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Giovedì, 1 giugno 2023 - Numero 272

Si rafforza la volontà di far crescere la conoscenza del ‘Retablo’ di Testana, una prestigiosa pala d’altare le cui origini sono ancora avvolte nel mistero

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di ROSA CAPPATO

Si rafforza la volontà di far crescere la conoscenza del ‘Retablo’ di Testana. Il ‘Retablo’ con storie della Passione è un autentico tesoro custodito a Testana d’Avegno, alle spalle di Recco. L’opera in legno scolpito, dipinto e dorato, sembra risalante al 1500. Si trova nella chiesa di Santa Margherita Vergine Martire e continua a rappresentare un’attrattiva per gli amanti dell’arte. Soprattutto per le sue origini, che restano un mistero. Da qualche mese un gruppo di giovani sta pensando di renderlo ancor più famoso e godibile a chi giunge sin lassù.

In generale il Retablo è una grande ‘pala’ d’altare, elemento decorativo per le chiese, usato in Spagna e in America Latina, composta da vari scomparti dipinti, alternati a scomparti in rilievo, tutti inseriti in una cornice ricca ed elaborata, con scene sacre come la Passione di Cristo o la vita dei santi.

Quello di Testana è datato tra il 1510 e il 1515 e fu presentato ufficialmente a Genova il 17 dicembre 2004, in mostra, fino al 13 marzo dell’anno successivo col titolo: ‘La Sacra Selva – Scultura lignea in Liguria dal XII al XVI secolo’. L’evento si svolse sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica dell’epoca, Carlo Azeglio Ciampi, e il Ministero per i beni e le attività culturali, mostra ideata e curata da Franco Boggero e Piero Donati della Soprintendenza per il Patrimonio storico artistico ed etnoantropologico della Liguria, ente oggi divenuto Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona.

Un vero e proprio unicum, sul quale sono state formulate diverse ipotesi. Alessandra Cabella ne seguì il restauro, di cui si occupò Antonio Silvestri, presentato una volta ultimato, nella chiesa di Testana, nel 2006, alla presenza dell’allora arcivescovo Angelo Bagnasco, oltre le numerose autorità.

Cabella spiega che la scultura lignea aveva problemi strutturali e quindi fu restaurata: “È fondamentale occuparsi anche della struttura, non solo dell’estetica – riferisce – e per questo nell’occasione è stata rivista l’ossatura del Retablo”.

Il ‘Retablo’ con storie della Passione viene definito, nella lunga relazione descrittiva redatta dagli esperti d’arte, ‘opera emblematica della presenza nel territorio ligure di manufatti lignei nordici’. Di fatto è sconosciuto il modo e il periodo certo che l’ha condotto nella chiesa di Testana. Su di esso si soffermarono già alcuni eruditi ottocenteschi. Ne parlano Ludovico Ragghianti, storico dell’arte classe 1910, e poi Giovanna Rotondi Terminiello, che seguì il primo complesso restauro nel 1987 e ne ha delineato con maggiore precisione le vicende conservative. Si deve alla studiosa anche il riferimento di un inventario dei beni della chiesa, risalente al 1770, dove è citato come ‘quadro di legno con figure di basso rilievo’. Questa fu la prima notizia del Retablo secondo Angelo e Marcello Remondini (1887) trasferito nel borgo di levante tra il 1749 e il 1770. Facendo riferimento a Rotondi Terminiello si sottolinea che l’opera venne credibilmente commissionata da un mercante genovese, durante un soggiorno nella regione del Brabante, con probabilità nella città di Bruxelles.

Anche l’assenza del riscontro di eventuali contrassegni attestanti la qualità del legno riportata nella relazione e della policromia, farebbe pensare proprio a un’esecuzione su incarico, piuttosto che un acquisto in una fiera di Anversa, dove venivano proposti pezzi già preconfezionati. L’ipotesi è anche suggerita dalla particolare struttura del manufatto, abbastanza rara nel contesto delle molte testimonianze rimaste nell’area dei Paesi Bassi meridionali. L’esempio più vicino pare il Retablo di Sant’Anna, conservato nella cattedrale di Bruges in cui si riscontra, oltre a un identico fondo a losanghe, anche un’analoga sovrabbondanza di foglia d’oro. Appare dunque, date le particolarità, un’opera su commissione da parte di un ligure, come quelle che giungevano a Genova nei primi decenni del ’500, della rinomata produzione fiamminga e ‘adeguata’ al gusto del mecenate forestiero, di cui ad oggi rimane ignota l’identità, non avendo ancora rintracciato la destinazione originale del manufatto. Questo mistero irrisolto ne accresce l’interesse e, grazie a una collaborazione con la Soprintendenza e i residenti, il ‘Retablo con scene di Passione’ è un manufatto costantemente monitorato: protetto da un vetro, è anche rimasto intatto nonostante il terremoto del 22 settembre.

“La chiesa, riaperta domenica scorsa, – riferisce il sindaco di Avegno, Franco Canevello – è rimasta chiusa per precauzione, ma ora ospita nuovamente i visitatori incuriositi dalla nostra rara opera d’arte”. Riferisce dell’interesse sempre crescente anche il fabbriciere che collabora con la parrocchia e apre le porte ai tanti turisti che anche quest’estate si sono mostrati incuriositi e consapevoli della sua presenza a Testana: “Noi cerchiamo di essere sempre presenti – spiega Maurizio Panetta – Se vogliono vedere il Retablo, ci sono diversi parrocchiani disponili anche a chiamata. Ai piedi dell’opera abbiamo messo i volantini e la locandina con tutti i dati storici recuperati”. A rendere ancor più noto e fruibile il Retablo, tuttavia, stanno pensando alcuni ragazzi della frazione, tra cui Davide Canevello, presidente del ‘Centro sociale festeggiamenti Testana’, una quindicina di giovani che amano molto il proprio paese e le sue peculiarità. “Le persone conoscono l’esistenza di quest’opera d’arte, anche chi non è Ligure – conferma Canevello – però ci piacerebbe che oltre ai turisti potessero venire anche gli scolari, o giornalisti ed esperti. In paese tutti conosciamo l’importanza di questo quadro, ma vorremmo fare qualcosa in più per portarlo maggiormente alla ribalta. Ci stiamo lavorando e con il nuovo anno potrebbero sorgere alcune novità poiché abbiamo già le idee e la volontà per questo progetto divulgativo”.

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