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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Santa Margherita, la ‘Tigulliana’ di Delpino compie mezzo secolo

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Vent’anni di incontri, trenta di pubblicazioni e cinquanta di attività. Il 2018 è l’anno della ‘cifra tonda’, per Marco Delpino e la sua associazione ‘Tigulliana’, da mezzo secolo polmone culturale di Santa Margherita e dei comuni vicini: un punto di riferimento costante tra libri di poesia e storia locale, premi di giornalismo, presentazioni di autori a livello nazionale. “Resistiamo con grande orgoglio e immutato impegno – racconta Marco Delpino, che di ‘Tigulliana’ è la vera anima, pur non dimenticando tutti i soci e collaboratori – anche se la stagione d’oro è passata, ma speriamo sempre che ne possa tornare una seconda”.
Il riferimento è soprattutto alle estati dei primi anni Duemila, quando ad animare la vita culturale di Santa Margherita, dalla sua stanza dell’Hotel Continental che affittava sino all’autunno, c’era Fernanda Pivano, indimenticata e indimenticabile studiosa, traduttrice, letterata, grande amica di numerosi personaggi dello spettacolo. Ma anche oggi che ‘Nanda’ non c’è più, si lavora sodo e il marchio ‘Tigulliana’ è famoso anche fuori regione. “Santa Margherita – osserva Delpino – ha una quantità enorme di seconde case. Quelli che chiamiamo ‘milanesi’, ma che in realtà vengono un po’ da tutto il Nord Italia, ci sono sempre stati affezionati. L’importante è cercar di offrire sempre intrattenimento di buon livello. Non è vero, nella maniera più assoluta, che la cultura non porta vantaggi dal punto di vista economico. Perché, al contrario, genera richiamo, presenze turistiche e, con esse, indotto per ristoratori e albergatori. E Santa Margherita non può perdere lo spazio che, con fatica e anni di lavoro, si è ritagliata”.
Il periodo attuale, anche se Delpino non lo dice, è un po’ down. Con l’attuale amministrazione ci sono stati confronti dialettici anche piuttosto accesi (in particolare su questioni legate all’ambiente e alla riqualificazione del porto), “ma tutto passa e noi siamo qui da decenni”.

Quando inizia la sua attività culturale?
“Posso dire che avevo – metaforicamente – ancora i calzoni corti. La mia passione per il giornalismo nasce a sedici anni e da questa, sui banchi di scuola, insieme ad alcuni miei compagni, decidiamo di dar vita a ‘Bacherontius’, la rivista che è alla base della futura ‘Tigulliana’. Era un periodo in cui i ‘bachi’, ovvero gli scarafaggi, andavano di moda, per via dei Beatles. Decidiamo di creare una pubblicazione che occhieggia a questo movimento, ma con la desidenza latina. L’esperienza sarebbe dovuta durare 3 o 4 numeri. E, invece, andiamo avanti da ben 49 anni”.

Che scuola frequentava?
“Io ho fatto Ragioneria, ma col passare del tempo mi sono reso conto che non era la scuola adatta a me. Ho sempre amato il latino e gli studi classici. E, soprattutto, ho sempre avuto una passione sconfinata per il giornalismo. Con ‘Bacherontius’ abbiamo passato tutte le fasi: dal ciclostilato alla linotype, dal piombo all’offset, per arrivare ai moderni sistemi di impaginazione. Una cavalcata tra un secolo e l’altro, dalla fondazione sino a oggi”.

‘Bacherontius’ è la base, poi cosa succede?
“Decido di istituire il Premio Giornalistico Santa Margherita Ligure, dedicato a mio fratello Franco Delpino, che è mancato giovanissimo. Quello è il momento da cui ‘esplode’ tutto il resto: la casa editrice, gli incontri, i dibattiti, le serate. Grazie a tutto questo, ho avuto la fortuna di conoscere persone indimenticabili: penso a Vittorio G. Rossi, lo scrittore del mare per eccellenza, a Indro Montanelli, che venne da Milano a realizzare un servizio splendido sul Monte di Portofino, condividendo la nostra battaglia ambientalista. Ma anche, ovviamente, ‘Nanda’ Pivano e, con lei, tanti personaggi del suo mondo, come Ligabue e Jovanotti. Il nostro successo è forte e, anche per fare un po’ di ordine, mettiamo tutto sotto un ‘cappello’, quello della ‘Tigulliana’, prendendo a prestito il nome ‘Versiliana’ lanciano da Romano Battaglia”.

Ha accennato alla battaglia per la salvaguardia del territorio.
“Viviamo in un contesto splendido e famoso in tutto il mondo ma che, come tale, deve essere preservato. Per questo ho portato avanti tante battaglie, insieme agli Amici del Monte di Portofino. La bellezza va conservata e, spesso, questo messaggio non viene pienamente compreso dalla politica”.

Lei si è mai candidato?
“No, mai. Non ho mai voluto confondere i ruoli. Solo una volta ho fatto l’assessore esterno alla cultura, ventidue anni fa. Rimasi in carica per due anni e mezzo. Il sindaco di allora era Angelo Bottino, un personaggio grandioso”.

Di cosa parla ‘Bacherontius’?
“Il nome richiama a una rivista goliardica, anche se poi non è così. E’ un bimestrale di letteratura, attualità, inchieste e approfondimenti, senza la pretesa di stare sul pezzo. Casomai, di andare dentro al pezzo. I temi che prediligiamo sono quelli sociali e ambientali. Ci collaborano dodici persone e stiamo orgogliosamente in piedi da soli, grazie ai nostri lettori e abbonati, senza nessun tipo di contributo. Per questo possiamo dirci realmente indipendenti. Il bello è che circa la metà delle persone che ci seguono abitano fuori Liguria”.

Nella sua carriera non c’è solo giornalismo.
“Oggi sono in pensione. Di lavoro ho fatto l’arredatore, nell’azienda di famiglia. Ma ho sempre potuto godere, grazie a mio padre, di ampi spazi per dedicarmi alla mia passione, quella di scrivere. Ho iniziato come corrispondente del ‘Cittadino’, che all’epoca usciva come quotidiano, ai tempi del Cardinal Giuseppe Siri, poi ho lavorato al ‘Corriere del Pomeriggio’: dettavo al telefono i pezzi di Sammargheritese, Rapallo ed Entella, al termine delle partite di calcio”.

La casa editrice di cosa si occupa?
“Da trent’anni grazie alle pubblicazioni possiamo pagarci le spese della sede e delle manifestazioni esterne. Pubblichiamo circa settanta libri all’anno, un numero considerevole. Sono soprattutto nel campo della poesia, della narrativa e della storia locali. Numerosi sono i gialli, scritti da autori che abitano dalle nostre parti”.

Com’è cambiata la scena culturale di Santa Margherita?
“Purtroppo c’è meno fermento, rispetto a qualche anno fa. Mentre comuni come Chiavari, Rapallo e Sestri Levante hanno lavorato bene sul fronte della cultura legata al turismo, non posso dire altrettanto di Santa Margherita. Questa nostra città era la capitale della cultura tigullina, ma purtroppo sono cambiate tante cose e non si può sempre vivere di rendita. A Santa abbiamo perso il turismo di alta classe. Quelli che sono venuti dopo, hanno un solo obiettivo: rapinare il territorio”.

Come festeggerete l’anniversario di ‘Tigulliana’?
“In occasione dei vent’anni di incontri, organizzeremo cinque appuntamenti nel mese di luglio. Saranno a Rapallo, comune con il quale abbiamo instaurato un ottimo dialogo e con cui c’è stima reciproca. A Santa non faremo niente in piazza. Il programma è in via di definizione, ma posso dire che saranno grossi nomi a livello nazionale. La location sarà Villa Porticciolo”.

Non è uno ‘scippo’ di Rapallo a Santa Margherita. Solo una vetrina migliore, secondo Delpino, in questo particolare momento storico. “Sta di fatto che le amministrazioni devono fare sistema, se vogliamo davvero rilanciare il Tigullio nella sua interezza. E soprattutto, non mi stancherò mai di dirlo, bisogna rispettare lo splendido territorio che ci è stato donato e nel quale abbiamo la fortuna di vivere”.
L’attività di Delpino è frenetica. Chiude l’intervista con educazione e ricorda: “Ogni nuova realtà editoriale, e quindi anche la vostra, è un grande arricchimento. Vi auguro ogni bene”.
Grazie, di cuore.

ALBERTO BRUZZONE

 

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