di DANILO SANGUINETI
Il mestiere dell’entertainer, la professione dell’intrattenitore, è probabilmente uno dei più complicati al mondo. Come ricordavano i vecchi attori di teatro – quelli veri non quelli da un tanto a lacrima che si formano presso gli amici di…chiunque – a far piangere sono buoni tutti, a far ridere ci riescono in pochi e in pochissimi per molto tempo.
Scegliere come lavoro – sia pure facendo a mezzo con un altro, meno spumeggiante ma importante nella sua solida ripetitività – quello di animatore di eventi pubblici e privati, di essere insomma per contratto il “re della festa” è un bel azzardo. Non è per tutti. Essere sempre al centro del gioco, il fulcro attorno al quale gira tutto un mondo di intrattenimento è molto ma molto arduo, può essere per diversi aspetti scoraggiante se non logorante. Guadagnarsi l’interesse e il rispetto del pubblico, piccolo o grande che sia, smaliziato o ingenuo, è ogni volta assai complicato.
Chi vi riesce ha una soddisfazione che non è solo materiale, non è quantificabile con il mero denaro. È un piacere intellettuale quello di far spuntare un sorriso su un volto o far passare un minuto o un’ora di svago, suscitare di letizia in questo pazzo pazzo mondo. Romeo Maggi, classe 1986, ci riesce. E esegue la sua mission in molti modi diversi, a volte scatenando l’ilarità, solleticando la pancia dei suoi ascoltatori, a volte stuzzicando il loro intelletto.
È diventato imprenditore di se stesso, trasformando in attività redditizia ciò che per lui è sempre stata una vocazione. È lui il volto dietro la maschera di Mae Meo Animazione. Nato 39 anni fa a Perugia, dal 2016 vive a Chiavari. “Una migrazione d’amore” ammette. D’altronde con quel nome… “Mi sono diplomato nella mia città natale in “Amministrazione Finanza e Marketing”. Fin da giovanissimo ho manifestato una forte passione per l’animazione, l’intrattenimento e lo spettacolo. Non mi vedevo dietro una scrivania così nel 2006 decisi di fare l’animatore turistico al servizio di un tour operator, nella fattispecie “Eden Viaggi”. Mi mandarono nei vari club, lavorai in Spagna, Egitto, Turchia, Cuba, Grecia e ovviamente Italia. Mi sono fatto le ossa affrontando ogni genere di “palcoscenico”. Campeggi, alberghi, villaggi, resorts grandissimi e lussuosissimi ma anche in strutture più piccole ma sempre affascinanti. Ho operato sia al mare che in montagna che in collina, ho ricevuto ospiti da tutto il mondo, o quasi, e anche quando le lingue non aiutavano ho sempre trovato la forza e la determinazione per comunicare. Ho ricoperto tutti i ruoli possibili immaginabili dal contatto, allo sportivo, al fitness, al mini club, junior club, al jolly, al capo animazione, ho dovuto anche imparare a ballare e a stare su un palcoscenico”.
Il villaggio turistico è in effetti un po’ il Carro di Tespi della nostra era. Il primo nome che viene in mente è quello di Fiorello.
“Nel 2016 quando arrivai a Chiavari entrati nello staff del ristorante pizzeria della mia fidanzata Maela e della sua famiglia: “Malu Pizzeria con Cucina” nella parte occidentale della città, di fronte alla scuole elementari Fortunato Solari”. Pur sempre un palcoscenico, un locale pubblico, quindi il passo successivo per uno come Romeo era inevitabile.

“In effetti pensai di poter essere un valore aggiunto alla pur ottima cucina della famiglia di Maela. Introdussi piccole animazioni, passatempi e giochi all’interno del locale. Fu subito un grande successo: la clientela poteva godere di un servizio extra gratuito coinvolgente e divertente”. L’apprezzamento degli avventori riportò Maggi sulla cattiva strada. “Dopo qualche anno aprii la partita IVA e partii con la “Mae Meo Animazione“. Che chiunque può ingaggiare, basta telefonare al 348 0530985.
Come si intuisce l’avventura si rivelò vincente. Mae Meo in pochi anni si è guadagnata una fama, ben meritata, nel giro dell’entertainment del Levante e non solo. Romeo Maggi era anche sempre attento alle mode e alle ultime novità veicolate da media vecchi e nuovi.
“I miei servizi includono feste di compleanno, matrimoni, addii al celibato/nubilato, lauree, pensionamenti, riunioni di Team Building (quando i dirigenti di un’azienda lavorano sull’affiatamento interno divertendosi n.d.r.), Baby Showers (le coppie di neo-genitori svelano il sesso del bebè n.d.r), feste di piazza e molto altro”. Nell'”altro” ci stanno diversi mondi. “Perché le mie attivitá prevedono un mix di offerte, dai giochi di una volta riadattati in chiave moderna ai giochi a quiz a tutto quello che matura nella mia fantasia”.
Sempre avendo ben chiaro i confini di cosa si può fare e cosa no. “Su questo non ci deve essere dubbio: la creatività, l’etica, la continua ricerca di nuove formule e la collaborazione sono la base di questa professione”. Probabilmente ad aiutarlo nell’essere così deontologicamente rigoroso c’è un altro particolare. Il singolare ed interessantissimo 39enne di Perugia ha una doppia identità. Accanto al Joker c’è il Driver super affidabile. È vero, ho anche un altro lavoro: sono un autista di scuolabus presso l'”Agenzia Viaggi Tigullio Marcone”. Mi prendo cura dei bambini degli asili e delle scuole elementari del Comune di Chiavari”. Con un successo strepitoso anche qui, come possono testimoniare intere classi di scolari passati per il suo pullmino.
Sarebbe tanto, c’è ancora qualcosa. E non è trascurabile. Romeo Maggi è diventato responsabile per la zona di La Spezia de “Il Cervellone”. “Collaboro con il Cervellone di Genova e Levanto ma io mi occupo dei “campionati” dell’estremo Levante ligure”. E che cosa è il Cervellone?
“Il Cervellone” è un quiz game interattivo che ha conquistato l’Italia in brevissimo tempo grazie alla sua capacità di ricreare, dal vivo e in maniera coinvolgente, l’emozione dei quiz televisivi in un contesto sociale. Il gioco si svolge principalmente in locali, pub, centri commerciali e piazze, dove squadre di almeno due persone si sfidano in una serie di prove che spaziano dalla cultura generale a giochi di memoria, rapidità e riflessi mentali”.
I partecipanti accumulano punti, spesso espressi con il simpatico termine “Q.N.” (che sta per Quoziente Neuronico), rispondendo a domande e completando sfide ispirate a vari ambiti: dalla musica al cinema, dallo sport alla cultura pop.
Ciò che rende unico “Il Cervellone” è la varietà dei format proposti: ci sono giochi in cui bisogna indovinare le hit parade (come nel format “Top 10”), quiz sui personaggi famosi (tipo “Indovina chi?”), prove di rapidità, giochi di logica e tanti altri mini-format che si alternano durante la serata. Questa molteplicità di prove garantisce che ogni serata sia ricca di adrenalina, divertimento e un pizzico di sana competizione. Un ulteriore elemento che ha accelerato la popolarità del quiz game è la sua evoluzione in chiave digitale. Attraverso l’app Wicontest, i giocatori possono allenarsi con oltre 70.000 domande inedite, partecipare a sfide “Battle Quiz” 1 contro 1 e confrontarsi anche in modalità “Global Quiz”, portando il Cervellone oltre i confini dei locali fisici e rendendolo accessibile ovunque. Inoltre, esistono veri e propri campionati nazionali, come il “Champions Quiz”, che riuniscono squadre da oltre 800 locali in tutta Italia, creando una community appassionata e in continua crescita.
“In sostanza, “Il Cervellone” offre un’esperienza unica in cui il divertimento, la cultura e la competizione si fondono per creare serate indimenticabili. Io per colpa, anzi grazie a questa moda in pratica non ho più una serata libera da qui a…boh!”.
Merita una riflessione supplementare. I quiz hanno perso la patina di disprezzo che una certa cultura “radical chic” aveva appiccicato loro addosso: “Squallida esibizione di nozionismo”, “Premiano i pappagalli non i sapienti” ecc ecc.
Il pragmatismo della scuola di pensiero anglosassone ha ben spiegato come una serie di domande ben calibrate permetta di comprendere molte cose sulla personalità dell’intervistato. Tanto che nelle scuole Usa i test sono a quiz. Un formulario che qui al massimo ti porta a partecipare a “Chi vuol essere milionario” a Yale e al Mit vale come prova di ammissione. Con una dolorosa precisazione: in Italia circa un adulto di 16-65 anni su quattro presenta ridotte competenze in tutti e tre i domini cognitivi (literacy, numeracy e problem solving adattivo). Il 35% delle persone di 16-65 anni ha ridotte competenze (è low performer) nella lettura e comprensione di testi.
Quindi ben venga il Cervellone di Romeo Maggi. Sì o no. Bianco o nero. Contatto aperto o chiuso. 0 o 1. La cultura binaria va bene, ma non esageriamo.