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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Tackpay, l’innovativo sistema per le mance digitali ideato da un ragazzo del Tigullio

Il fondatore Matteo Tranchida: “Da una parte miglioriamo la soddisfazione del personale, dall’altra semplifichiamo il processo per l’accettazione e la gestione delle mance senza contanti”
TackPay è un sistema per pagare le mance con la moneta digitale
TackPay è un sistema per pagare le mance con la moneta digitale
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di DANILO SANGUINETI

Mancia competente? Piuttosto un competente che trova il modo che ognuno abbia il suo guiderdone. Il concetto oltre che un magnifico film di Lubitsch è anche quanto si aspettano tutte le persone che lavorano dietro a un tavolo, una cucina, in una sala e offrono un servizio di persone, clienti che vengono a mangiare o pernottare o essere assistito nella loro esperienza e che per questo ricevono un tangibile segno di riconoscenza. Una interazione sociale facile, quasi banale un tempo, una cosa difficile da ottenere in questi tempi in cui il cartaceo sta sparendo e la smaterializzazione della moneta cancella abitudini vecchie di secoli. Tra le tante cose che finiscono nel macero della memoria rischia di esserci anche la possibilità che una parte di quanto elargita dai clienti possa essere dato come contraccambio della gentilezza e della competenza di coloro ai quali si sono affidati.

In parole povere la Mancia è difficile, anzi in Italia impossibile, da lasciare quando si paga digitalmente con una carta o come sta prendendo campo anche da noi con un telefono attraverso una app che funzioni da wallet, ossia da credito digitale. 

Ci voleva qualcuno che avesse combattuto da entrambi i lati della barricata per poter risolvere questo problema, trovando una soluzione così immediata da risultare geniale nella sua semplicità. È l’identikit di Matteo Tranchida che ha studiato all’Itis di Sestri si è laureato in Economia Genova pochi anni fa. Si avverte infatti la freschezza del pensiero di chi non è stato contaminato dalle farraginose elucubrazioni di generazioni nate analogiche e che faticano a convertirsi al digitale e allo stesso tempo la rapidità di chi non ha trovato la pappa pronta nel piatto. E che dell’essersi ‘faticato’ – nella accezione napoletana del verbo – il diritto allo studio ha ricavato oltre che una visione più ampia anche l’idea che vale un perù.

Proprio mentre si pagava le spese per i suoi studi – spese che sono sempre troppo alte in Italia rispetto ai paesi del primo mondo – lavorava come cameriere in un ristorante del Levante. In quell’occasione ebbe l’idea che ha tramutato in gigantesca opportunità. “Ero all’università, nel 2018. Avendo a che fare con turisti, spesso stranieri, c’era sempre questa problematica di incassare le mance. I non italiani spesso non avevano contante, meno che mai euro, e questo era il primo problema. Il secondo problema era che volevano lasciare la mancia tramite il sistema Pos come si fa all’estero, pagando il conto e aggiungendoci l’extra per il personale, non si poteva fare perché il ristorante, come l’hotel, in Italia non prevede una simile eventualità. Attivarla significherebbe ricorrere a una procedura lunga e oscura, che ti costringe a complicazioni contabili e che comunque implicherebbe costi aggiuntivi”.

Matteo Tranchida

Un ginepraio, e allo stesso tempo una perdita per i lavoratori senza che venga alcun vantaggio al datore di lavoro, che anzi sarebbe ben felice di vedere i sottoposti ‘aiutarsi’ con un guadagno extra. Per risolvere il busillis Matteo ha fatto ricorso alla sua fantasia e alle conoscenze informatiche sue e di alcuni amici tutti del Levante. Infatti ha sviluppato il progetto assieme a Giacomo LagostenaDavide BarbieriAlessandro Casazza e Aldo Brunet. Il co-fondatore e da allora oggi Ceo della azienda nato a Chiavari.

“La startup ha dato vita all’applicazione. L’abbiamo chiamata TackPay. È un barattolo (pensando al contenitore dove nei bar e negli alberghi un tempo si raccoglievano le donazioni ndr) digitale per le mance. Una risorsa utile per accelerare la digitalizzazione di hotel, ristoranti, barbieri e catene turistiche di qualsiasi dimensione. Da una parte miglioriamo la soddisfazione del personale, dall’altra semplifichiamo il processo per l’accettazione e la gestione delle mance digitali”.

Si rivolge a chi deve ricevere, ma anche ai proprietari di aziende e datori di lavoro. Il funzionamento è a prova di boomer e di analfabeti informatici. “Chi vuol lasciare una mancia non deve avere alcuna app o registrazione. Deve solo inquadrare il QR Code che gli viene presentato e decidere quanto dare”. Sarà l’addetto che lo ha proposto ad avere sul suo device l’app. Dal suo profilo è possibile personalizzare ogni aspetto, dal brand, agli importi, ai membri dello staff che riceveranno la mancia. Il cliente può pagare con carta di credito, Google pay, WeChat, Apple pay. Il guadagno, per Tackpay è una piccola commissione su ogni transazione. 

È tanto, eppure TackPay fa molto altro. La parola chiave è gestione della elargizione. “Anche questo deriva dalla mia esperienza sul campo e dai miei colloqui con tanti ‘colleghi’, in più abbiamo parlato con oltre 400 addetti del settore. La nostra forza è il fatto di accettarle, di dividerle e distribuirle membri dello staff tutto sulla nostra piattaforma. Abbiamo tenuto conto di molte cose. Di solito la mancia si divide fra tutto il personale, giusto? Ebbene il nostro algoritmo tiene conto di tutti gli aventi diritto, di color che hanno l’app, e la suddivide immediatamente, senza equivoci e senza spartizioni più o meno regolari”.

E non è ancora finita. “Abbiamo pensato che in alcuni impieghi la divisione ha senso, in altri no. Nel caso di un parrucchiere o barbieri, lasci qualcosa in più se sei soddisfatto a chi ha fatto materialmente il lavoro, non a tutti gli operatori dell’esercizio commerciale. Possiamo quindi adattarci a ogni tipo di servizio che prevede una vendita al pubblico di qualsiasi genere di merce”.

Qui si sfiora il geniale. “Non solo hotel, bar, ristoranti. La forza del nostro prodotto è quello di offrire una soluzione customizzabile: dalla singola pizzeria al salone di parrucchiere, per arrivare all’artista di strada che deve raccogliere i soldi per la sua performance senza dover più mettere il cappello o la scatola di cartone per terra. Basta che esponga un QR Code”.

Dal singolo alle catene commerciali. “Abbiamo la possibilità di gestire anche un numero elevato di utilizzatori. Una catena di 10 resort ha bisogno di 10 barattoli delle marce digitali: in ogni location ci possono essere membri dello staff che svolgono mansioni differenti, magari c’è una regola di divisione diversa, magari la location a Padova non si chiama Pippo ma si chiama Lucia e quindi devo cambiare il nome ma avere la stessa risposta concordata dall’applicazione”.

Personalizzazione o customizzazione che si voglia, TackPay ti cuce il vestito addosso, su misura dell’utente. “Come possiamo adattarla alle esigenze di un solo bar, possiamo anche fornirla al singolo cameriere che può crearsi un profilo privato. ll nostro benchmark, la cartina da tornasole con la quale confrontarsi, è il contante: l’app deve essere veloce e diretta come il denaro materiale: il cliente scansiona, sul telefonino gli appare sul suo sistema di pagamento la richiesta di digitare l’importo, qualsiasi cifra sia, schiaccia Ok ed è fatta”.

Rapido quanto una autoricarica della carta telefonica. “Non dovrai fare conti mentali per capire se nei soldi messi per il conto quanto rimane per la mancia, non dovrai cercare la singola banconota, magari vuoi dare 5 e hai solo 10 euro o viceversa. E ancora non devi quando parti di fretta perdere tempo per questa “cerimonia”, ti fai dare il QR e mentre sei sulla strada per l’aeroporto o in attesa invii il tuo regalo”.

La spiegazione di Matteo Tranchida, che ha 28 anni e sarà bene tenerlo a mente, è sufficiente per comprendere come la sua startup un anno fa sia stata inserita dall’Osservatorio Innovative Payments Startup Intelligence del Politecnico di Milano tra le sette più promettenti del panorama italiano dei pagamenti innovativi. Deve ammettere che esserci riuscito partendo dal Tigullio senza grandi aiuti esterni lo rende orgoglioso.

“Abbiamo fatto tutto con le nostre forze. A volte pensiamo a cosa avremmo potuto fare potendo contare magari su più budget o un team di 20 persone che sviluppano il codice del programma”. Invece poco sostegno dal privato, nessuno dal pubblico. “Siamo più conosciuti a Milano – pochi giorni fa sono stato a parlare a un grande evento organizzato anche da un noto circuito di carte commerciali – che qui nel Tigullio. Dalla laurea a oggi, in questi quattro anni e mezzo, io e il mio team abbiamo fatto molta strada. Tra Covid e crisi economica abbiamo lottato per sviluppare TackPay, ed ora stiamo piano piano vedendone i frutti. Negli ultimi mesi abbiamo stretto accordi con tanti esercizi turistici, nella Cinque Terre stiamo crescendo molto per esempio e sempre più catene e gruppi si rivolgono a noi per collaborazioni”. Chissà forse Tranchida usando il cognome della mamma, Garibaldi, forse sarebbe suonato più familiare.

Tranchida ha fatto della mancia la sua leva per sollevare il mondo. L’‘uomo della mancia’ ha qualche punto di contatto con il Cavaliere della Mancia”. Entrambi temerari visionari. Matteo però i giganti è riuscito a infilzarli.

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