di DANILO SANGUINETI
Il depuratore, il babau per ogni amministrazione comunale che deve adeguarlo alle più stringenti (e sensate) normative comunitarie, può rivelarsi un’opportunità imperdibile anche per una società sportiva. A patto che chi progetta e costruisce tenga conto che tra un impianto per la sanificazione e un complesso sportivo c’è una ‘leggera’ differenza.
Lo testimonia la vicenda del Groove Roller Sestri Levante che avrà (almeno così spera) un impianto per il pattinaggio a rotelle nuovo di zecca al posto dell’attuale pista a cielo aperto, adeguata alle esigenze ma da tempo bisognosa di rattoppi e alcune particolari cure. Per adesso di certo c’è solo un periodo di transizione, con sicuri ancorché inevitabili disagi dovuti alla chiusura dell’intera area per consentire che sia piazzato il cantiere per gli imponenti lavori del nuovo impianto di depurazione e che come onere di urbanizzazione venga eretto poco lontano il Palazzetto dello Sport che dovrebbe inglobare nella sua mole anche il ‘Rolledome’.
Da pochi giorni è stato pubblicato il bando di gara per la realizzazione, in zona Ramaia, dell’impianto di depurazione comprensoriale a servizio dei comuni della Val Petronio (Sestri Levante, Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese). Un’opera da poco meno 63 milioni di euro. Il bando per conseguire l’appalto prevede che entro il prossimo 7 febbraio siano presentate le offerte, la scelta dei vincitori entro inizio estate. I lavori dovrebbero partire subito dopo, se tutto dovesse andare per il verso giusto entro il 2024 (a essere ottimisti) la chiusura.
Nel frattempo la chiusura della pista di pattinaggio a rotelle è inevitabile. Marcella Bachi, il presidente del Groove Roller, sa di non avere alternative: “La nostra pista in cemento farà posto ai mezzi e agli uffici delle ditte che lavoreranno al nuovo depuratore che sorgerà lì vicino. Nel progetto approvato è indicata, tra gli oneri di urbanizzazione, anche la costruzione della copertura per la pista da pattinaggio. Non saremmo più alla mercé degli eventi atmosferici. Il rovescio della medaglia è che il trasloco, definito dall’amministrazione comunale come ‘temporaneo’, durerà mesi, probabilmente anni”.
È preoccupata nonostante l’uscita del suo club dal periodo nero della pandemia sia stata sorprendentemente positiva. “Ci è stato comunicato dieci giorni fa quale sarà la sede alternativa per le prossime stagioni. Ci avevano proposto prima dell’estate alcune soluzioni che francamente non erano accettabili. I limiti minimi per una pista da pattinaggio a rotelle sono 22 metri per 40. Eravamo molto al di sotto di queste misure e con un fondo in asfalto, in pratica dei parcheggi adattati…”.
Contestualmente alla pratica depuratore è stata offerta dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Valentina Ghio la attesa risposta. “Ci spostiamo nella frazione di Santa Vittoria dove godremo dei lavori legati al progetto di risistemazione del parco Zelasco”. Sono oneri di urbanizzazione legati alla costruzione del depuratore, infatti vi è coinvolta Iren.
Dal Comune fanno sapere: “Abbiamo voluto fornire agli oltre 70 bambini e alle relative famiglie che praticano il pattinaggio un nuovo sito per garantire la continuazione dell’attività sportiva e rendere di conseguenza disponibili le aree in località Ramaia per l’avvio dei lavori del nuovo depuratore”. Vero e giusto, tuttavia qualche appunto in più ci sta. La sede, provvisoria che sia, non è vicina alla precedente, anzi. Ci si sposta su un terreno di proprietà dell’Istituto Diocesano di sostentamento del clero adiacente ai giardini pubblici Brigata Partigiana Zelasco di Santa Vittoria. Iren ha predisposto progetto di fattibilità, condiviso con la proprietà dell’area e con Città Metropolitana. “Il progetto prevede la realizzazione della pista (di dimensione 22×44), di un prefabbricato a uso spogliatoio, dei servizi igienici, delle docce e del deposito pattini. Completano l’opera la sistemazione dell’area verde al contorno, una tribuna naturale riutilizzando le terre scavate, e un nuovo parcheggio di circa venti posti. Per Marcella Bachi è una soluzione non ottimale, accettata perché l’alternativa era “rimanere fermi sino a quando sarà completato il complesso sportivo al fianco del depuratore. E dato che stiamo parlando di almeno due anni, una società sportiva come la nostra non può permetterselo. Perciò ‘dovevamo’ dire sì a Santa Vittoria. Il posto scelto non è certo il meglio per il pattinaggio, restiamo allo scoperto, e confidiamo che ci dotino in tempi ragionevoli di spogliatoi e di altre infrastrutture indispensabili. Abbiamo raggiunto il numero di 110 tesserati, serve un’area di accoglienza adeguata, cercheremo di adattarci nel sito di Santa Vittoria”.
Sperando che quando sorgerà il nuovo Palazzetto dello Sport in zona Ramaia ci si ricordi del Groove Roller. “Tornare lì ed avere finalmente uno spazio coperto e riscaldato sarebbe un sogno. Speriamo. Al momento non abbiamo alternative”. Ecco. È l’aut-aut che dà un po’ fastidio. Gli amministratori hanno le loro esigenze, per carità. Il fatto che siano puntigliosi sempre e solo con gli atleti e i loro dirigenti, spesso gli unici ai quali oppongono una prussiana severità, rende perfettamente l’idea dell’importanza attribuita allo sport in questo paese.