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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Riparte dalla Terza Categoria, viene promossa e ora festeggia: la storia del Santa Maria Taro insegna a tutti

La lezione dei valligiani diventa un insegnamento che tutti dovrebbero seguire: dietro a un traguardo c’è sempre una ripartenza e dietro a ogni risultato c’è sempre un’altra sfida
Il Santa Maria Taro ha festeggiato la promozione in Seconda Categoria
Il Santa Maria Taro ha festeggiato la promozione in Seconda Categoria
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di DANILO SANGUINETI

Quelli del Santa Maria Taro sono un po’ i fratelli dispersi del Comitato di Chiavari della Federcalcio: apparentemente oltre i margini estremi del territorio concesso dalla Figc al più piccolo dei cinque comitati zonali della Liguria, in realtà fanno parte da tanti decenni della comunità delle società calcistiche che gravitano attorno alla delegazione del Levante. Un club che si dimentica del fatto di essere geograficamente collocato in Emilia, che vuole stare con i tigullini e che si è sempre distinto per la serietà e la sportività con la quale prendono parte ai tornei organizzati in loco. È per questo motivo che il comitato un paio di settimane fa ha voluto festeggiare in loco la vittoria della rinata società calcistica locale del campionato di Terza Categoria

A incontrare i giocatori, tecnici e dirigenti è andato Aldo Fuggetta, responsabile dell’attività giovanile del comitato regionale. “Ero lì per portare, innanzitutto, i saluti e i complimenti del Delegato Provinciale della LND di Chiavari, il presidente Ignazio Codice”. Ai dirigenti del S. Maria, particolarmente al presidente Cardinali che è arrivato a dare nuovo impulso al club, Fuggetta ha riconosciuto il pieno merito per essersi laureati campioni provinciali ed essere stati quindi promossi in Seconda Categoria.

“Ho detto loro che erano tutti parte di questo straordinario successo, che senza di loro nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile. Sono stati bravi: hanno creato qualcosa di unico dallo spogliatoio al campo e non solo, grazie ad un’amicizia e una passione indiscutibili, componenti essenziali e uniche”.

Fuggetta prende il S. Maria come esempio. “Sono stati migliori di altre squadre è vero, ma ciò che hanno fatto in ogni partita è stato quello di aiutarsi con rispetto e determinazione, ma sempre e soprattutto con divertimento e cuore”.

La lezione dei valligiani diventa un insegnamento che tutti dovrebbero seguire: “Ricordiamoci sempre che dietro ad un traguardo c’è sempre una ripartenza e dietro ad ogni risultato c’è sempre un’altra sfida. Non bisogna ma mollare, c’è da andare avanti anche quando si crede di non farcela. Lo sport occupa un posto rilevante nella vita di ogni ragazzo/a, perché non è solo sinonimo di grandi eventi. Lo sport come momento di sana competizione e soprattutto elemento di socializzazione, di formazione e di prevenzione. Promuovere lo sport significa avere a cuore il destino delle generazioni future, il loro successo nella vita prima che negli stadi”.

È la mission del comitato provinciale, di quello regionale, come Fuggetta sottolinea: “Socializzare attraverso lo sport è una delle componenti educative più importanti. Sempre attuale perché avvicina giovani e adulti, aiuta a fare gruppo, a collaborare, ad essere solidali. È proprio perché avvicina giovani e adulti che la prima chiave di lettura per capire il mondo dei giovani sono i grandi. I giovani sono come delle spugne che assorbono tutto ciò che gli si propone. Persone inadeguate possono far tradire lo sport da parte dei giovani perché spesso la delusione lascia velocemente li posto all’abbandono”.

Il discorso scende nel concreto: “I tecnici e dirigenti hanno un ruolo importante e delicato. Non basta una buona preparazione tecnica ma bisogna avere particolari conoscenze, essere un maestro di vita che sappia entrare nel cuore del ragazzo, I giovani devono sempre tornare a casa felici dopo un allenamento o ancora di più dopo una partita sia che vincano o che perdano”: Fuggetta non ha dimenticato l’insegnamento del suo maestro, carissimo amico e stimato allenatore, Renzo Uzzecchini: “Se pensi di essere arrivato nel calcio vuol dire che non sei ancora partito e ricordati sempre che non c’è mai età per imparare perché il mondo dei giovani è sempre in continua evoluzione”. L’arroganza e la presunzione possono portare ad illudersi di essere superiori. ma solo la stima degli altri non ci fa inferiori a nessuno.

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