di NICOLÒ PAGLIETTINI *
Sono tante le rinunce che abbiamo dovuto fare in questo periodo di grave emergenza sanitaria. Restare a casa oggi per tornare a essere i protagonisti di domani, quante volte l’abbiamo sentita questa frase?
Ci è stato chiesto di restare a casa, solo questo, niente di più. Adesso, però, che stiamo per entrare a grandi passi nella cosiddetta Fase due, sono tanti gli interrogativi che attanagliano il mondo delle persone con disabilità visiva. Perché se prima navigavamo tutti sulla stessa barca, ora inevitabilmente, far valere i propri diritti sarà molto più difficile. Nulla sarà come prima, questa è l’unica certezza che abbiamo, ma allora come faremo a garantire la sicurezza necessaria alle persone che non vedono?
Proviamo ad analizzare la situazione nella sua interezza: è lampante che una persona cieca non sia in grado di mantenere il distanziamento sociale né per strada né sui mezzi pubblici. Chi non vede si muove in autonomia grazie al bastone bianco o al cane guida, ma questi aiuti non possono assolutamente evitare che chi li utilizza non entri in contatto con altre persone.
La vita dal 4 maggio piano piano ripartirà, saranno autorizzate anche delle brevi passeggiate da svolgersi in solitaria o con la persona con cui si vive, ma voi sapete quante persone cieche o ipovedenti vivono da sole? O quante persone con lo stesso problema vivono insieme? A loro cosa dobbiamo dire, restate a casa in eterno? Sapete, fortunatamente, quante persone con disabilità visiva hanno un lavoro?
Adesso che riapriranno le aziende, come faranno ad andare da soli a lavorare evitando il rischio di avvicinarsi troppo alle persone incontrate sulla propria strada? Chi scrive è un grandissimo amante dell’autonomia, ma è chiaro che in questo momento, per chi non vede, mantener le distanze di sicurezza non è per niente facile. Pertanto, una soluzione la meritiamo. La meritiamo perché siamo persone, e come tali, dobbiamo avere gli stessi diritti dell’intera comunità. In questa fase così particolare, per poter avere un ruolo nella società è indispensabile che si faccia un’eccezione e che le persone cieche e ipovedenti possano avere un accompagnatore di loro fiducia con il quale uscire per strada, rispettando le misure di sicurezza indicate. Senza cadere nel mondo della banalità, è ovvio che chi non vede non può guidare e quindi, già in condizioni ordinarie, è costretto a usufruire dei mezzi pubblici, ma adesso come si farà a prendere autobus e treni in sicurezza? Come si potrà prendere posto vicino all’autista per essere aiutati senza superare le distanze indicate? Come si farà a sedersi su un treno senza superare i parametri di vicinanza?
Tutti interrogativi ai quali, purtroppo, per ora non abbiamo una risposta. Tuttavia, in attesa di qualche indicazione, consentiteci di riprendere in mano la nostra vita e le nostre attività abituali, facendoci accompagnare da una persona di nostra fiducia.
(* Presidente Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti sezione di Chiavari)