di DANILO SANGUINETI
Per fortuna che c’è il River Recco. Una società di purissimo settore dilettantistico – fatta da amici per altri amici – che ci ricorda come il calcio prima di ogni altra cosa possa essere un divertimento, la maniera giusta per tenersi in forma oltre i quarant’anni senza sprofondare nel tunnel dei mega sforzi in attività al limite dell’umano.
Il Football Club River Recco è nato nel 2015 su idea di alcuni ex giocatori di Recco, Rapallo e Santa che avevano passato ‘gli anta’ e per ragioni lavorative e di logorio fisico non se la sentivano più di rincorrere ragazzini con venti e passa primavere in meno sulle spalle sui campi liguri nelle categorie della Figc.
Riassume con efficacia Maurizio Carelli, dirigente e giocatore (come quasi tutti i membri del consiglio direttivo del River): “Troppo giovani per fare i pensionati, troppo vecchi per il rock’n’roll. E non ci andava neppure l’idea di limitarci al calcetto, al calcio a 5 che sono sicuramente divertenti ma che hanno regole e modi di giocare decisamente diversi rispetto al calcio a 11 al quale quasi tutti noi eravamo abituati”.
E allora virata decisa verso il calcio amatoriale. “Abbiamo aderito convinti a ‘CalcioLiguria’, l’organizzazione creata da Sandro Scarrone che ha raggruppato tutti i vari circuiti amatoriali della regione. Tornei per squadre di sette giocatori in ogni mese dell’anno”.
E si sono trovati benissimo sin dal primo impatto: “Si può scegliere il campionato o la coppa più adatta alle proprie esigenze. Ci sono manifestazioni per chi vuole o può giocare al sabato, alla domenica oppure nei giorni feriali. In più i gironi sono modellati in modo tale da viaggiare il meno possibile. Esempio che ci riguarda: la caduta del Ponte Morandi ha di fatto spaccato in due Genova, chi sta a Ponente del viadotto ha difficoltà ad andare a Levante e viceversa. Noi a settembre siamo stati inseriti in una competizione che raggruppa i club del Levante genovese, diciamo da Molassana a Rapallo, comprendendo anche le squadre dell’entroterra genovese. Per noi del Rivier la trasferta più lunga è quella di Testana, evitiamo di dover prendere autostrade o infilarci nel traffico del centro di Genova. Con le partite che si disputano al lunedì sera”.
Quindi chi lavora e chi ha impegni personali durante il giorno può rispondere alla convocazioni senza rischiare licenziamenti o drammi familiari. “Non credo che sia un caso se con questa collocazione e grazie anche a un paio di rinforzi eccellenti presi in autunno (Luca Razzeto e Nicolò Bertorello, che è un fuoriquota avendo 36 anni) stiamo disputando un torneo di vertice”.
Il rendimento è cresciuto ma per Carelli quello che conta è altro: “Mai un problema o un contrattempo nel regolare svolgimento delle partite. Tutto programmato, gare che iniziano e terminano in perfetto orario, e cosa ancora più sorprendente, nessun incidente, di alcun genere”. Sembra incredibile ma in un torneo con arbitri e giurie non federali tutto scorre incredibilmente liscio: “In 3 anni e mezzo con gli amatori neppure una rissa. Qualche cartellino rosso, qualche decisione che non ci ha convinto ma tutto è finito lì, nel corso dell’anno tutto si compensa. Devo dire che sta andando in modo superiore alla più ottimistica previsione”.
Potrebbe essere giunto il momento di fare il salto di qualità e puntare a vincere qualcosa. “Forse, ma ciò che conta è mantenere lo spirito di squadra, l’affiatamento fuori del terreno di gioco che trasborda in quello che diamo nel corso della gara”.
Carelli non si nasconde dietro a frasi fatte. Pochi giorni fa sulla pagina Facebook del River è comparso il nuovo inno, una versione adattata di Samarcanda di Vecchioni che termina con una frase: “Vinceremo solo lottando come fratelli”.