di DANILO SANGUINETI
Esistono diversi modi per evadere da una realtà che può risultare asfissiante, molti di essi sono veloci e illegali, alcuni consentiti, e ammettiamolo, noiosi, altri un po’ più mediati e poi ce n’è uno lecito, intellettualmente stimolante e incredibilmente soddisfacente, coinvolgente al punto che coloro che ne restano imprigionati vengono definiti Nerd o Geek, trasferibile nell’italiano ‘Impallati’ che ha un sapore meno sprezzante dei termini inglesi.
I cultori dei Card Game ad argomento sci-fi o fantasy, di origine anglosassone od orientale che sia sia, sono anche tra noi, nel Tigullio. Si tratta di giocatori non a rischio di ludopatia, persone che spendono somme ragionevoli e soprattutto che restano assai lontani dalle fisime e fissazioni che attanagliano i frequentatori di Casinò, sale corsa e da gioco di azzardo reali e virtuali. Un’occhiata più da vicino a questo particolare branco della fauna ludica serve anche per confutare la leggenda che si tratti di lupi solitari, di persone che non abbiano una vita sociale.
Un salto da Take Over Store, in via Giacomo Frantini 10 a Rapallo potrebbe aiutare. Basterebbe passare un pomeriggio o una serata con questi ragazzi che prendono con serietà quello che risulta difficile liquidare come un semplice passatempo. Per meglio dire: ci si deve intendere su come impiegare le parti della propria esistenza che non sono dedicate-dovute allo studio e al lavoro.
Ascoltare Lorenzo, titolare del negozio e gran maestro delle cerimonie che in esso si organizzano, soprattutto tornei ma anche mini convention che si risolvono in comics-con liofilizzati visto l’entusiasmo, la competenza e anche la capacità organizzativa degli interessati. È il solito discorso: vivere seriamente il gioco aiuta a prendere con leggerezza la vita.
Impossibile non provare un sentimento di invidia quando Lorenzo, alla soglia dei trent’anni, si può permettere di sostenere: “Trasformare la propria passione in lavoro credo che sia il modo ideale per migliorarsi la vita. Forse richiede un po’ di coraggio, per me è stata un’esigenza diventata a un certo punto imprescindibile. Ho aperto questo negozio due mesi fa, più o meno. Sentivo di doverlo fare e sapevo che non sarebbe stato il salto nell’ignoto. La comunità di coloro che sono appassionati di card game e di action figure è assai più grande di quanto si immagini”.
Messa così potrebbe far pensare a una setta segreta. Il rimanere invisibili ai più si spiega altrimenti: gli appassionati di questo particolare tipo di giochi hanno come unico difetto quello di essere tipi riflessivi, poco inclini alle esibizioni ‘caciarone’ degli E-Sport player (i giocatori pubblici di videogame), più compatti e meno solipsisti dei cultori dei board game.
È arduo sintetizzare l’universo dei giochi con le carte: di base si tratta di collezionare e usare in partite che sono regolate da norme molto scrupolose dei mazzi composti da singole figure di un serie, che deriva direttamente o dai manga o anime giapponesi, dai fantasy sia tradizionali che moderni. Un esempio tipico del primo gruppo è le carte che raccontano Yu-Gi-Oh!, il capolavoro manga – fumetto, ma è una traduzione molto grossolana – giapponese del maestro Kazuki Takahashi, diventato anche un anime – il cartoon relativo, altra trasposizione sommaria – di planetario successo. Un esempio di altrettanto mondiale e duraturo trionfo per il secondo gruppo è The Lord of the Rings, il Signore degli Anelli. Naturalmente ci sono mazzi e carte che raccontano e mondi del tutto originali come Magic: The Gathering, (più o meno ‘Magico: l’Adunanza’) che è considerato dagli storici, anche se una affermazione simile è in grado di scatenare una guerra di religione, il primo gioco di carte collezionabili del mondo, creato da Richard Garfield nel 1993 dalla Wizards of the Coast. Stiamo parlando di una storia che viene raccontata, vissuta, giocata, con carte vere, virtuali (on line) da non meno di dieci milioni di persone appartenenti a oltre sessanta paesi nel mondo.
“È un gioco in cui le carte rappresentano le magie a disposizione di un mago che si confronta in una battaglia con un altro o più maghi. Ognuno dei contendenti ha a disposizione creature, incantesimi, stregonerie, artefatti, magie veloci (‘istantanei’) e alleati (‘planeswalker’) per cercare di sconfiggere uno o più avversari. Il gioco si divide in più formati, nei quali vigono regole diverse. La struttura ed i meccanismi sono simili anche per gli altri grandi brand di questo settore.
Si inserisce Lorenzo: “Vero, anche se con qualche differenza, questa è la mentalità che sta alla base della nostra cultura. Una cosa che mi preme sottolineare che è un mondo nel quale si può entrare da diverse porte e in diversi livelli. Puoi essere un semplice collezionista, tipo Pokemon, o per persone un po’ più grandicelle, tipo Figurine Panini; oppure ti vuoi cimentare nel testa a testa, il duello che richiede tattica, o lo scontro multiplayer, che richiede strategia, memoria”.
In estrema sintesi serve intelligenza, un card player non è un beota, su questo non ci piove”. Lorenzo ha in mente i tornei di Yu-Gi-Oh! che dal giorno dell’apertura – lo scorso 27 maggio, presente pure il sindaco Carlo Bagnasco – si sono succeduti senza soluzione di continuità. “Stiamo parlando di un media franchise giapponese, ci sono le carte collezionabili per affrontare le partite e i tornei, ci sono i videogiochi e le action figure, i modelli dei personaggi della saga di dimensioni differenti, di solito intermedie tra quelle dei soldatini (il mitico 1 a 12) e quelle delle bambole tipo Barbie”.
L’accusa di infantilismo che spesso si rivolge agli appassionati cade non appena si prende contatto con loro. “Io ed i miei amici abbiamo una convinzione radicata: nessuno di noi confonde la realtà con la fantasia, e meno che mai pensa di vivere nell’universo sbagliato. Si tratta di un modo per svagarsi, punto. C’è chi nel tempo libero va in palestra, chi va alle apericene, va bene tutto per carità. Noi socializziamo, è bello stare con gli amici e passare del tempo così”. Nel negozio di Lorenzo si possono acquistare carte da collezione, contenitori per esse, videogiochi che vi fanno riferimento, copertine e raccoglitori e anche le Action Figure dedicate.
In due mesi ha potuto anche farsi un’idea sulla tipologia dei clienti e sull’andamento degli affari. “Questi ultimi marciano anche meglio di quanto mi aspettassi. Sapevo che c’era una comunità di giocatori in cerca di una ‘base’, un punto di raccolta. Dato che avevo contatti solo con un negozio di questo tipo a Chiavari, avevo la quasi certezza che non sarebbero mancati i sostenitori. Così è stato, l’estate non mi sta rallentando, anzi, arrivano interessati e concorrenti ai tornei da ogni parte del Tigullio. I locali di Take Over Store sono sempre affollati, passano in tanto magari per fare un saluto o informarsi sui prossimi arrivi e sul catalogo dei vari giochi. Ho installato un condizionatore e quindi ‘reggiamo’ anche diverse ore di torneo senza liquefarsi. In inverno varrà il discorso inverso e il condizionatore tornerà utile anche in quel caso”.
Lorenzo, quasi trentenne, che da tre lustri è un “drago” dei giochi di carte, ha detto tanto ma non ha spiegato da dove viene il nome. Take Over può significare prendere in carico, assumere, ma anche conquistare. La spiegazione è più semplice. “È il titolo di una canzone che mi ha accompagnato in questi anni”. Un altro riferimento cifrato. Era la sigla di un anime mitico, poi passato a essere la colonna sonora dei Mondiali 2020 di E-Sport. A ricordare che il fenomeno ha risonanza planetaria e che altrove lo si segue con la massima attenzione.
In molte scuole del mondo avanzato – quindi fuori dagli italici confini – i card game, materiali o elettronici, sono materia di studio, vengono tenuti corsi regolari per studiarli. Possono addirittura essere argomenti di tesi ed esami. Sono usati per migliorare le facoltà cognitive degli alunni. Pretendere che accada qualcosa di simile all’interno di un sistema scolastico come il nostro, privo di decenti rudimenti in campi essenziali dell’educazione, le nuove tecnologie sono guardate con sospetto, subite più che vissute, sembra oggi come oggi un’utopia: che è esattamente il posto nel quale tanti ragazzi e ragazze si rifugiano calando una tessera illustrata o conservando una statuetta di Frodo Baggins.