di DANILO SANGUINETI
Ciò che ti dà il pane spesso diventa una parte di te. Se per l’intera vita lavori il ferro, è inevitabile che alcune caratteristiche del minerale che ci ha accompagnato per diverse rivoluzioni industriali ti si appiccichino addosso. Da prima della guerra mondiale i Risaliti trattano il ferro, lo recuperano, lo smaltiscono, lo rimettono in circolo. Quattro generazioni forgiate nel metallo duttile e ambivalente quanto resistente e reagente: la famiglia ne ha assorbito le qualità migliori. Lo si capisce ragionando con Stefano Risalti, attuale direttore dell’azienda, anche oggi come ogni giornata in prima linea. “La Risaliti srl, così come l’associata Entella Autotrasporti (che serve a raccogliere e trasportare da e per i centri di smaltimento i rifiuti ferrosi, ndr) sono aperte e operative. Gli ultimi decreti del Governo ci collocano tra le aziende che operano nei settori strategici, dobbiamo continuare a funzionare”.
Guidare un’impresa considerata essenziale è fonte di orgoglio e allo stesso tempo fonte di preoccupazione: “Stiamo operando al 10% delle nostre capacità, ad essere ottimisti. È molto più complicato di prima. Ciononostante non ci si può arrendere”. Stefano, che è stato calciatore di talento, arrivato ai limiti del professionismo, poi allenatore e ora presidente del Sestri Levante, è universalmente conosciuto come un duro, uno che su un campo di calcio è meglio averlo come amico.
“Il mio carattere è noto – accenna a un mezzo sorriso – faccio il possibile per nasconderlo. Anche se sono consapevole che un conto sono le vicende sportive e un altro le questioni di lavoro che ho sempre provveduto a tenere accuratamente separate. Mai ho cercato di farmi bello con i successi sportivi quando ero in azienda e viceversa, non ho gettato il peso dei miei affari nelle storie di calcio”.
E qui ci interessa lo Stefano Risaliti manager che, entrato in ditta a fine anni Settanta, l’ha portata molto più in alto di dove l’aveva trovata. La Risaliti srl si occupa del recupero, lo stoccaggio e smaltimento di rottami ferrosi e rifiuti speciali. In più, tramite la ditta Entella Autotrasporti, garantisce la fornitura di scarrabili per la raccolta rottami. Ultima branca quella dell’intermediazione, ossia la fornitura di rottame ferroso alle acciaierie. “Il tutto nel rispetto delle normative, con attenzione all’ambiente e puntando sempre sull’aggiornamento tecnologico. Qualità che abbiamo acquisito nel tempo, ne abbiamo percorso di strada dall’anteguerra quando mio nonno Dino aveva sul bordo del fiume Entella una cava di raccolta del materiale ferroso. Il nonno ebbe due figli, Teseo e Silvio, che appena raggiunta la maggiore età entrarono nel capannone situato dove oggi c’è una casa ai lati dello stadio Comunale di Chiavari. Si possono ancora vedere gli ampi scavi fatti per i depositi ferrosi, oggi sono diventati dei garage”.
I fratelli sono concordi nell’ampliare il giro di affari. E far nascere la società a responsabilità limitata: “Nel 1970 si inaugura il capannone in via Parma a Chiavari. Più volte ampliato e alla fine doppiato in altro sito in via Conturli a Carasco. Stabilimenti di nostra proprietà, recentemente ristrutturati con adeguamento a tutte le norme di sicurezza. Entriamo in gioco io e mio cugino Guido, figlio di Teseo. L’armonia familiare rimane invariata: ancora oggi è il propellente che ci spinge in alto. Per come siamo organizzati, non abbiamo bisogno di interventi dall’esterno, di consiglieri o super-direttori”.
Un modo di agire che potrebbe sembrare patriarcale, un po’ solipsistico ma che funziona e alla grande. “Sappiamo benissimo che a fare da soli perdiamo qualcosa, soprattutto nel nostro campo dove ci sono competitor molto più grandi e con agguerrite batterie di dirigenti profumatamente pagati. D’altra parte il nostro metodo ha i suoi vantaggi: primo, le decisioni vengono prese da un ristretto gruppo di persone, si parla e si agisce in tempi brevissimi. Secondo, c’è un legame di assoluta fiducia con i partner, con il cugino Guido, con la famiglia, non sei costretto a guardarti sempre le spalle. E terzo ci favorisce nel campo delle relazioni con i clienti”.
In questo Stefano Risaliti ha straragione. Il suo carattere schietto e il suo approccio diretto sfondano anche in zone tutt’altro che aperte allo straniero e alle novità: “Da decenni intrattengo decine di rapporti privilegiati con le aziende della Sardegna. Più volte al mese mi reco sull’isola e dopo aver incontrato i nostri clienti non c’è una volta, dico una, che mi lasciano libero di pagare la cena. Vogliono ospitarmi e un no li offenderebbe profondamente. Passo le serate in banchetti luculliani”.
Il momento, prima della emergenza Coronavirus, era promettente. “In azienda era stato completato l’inserimento della quarta generazione: i miei due figli, Virginia e Filippo, fanno parte oggi a pieno diritto della squadra di comando, le loro attribuzioni sono varie si occupano sia del commerciale che della intermediazione”. La strada appare ancora in ascesa. “In Italia la burocrazia ci strangola, nel nostro settore le certificazioni e le assicurazioni sono valanghe di carta che ti sommergono. Cerchiamo di fare ogni cosa secondo la legge, ma ogni giorno c’è una novità. E adesso anche l’emergenza. Noi restiamo aperti perché il nostro servizio di raccolta, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti è fondamentale. E se c’è da fare il proprio dovere, i Risaliti ci sono, ve lo garantisco”. È il suo stile: brontolone, con il cipiglio ma con un animo più grande della benna che artiglia fuori dal suo capannone un ennesimo carico di arrugginite lamiere.