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Giovedì 11 dicembre 2025 - Numero 404

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Proteggere l’industria europea? Ciò che il globalismo mercatista non comprende

Se non si interviene con forti misure di protezione, ad esempio per il comparto automobilistico e per altri settori dell’industria europea, questi sono destinati a sparire in pochi anni, con tutte le conseguenze economiche e sociali del caso

La politica estera e la collocazione internazionale dell’Italia saranno il discrimine delle coalizioni di governo?

I pacifisti della resa rifiutano sempre e comunque l’uso della forza e invocano genericamente e retoricamente iniziative diplomatiche dell’Europa e di un’Europa possibilmente sganciata dagli Usa

Nessuna discontinuità con l’era Timmermans. Deludente il programma della Von der Leyen. Essere propositivi con numeri e proposte razionali

Anche la proposta di un Industrial Clean Deal pare generica, non essendone noti i contenuti né soprattutto la copertura finanziaria

Se per i cittadini la difesa dell’industria europea non è una priorità si aprono prospettive di declino economico e sociale

Si fa una grande fatica in Italia, ma in Europa se possibile ancora di più, a far comprendere il valore dell’industria come architrave dello sviluppo economico e dell’inclusione sociale

Il Piano Mattei, una grande sfida e opportunità per l’Italia e le sue imprese

Il ruolo delle università italiane e in particolare delle grandi università delle città mediterranee: Genova, Napoli, Palermo e Bari sarà strategico. Progetti di collaborazione con Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco devono essere al centro dell’azione dei nostri atenei

I grandi vecchi dell’illusione rivoluzionaria che stanno dietro l’ambientalismo estremista

Se oggi per un colpo di bacchetta magica tutta l’industria europea chiudesse facendo sparire le sue emissioni di CO2, che son più o meno il 3,5% di tutte le emissioni mondiali (!), ciò non servirebbe a nulla

Quale maggioranza politica e quale programma per l’Europa?

L'Unione è condizionata dall’intreccio di tre estremismi: un estremismo ambientalista e a tratti declinista, un estremismo mercatista e globalista, un estremismo della finanza che ha trasformato anche l’ambiente in un asset class

Deve essere la crescita il vero obiettivo dell’Europa (altro che decrescita felice!): bravo Starmer

La crescita non è né di destra né di sinistra. È l’unico mezzo che abbiamo per combattere il declino europeo e la miseria che ne seguirà se non si cambia strada

Il tema della leadership nei destini dell’Europa

Oggi noi europei paghiamo l’incapacità di comprendere la realtà e i suoi radicali cambiamenti; paghiamo la nostra presunzione e la sottovalutazione delle nostre debolezze; e paghiamo l’atteggiamento di chi per troppo tempo si è considerato il primo della classe

Elezioni Europee, solo Brando Benifei rappresenterà la Liguria all'Europarlamento

Non ce l'hanno fatta il candidato di Fratelli d'Italia Stefano Balleari e il candidato della Lega Francesco Bruzzone

A Parigi si pensa al futuro dell’Europa. Riflessioni sul forum economico Confindustria/Medef

Ho scritto più volte, e lo ripeto, che nessun Paese del mondo è mai diventato grande per la funzione di consumo. Tutte le grandi economie del globo lo sono diventate per la loro capacità di produzione e di creazione di valore

Competitività, autonomia strategica, mercato unico: le grandi questioni che l’Europa ha davanti se vuole veramente cambiare

Ridare competitività al sistema industriale europeo significa, tra l’altro, fare enormi investimenti in innovazione e nelle transizioni energetica e digitale