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Giovedì 11 dicembre 2025 - Numero 404

La ‘seconda vita’ del Samuele Ranch di Castiglione Chiavarese, grazie alla passione di Lorenzo Zanotti

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di DANILO SANGUINETI

Yippee Figgeu! La via, anzi la pista ligure che conduce ai verdi pascoli di un ranch è realmente dietro l’angolo: si dipana, costeggiando il torrente eponimo, in Val Petronio. Lo scenario surclassa le aride lande dove rotolano solo i tumbleweed. Strano a dirsi e vergognoso a non sapersi è sufficiente dirigere verso Castiglione Chiavarese, seguire il Petronio, ai piedi della collina che sorregge il paese (ed eccoci in via Fiume 12) a Samuele Ranch, il paradiso del cavallerizzo che disdegna il semplice maneggio e predilige il percorso e gli stili di monta variegati.

Qui si impara da zero e ci si specializza, si perfeziona lo stile e si scopre un mondo meno inaccessibile di quanto si temesse. Bastano un po’ di curiosità e un po’ di impegno, al resto pensa il gestore di una struttura proteiforme con utilizzo multipiattaforma che nel corso degli anni ha mutato pelle diverse volte e la muterà ancora.

Il ranch di Castiglione era una fattoria, poi un agriturismo e un maneggio, adesso è solo un ranch per cavalli ma che ambisce entro breve tempo a un ritorno all’offerta al pubblico con visione di 360 gradi sulle possibilità del territorio perché aprirà nuovamente la sua rinomata cucina, spenta dal cambio di gestione sommato alle inevitabili restrizioni dei mesi scorsi. Ci saranno sorprese anche in campo gastronomico tali da vincere ogni immaginabile resistenza a passare da quelle parti. Un ranchero ligure che ti mette sotto il naso invece che una prosaica scodella di pasta e fagioli alla messicana i paradisiaci ravioli, piatto forte della zona, sarà un richiamo che non consentirà resistenza.

Lorenzo Zanotti è subentrato alla fondatrice dell’azienda quattro anni fa, la signora Etta, una istituzione nel mondo ippico della Liguria e non solo. Un erede scelto per cooptazione, la comune passione per i cavalli ha premiato il giovane (28 anni e qualche mese) Lorenzo che ha immesso nella azienda il suo fresco entusiasmo e un mare di idee con una onda costante di progetti e promesse.

“Che in parte hanno dovuto confrontarsi poco dopo che la struttura organizzativa era tornata a girare a pieno regime contro lo scoglio tremendo e del tutto inesplorato dell’emergenza Covid. Dato che qui lavoro da solo, con un solo stalliere come aiuto e dei collaboratori esterni per le lezioni e le uscite a cavallo, ho dovuto posticipare diverse iniziative. Un rinvio sia chiaro, nessuna rinuncia”.

La voglia di continuare, di non disperdere un patrimonio costituito da clienti affezionati, proprietari di cavalli soddisfatti e classi di allievi in costante crescita, prevale su ogni altra perplessità. C’è materia e materiale per fare ancora meglio.

La partenza fu epica. Ce la racconta la ‘fondatrice’, la signora Etta: “Era il 13 giugno 1987, avevo appena comprato la proprietà dove sarebbe nato il Samuele Ranch e in una giornata piena di sole entravamo attraversando il mitico ponticello insieme io e ‘lui’ per la prima volta. Gli sussurrai all’orecchio, come in una favola: è casa tua, di qui non ti manda via nessuno. Una promessa con il cuore, mantenuta per sempre, anche se ‘lui’ non c’è più fisicamente, è ancora qui, la sua essenza, il suo profumo mi salutano ogni volta che mi trovo qui”.

‘Lui’ è Samuele, il cavallo di razza che accompagnò Etta lungo l’intero corso della sua esistenza e al quale è intitolato il ranch. “Venivo qui sin da bambino – rammenta Lorenzo – vidi Etta e Samuele, non potevo certo cambiare il nome. Il Ranch era strettamente legato ai due ‘fondatori’, Etta e il suo cavallo. Il titolo era una garanzia che qui c’erano e ci sono persone che rispettano i cavalli, che sanno come trattarli, come accudirli”.

Nel momento del passaggio di consegne Lorenzo si accorse che c’era parecchio da rinnovare. “Negli ultimi anni per ragioni di età la signora riusciva a fare meno in alcuni campi e doveva trascurarne altri. Maneggio, scuola di equitazione, ristorante, agriturismo. Troppo per una persona sola. Ho cominciato concentrandomi sul settore equitazione”.

Samuele Ranch era nato come un punto d’incontro per chi vuole conoscere questo mondo, imparare a cavalcare e vivere qualche giorno in piena libertà nella natura. La valle è piena di lucciole, di volpi, di aironi, di scoiattoli, il ranch è circondato da un torrente trasparente, un grande uliveto, una casa colonica dei primi ’900, ampi spazi aperti per i cavalli dove possono vivere liberi, un ricco orto, ha semplici camerette, una gustosa cucina. “In estate ci sono i campus-vacanza dove i ragazzi e i bambini possono godere un po’ di tutte queste cose meravigliose. Una scuola di vita, in un ambiente familiare ma con una chicca di professionalità che aiuta a crescere e a migliorare. Anche per gli adulti le porte sono aperte non esiste età per scoprire i segreti del ranch, questo mondo è pieno di sorprese e soddisfazioni per tutti”.

Oltre a riproporre il trekking a cavallo, che non si faceva da molto tempo, Lorenzo Zanotti ha dato un grande impulso alla scuola di equitazione. “Si svolgono corsi e lezioni individuali di equitazione di base, salto ostacoli (mai praticato prima al Samuele Ranch), dressage e stage su vari argomenti. Il Pony Club prevede corsi e lezioni per bambini a partire dal quarto anno compiuto. Seguiamo i bambini dal battesimo della sella alle prime gare, insegniamo prima di tutto il rispetto e l’amore per il cavallo. Organizziamo campus estivi e programmi per le scuole. Il programma dei nostri corsi di equitazione prevede, oltre al lavoro in sella, l’apprendimento della gestione del cavallo da terra, pulizia e sellaggio, lavoro alla longe”.

L’attività dell’equitazione si svolge dal martedì alla domenica, tutto l’anno, senza vincoli di orario, obbligatoriamente su appuntamento. Per arrivarci basta imboccare la statale della Val Petronio, al chilometro 85 prima di entrare a Castiglione, troverete una deviazione sulla destra che indica via Fiume e Samuele Ranch. Basta percorrere la discesa fino in fondo, alla fine della strada c’è il cancello di ingresso. Chi c’era stato tanti anni fa potrebbe non riconoscere il complesso degli edifici.

“In un quadriennio abbiamo fatto parecchio lavoro: rimodernato, ampliato, costruito ex novo. Ora ci sono box grandi e luminosi, campo in sabbia, illuminato e con impianto audio, tondino coperto, paddock con capannine, zone lavaggio e grooming, club house con stufa a pellets, saletta interna alla casa coloniale con camino, aree verdi e curate con fiori e piante”. In più per consentire la partenza e il percorso di diverse vie che portano anche molto lontano (sul Biscia o sul Penna, in Val d’Aveto e in Val di Vara) è stata effettuata la pulizia di lunghi tratti dei sentieri collinari che si allargano a raggiera da Castiglione.

“Un’opera che l’amministrazione comunale, con la quale siamo in grande sintonia, ha riconosciuto come meritoria. Ci ha fatto piacere perché hanno capito che siamo decisi a recuperare un patrimonio comune ambientale e turistico”.

E a muovere interessi economici non indifferenti. “Prima della pandemia avevamo a dimora quasi 40 ‘ospiti’ a quattro zoccoli, oggi sono un po’ meno di 30. La pandemia non ci ha fatto chiudere ma ha inciso sulle possibilità dei clienti. Abbiamo così rinviato la riapertura del ristorante. Lo faremo senza dubbio (a meno di nuovi cataclismi sanitari per i quali faccio i debiti scongiuri) la prossima primavera. Posso garantire che proporremo una cucina locale con prodotti a km zero in piena sintonia con la filosofia del ranch”.

Passo, trotto, galoppo, si scioglie la briglia, anche all’immaginazione. Se vuoi sentirti John Wayne padronissimo, gli altipiani non mancano, al posto di praterie sconfinate ci sono sentieri angusti, la perizia richiesta è maggiore. Essere a cavallo è più faticoso di quanto sostenga la vulgata. In groppa ad un Equus Ferus Caballus riesce a issarsi chiunque, più o meno; procedere a buon passo ben saldo in arcione è altro paio di maniche, o meglio di staffe.

Samuele Ranch diventerà un posto di lusso per cavallerizzi esperti e bon vivant. Con un’unica avvertenza per i conduttori dei destrieri: nessun caval donato perché le piacevolezze hanno un costo e non è il caso di guardar loro in bocca.

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