di DANILO SANGUINETI
È legittimo il sospetto che se la scatola di cioccolatini fosse stata acquistata in un negozio Rossignotti, Forrest Gump avrebbe dovuto cambiare massima. Qualunque pezzo avesse scelto, sarebbe stato sempre e comunque il meglio.
Perché Rossignotti ha alle spalle 180 anni di pratica nell’ideare, testare, migliorare dolciumi. Quasi due secoli: abituati a chiamare storici negozi con alcuni decenni, questo meriterebbe un’altra definizione. Neppure ‘secolare’ sembra andar bene per la bottega di delizie più antica della Liguria o meglio quella riconducibile ad un’unica linea genealogica, con passaggio tra eredi diretti della proprietà che scatta dal 1840 se facciamo riferimento al negozio ancora oggi aperto al centro di Sestri Levante ma che va ricondotta addirittura alla fine del 1700 se si guarda al proprietario della drogheria che poi portò insegne e abilità nella sede di via XXV aprile. Oggi la famiglia Rossignotti è al vertice di una ditta che a Sestri tiene aperte con indiscusso successo tre pasticcerie rifornite da uno stabilimento situato poco lontano, sempre all’interno del territorio comunale.
L’irresistibile attrazione per il dolce che la stragrande maggioranza degli umani sente sin dalla più tenera età cresce esponenzialmente quando ci si trova a passare davanti a una delle vetrine Rossignotti: in prima fila il torrone, pezzo forte del marchio omonimo, poi caramelle, panettone, confetteria varia e cioccolato in ogni variante immaginabile. Un’iniezione di glucosio che passa dagli occhi e arriva ai recettori del nostro cervello ancor prima di essere stato analizzato dalle papille gustative. Non è facile togliersi l’acquolina di bocca e concentrarsi sul racconto della storia della ditta, che è anche quello della propria famiglia, fatto da Giacomo Rossignotti, sesta generazione di alta pasticceria e tutor della settima che si appresta a raccogliere il testimone.
L’imprenditore da tempo ha dovuto affiancare alla conduzione dell’azienda di casa anche l’opera di alto dirigente della Novi, altro nome glorioso dell’industria dolciaria italiana, della quale la sua famiglia possiede una rilevante quota. Sintomatica della serietà personale la soluzione trovata per gestire i vari impegni: “Rossignotti è casa mia, Novi è un edificio in multiproprietà, è doveroso che io pensi soprattutto a ciò cui devo rendere conto”.
È lo stesso understatement con il quale traccia il cammino incredibile percorso dai suoi antenati e descrive l’unicità dei negozi e della fabbrica, che sono antichi non solo nel contenuto, pure nel contenente. “È una storia lunga. Che comincia in un’altra epoca, in realtà un altro mondo, a fine del Settecento, a Genova. Quando dal porto dell’ancora in vita Repubblica sbarcavano le spezie dall’Asia Minore e dal Nuovo Mondo. Lì il sestrese Angelo Ghio imparò l’arte pasticciera e la fece fruttare. Maritato con una Daneri, entrambi si dedicano a commercializzare le confetture, il torrone e le torte che inventano a getto continuo. Il connubio tra le basi dei dolci nostrani e i sapori di mondi lontani che guarnivano le loro opere si rivela assolutamente azzeccato. Nel 1840 apre la pasticceria in via XXV Aprile numero 70, i banconi sono realizzati su disegno della stessa signora Ghio. La coppia, iscritta all’anagrafe del Regno di Savoia rispettivamente come droghiere e come prestinaia, ha due figlie, Giuliana e Caterina. La prima sposa un comandante di vapore, Tommaso Rossignotti”.
Cambia il cognome in cima all’insegna, anche se la linea dinastica rimane diretta e continua. “Tommaso e Giuliana hanno un figlio, Angelo, che a soli 15 anni rimane orfano. Allevato da una vecchia domestica, con il patrimonio di famiglia sotto tutela, va ad imparare il mestiere dai rinomati Romanengo di Genova. Diventa maestro pasticcere, torna a Sestri e fa prosperare gli affari, tanto che all’alba del Ventesimo secolo apre la seconda pasticceria. In viale Dante, n. 2, oggi pieno centro città ma allora periferia. Anche in questa sede il design è creato ‘dall’interno’, con il concorso della consorte. Il negozio è un atto di coraggio ripagato in pieno dai ricavi, la ditta oramai ha assunto dimensioni importanti, il volume delle vendite, al dettaglio e all’ingrosso, obbliga a cercare un’area dove erigere una fabbrica”.
Siamo negli anni Venti, Rossignotti è un piccolo impero fondato sul caramello… “Entra in scena anche mio nonno, Giacomo. Nel 1924 è inaugurato il complesso in via Olive di Stanghe 7, che ospita lo stabilimento e gli uffici. Nel 1929 arriviamo a Riva Trigoso: il negozio nella ‘frazione’ orientale è collocato in piazza Brigate Partigiane 16. Per non smentire la tradizione di famiglia i nuovi nati sono ‘vestiti’ dal fratello del nonno, architetto. E qui ci fermiamo, almeno per quanto riguarda i negozi targati Rossignotti, poi ci sono le nostre acquisizioni, tipo Mangini di Genova, nel 1957, e le nostre partecipazioni come appunto la Novi”.
Il signor Rossignotti la fa semplice, ma la sua galoppata attraverso i secoli rivela una storia di prodigioso successo e di rimarchevole capacità di gestirlo. Oltre che a un rispetto della tradizione, una cultura del passato che non si risolve in deleterio immobilismo. C’è da festeggiare i 180 anni dell’azienda dolciaria più antica della regione. Un’azienda composta da tre negozi con laboratorio di pasticceria e una fabbrica per la produzione di dolciumi. Con indiscussi pezzi forti: “Nei primi decenni soprattutto pasticceria, in particolare biscotti e pandolce genovese. Nel 1924 nella fabbrica il via alla produzione di caramelle e torrone. Lo sviluppo della produzione di torrone colloca Rossignotti nel periodo anni 1920-50 tra le più importanti aziende del settore sia in Italia che nelle Americhe”.
Il successo ha una spiegazione apparentemente semplice: “Se da oltre 6 generazioni i prodotti Rossignotti sono sul mercato e sono apprezzati, lo si deve all’alta qualità. Abbiamo scelto non a caso come slogan ‘Una sola qualità: la migliore!’ Lo riteniamo una verità provata da attestati e riconoscimenti. L’utilizzo di materie prime di ottima qualità premia sempre. Abbinandovi l’innovazione tecnologica applicata sempre al rispetto totale della tradizione e delle antiche ricette”.
Un rispetto che consente un ulteriore primato. “A Sestri abbiamo quattro siti, il più ‘giovane’, quello di Riva, ha 91 anni, che sono praticamente rimasti intonsi rispetto al momento della loro apertura. Abbiamo conservato vetrine, insegne, stile, banconi, armadi. Guardiamo indietro e andiamo avanti”. Dategli un pezzo di torrone e, per quanto il suo sia rinomato per la morbidezza, vi solleverà il mondo.