microcosmo sociale che dice molto su chi lo frequenta, vuoi che siano occasionali, avventori, o fidelizzati, clienti, e parecchio pure sui loro conduttori. Siamo onesti, non è che si va in un locale per gustare un caffè o un sorbetto – con la diffusione delle macchinette per l’espresso faidate e delle gelatiere miniaturizzate si può creare qualsiasi tipo di miscela, in qualsiasi maniera, a qualsiasi ora ed a qualsiasi costo. La qualità non è certo quella di chi possiede attrezzature professionali e il know how maturati in decenni, ma siamo nell’era del tutto subito come viene, quindi…
No, a Chiavari, in via Veneto 13 (a 50 metri da piazza Matteotti), nel caffè Tazza d’Oro c’è qualcosa di più e di diverso. Qualcosa che riguarda l’aggregazione sociale, il fatto di stare assieme, di incontrarsi e discutere a ruota libera, senza troppo guardare agli schemi e alle convenzioni. Soprattutto ci si relaziona in maniera non virtuale, si ricrea quel calore umano, quella partecipazione che solo una agorà, un luogo aperto (senza recinti anche se con un tetto), piccolo o meno, è in grado di dare.
Ne è perfettamente cosciente Carlo Vaccari che del Tazza d’Oro è il volto e l’anima, genius loci sin dal 1988, quando i suoi genitori, Renzo e Anna, scesi in Riviera dalla natia Parma, aprirono la prima edizione del caffè in un locale poco distante dalla attuale sede. “Mi è sempre piaciuto stare dietro il bancone – conferma – Ho dato una mano ai miei più che volentieri, poi con lo spostamento, minimo, di sede, restando in via Veneto ma avvicinandoci a piazza delle Carrozze, nel decennio successivo, ho assunto sempre maggiori responsabilità”.
Oggi il ‘Tazza d’Oro’ si può dire tagliato e vestito a sua somiglianza. La filosofia del ‘conduttore’ Carlo Vaccari si riassume nel motto ‘originalità nella continuità’. “Siamo nati come come caffetteria specializzata nella vendita di dolciumi di ogni tipo. Nel tempo, oltre a mantenere una tradizionale propensione per marche prestigiose di dolciumi – Lindt, Caffarel, Perugina, Condorelli, Leone – ho cercato di farne un punto di riferimento imprescindibile per chi voglia assaporare un Gin Tonic con i migliori gin da tutto il mondo o degustare una delle tante bottiglie di vino, che racchiudono in un mix affascinante qualità e prezzo. Ho puntato su produttori di nicchia, come il pirenaico Pierre Cros, uniti a grandi e prestigiose maison italiane come Haderburg, Enrico Gatti, Ca‘ del bosco e Marengoni. Da qualche anno ho riposto particolare cura nella ricerca e selezione di vini naturali che non tradiscano la qualità, essenziale in ogni proposta del Tazza D’Oro”.
Una politica che ha dato i suoi frutti. “Come vanno gli affari? Diciamo che procedono. Si tiene il passo anche se non è semplice. Lavoriamo moltissimo di inverno, in estate no ma è inevitabile data la collocazione dell’esercizio e la natura turistica di Chiavari. Essere nel salotto buono della città aiuta e allo stesso tempo è una tagliola. Sarà chiaro: gli affitti sono proibitivi. Generalizzando direi che i proprietari dei vani dovrebbero rendersi conto che siamo in tempi di crisi, tempi durissimi per i dettaglianti. Servirebbe un calmiere dei prezzi perché non siamo più nei dorati anni Novanta”.
Nel bar di via Veneto il segreto si chiama fidelizzazione. “La media di ingressi giornalieri è alta perché partiamo da una quota fissa integrata da chi viene a prendersi un caffè prima di andare a lavorare, a chi fa un salto dai negozi vicini, a chi si trova a passare per il carruggio per finire con i turisti e le new entry magari attirate dai dolci tradizionali che nel corso dell’anno esponiamo in vetrina. Resta lo zoccolo duro dei clienti che non ci abbondano mai, gli habituè, affezionati che usano il nostro caffè come luogo per discutere, sorseggiando un bicchiere o degustando una nuova miscela”.
Impagabili sono i racconti che lo stesso Carlo fa su Facebook dei serrati dibattiti che si svolgono quotidianamente. “Ci sarebbe da scrivere una commedia, sono discussioni animate dove saltano fuori opinioni incredibili, magari strampalate ma sempre divertenti”. Una specie di arena dove solo i più bravi emergono. “Voglio attribuirmi un piccolo merito. Il cliente non lo conquisti con la qualità del prodotto, o meglio non è solo quello. Come ho imparato, prima dai miei e poi con l’osservazione, conta quello che servi ma anche ‘come’ lo servi. Se sei cortese e attento chi ti sta di fronte nella stragrande maggioranza dei casi lo percepisce e ti restituisce quello che hai dato in fiducia e abitudine. In fin dei conti Chiavari è rimasto un borgo di provincia, un paesone dove i rapporti interpersonali fanno premio su ogni altra considerazione”.
Il Tazza d’Oro non ha mai rinnegato la sua vocazione originaria, e ci ha aggiunto la rinomata bonomia del gestore (sospettando che l’origine emiliana abbia influito non poco). “Siamo un ‘bar di paese’ e ci teniamo a rimanerlo. Un altro prezioso insegnamento ricevuto dai miei è quello che essere avidi non porta lontano. Per esempio so benissimo che installare due o tre macchinette per il gioco di azzardo farebbe lievitare gli introiti. Ma, come dice mio padre, il gioco non vale la candela e… non fa neppure bene. Io sono convinto che siano aggeggi infernali, la ludopatia è oramai una malattia sociale, non vedo perché dovrei sporcarmi l’anima per gonfiare il portafoglio”.
Altro che barista senza cuore e senza anima, pronto a travestirsi da biscazziere. Carlo Vaccari, una faccia e un mestiere da film. No, non assomiglia al Tom Cruise giocoliere con deriva yuppie di ‘Cocktail’ e meno che mai allo spettrale e sentenziante Mr. Grady di ‘Shining’, semmai è la versione colorizzata dell’uomo che trovi dietro il bancone del saloon in ogni western classico, quello al quale basta un’occhiata per soppesarti e decidere se vali un bicchiere ‘di quello buono’ o sei solo uno in cerca di rogne.