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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

La Pro Recco ancora profeta… solamente in casa propria

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di DANILO SANGUINETI

A volte lo sport riserva coincidenze e ripetizioni che hanno del fantascientifico. La Pro Recco sembra incatenata a un fato che da un quadriennio non le dà scampo: vince, rivince, stravince tutto in casa – lo scudetto dal 2006 a oggi è cosa sua, la Coppa Italia le è sfuggita in un paio di occasioni – quando va all’estero raccoglie molto meno.
In quella che si definisce l’Era Volpi iniziata nel 2006 – rilevò la proprietà del club dal gruppo di imprenditori genovesi (Parodi-Giacomazzi-Berti Riboli) che ad inizio degli anni 2000 lo aveva riportato in auge dopo decenni di stenti – la società di pallanuoto più titolata al mondo e la più vincente in Italia parlando di sport di squadra ha vinto ‘solo’ cinque Coppe Campioni o Champions League che preferite. Sono bastate per farla diventare prima per vittorie (8 contro le 7 della croata Mladost Zagabria e della serba Partizan Belgrado) ma non sono state sufficienti per placare il bulimico patron che in questo ultimo quinquennio ha investito ‘enne volte’ in più della concorrenza per fare man bassa di trofei continentali.

Ed è ancora più singolare la storia dell’ultimo quadriennio. Alla conclusione della stagione 2014-2015 il club di Punta S. Anna pur avendo centrato il quarto triplete (scudetto, coppa Italia, Champions League in una sola stagione) della sua storia decide di cambiare tutto: Gabriele Volpi cede la presidenza e la piena operatività sul mercato a Maurizio Felugo, licenzia il tecnico Igor Milanovic. Arriva Amedeo Pomilio, si rivince scudetto e coppa Italia, ma in Spagna la supersquadra (in Europa può schierare alcuni assi stranieri in più) ceffa la Final Six.

Cambio in panchina, viene preso un altro ex grande campione, rivelatosi ottimo tecnico, Vlado Vujasinovic. Biennio 2016-18, due scudetti, nessuna Coppa Campioni. A Budapest nel 2017 si fa male il portiere Tempesti ed è disastro. A Genova nel 2018 , praticamente in casa propria si arriva alla partita decisiva con l’Olympiakos da strafavoriti, e contro ogni pronostico i greci prevalgono.
Allora la coppia Felugo-Volpi compie un ulteriore step: via Milanovic, si prende ‘Mister R’, colui che risolve i problemi. Ratko Rudic, l’allenatore che è garanzia di vittoria. È opinione generale che porterà a termine la missione: la conquista della Champions League maschile 2019. Per tornare sul trono di Europa dopo tre assalti consecutivi falliti si unisce al solito squadrone imbottito di assi stranieri e nostrani la immarcescibile capacità di creare squadre invincibili da parte dell’allenatore numero uno al mondo, un tecnico che alla verde età di 71 anni (compiuti proprio nei giorni della Final Eight di Champions League) accetta di rimettersi in gioco, sceglie per la prima volta nella sua eterna fantasmagorica carriera di guidare una squadra di club invece che una Nazionale.

L’Aristotele della waterpolo (maestro di color che sanno…) procede come al solito come uno schiacciasassi: la rinnovata Pro in campionato vince perdendo in acqua una sola partita, a Brescia, e nelle qualificazioni di Champions macina record, vincendo tutte le partite. Si va al girone conclusivo ad Hannover con i favori del pronostico. La prima partita con i padroni di casa si risolve in una vittoria forse meno facile del previsto ma chiara e di buon auspicio (14-10). In semifinale la detentrice del titolo. L’Olympiajkos gioca la partita perfetta, dimostrandosi formazione compatta, determinata, astuta nello sfruttare il clima da tonnara che i due arbitri (i collaudati Margeta e Naumov) tollerano. Il Recco insegue per 4 tempi, raggiunge per tre volte gli avversari, viene beffato sul filo di lana. 11-12 e la Coppa se ne va per la quarta volta consecutiva.

Un solo momento di debolezza in tutto la stagione, ma è quello fatale. La dimostrazione che sia stata più la Pro Recco a perdere che l’Olympiakos Pireo a vincere c’è nel prosieguo. Finale di consolazione: i biancocelesti di Rudic battono il Barceloneta 8-7, i greci si fanno impallinare dai magiari del Ferencvaros che salgono sul trono di Europa per la prima volta nella loro storia. Tanto per capire come la sconfitta del Recco abbia poco senso: nel girone eliminatorio aveva incontrato due volte il team ungherese battendolo 9-6 in casa e addirittura 13-7 in trasferta. Una tremenda delusione.

Il primo a reagire è Maurizio Felugo. Il presidente si lecca le ferite, e da combattente indomito come era quando aveva la calottina in testa, raccoglie i cocci ed è pronto a ripartire: “Abbiamo perso una partita incredibile, in cui è successo di tutto. La differenza l’ha fatta la difesa, la nostra, che per tutta la stagione è stata insormontabile e in questa unica occasione, invece, è stata imprecisa concedendo alcuni gol facili. Accettiamo il verdetto e facciamo i complimenti agli avversari che hanno dimostrato di essere una squadra molto forte. Questo è lo sport, si vince e si perde, da un po’ di anni giochiamo semifinali e finali ma ci gira male. Non giudichiamo tutto attraverso una partita, la squadra ha disputato una stagione straordinaria facendo vedere una pallanuoto fantastica. Adesso, con calma, analizzeremo insieme al mister che cosa non ha funzionato e dove possiamo migliorare”.
Gli input sono chiari. Si continua con Ratko Rudic, si cambia invece il roster, si andranno a cercare i pochi campionissimi che ancora mancano nel carniere biancoceleste. Linea che viene confermata dallo stesso patron Volpi che martedì 11 giugno a Santa Margherita incontra Rudic e Felugo. Nello stesso giorno viene ufficializzato l’addio a Stefano Tempesti, il portiere-capitano-bandiera che da sedici anni è stato uno dei volti dei trionfi recchelini. A 40 anni andrà a concludere la carriera altrove.

Per chi crede alle coincidenze astrali, la storia di questi anni della Pro Recco è una manna. Una squadra che domina il suo campionato, che dentro i confini non ha rivali ma che non riesce ad acciuffare il trofeo più ambito, la Coppa Campioni nonostante gli sforzi anche economici per rafforzare la squadra, compreso l’acquisto dei giocatori e del tecnico più rinomati. E che perde il portiere, capitano e simbolo per moltissimi anni. Qualcuno ha detto Juventus? Chiedetevi per quale squadra tifa il presidente Felugo e il circolo sarà chiuso. A influssi malefici contrapponiamo un auspicio: che la Pro Recco ci metta meno della Vecchia Signora a rompere l’incantesimo. Appuntamento a giugno 2020.

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