Alla faccia dei numeri e della cabala. Dal 1950 ‘Pietro Zorzi’ è punto fermo nella geografia commerciale di Chiavari. Una storia cominciata di venerdì 17, il terrore di tutti gli eptacaidecafobici, che prosegue e coinvolge oggi la terza generazione: Davide Genovese, e la moglie Adele, portano avanti la tradizione di famiglia in questo negozio di abbigliamento per donna che domina piazza Mazzini, il cuore pulsante della città con i suoi colori, i banchi del mercato, i rintocchi delle campane a scandire la giornata.
“Mio nonno, Pietro Zorzi, lavorava come commesso in un negozio di tessuti a Genova. L’incontro con Ida, prima fidanzata e poi moglie, lo spinse a Chiavari e insieme decisero di aprire questo negozio. Inizialmente, a dire il vero, era una merceria racchiusa al primo piano. Poi, piano piano, si sono ingranditi e hanno comprato anche lo spazio sopra. Siamo stati tra i primi ad avere Benetton; Luciano veniva in negozio, con la borsa, per proporci i suoi capi”, racconta Davide.
Ricordi che affiorano, sorriso che solca il viso: “Sono cresciuto piantando chiodi al piano di sotto e quando mi annoiavo salivo al piano di sopra e calciavo un pallone appeso ad un filo e fatto con un sacchetto di plastica, nylon e scotch da pacchi”. Non pensava di ritrovarsi, anni dopo, a gestire questa attività: “Facevo il barman, lavoravo nei locali notturni. È stata decisiva mia moglie che aveva già esperienza in questo settore dimostrando di essere molto brava. Quando anche mia zia Lorena ha manifestato l’intenzione di lasciare, ci siamo chiesti: perché affittare con prospettive incerte? Proviamo! E così, eccoci qui, siamo stati fortunati. Ci dividiamo i compiti, lei si occupa della vendita – coadiuvata da due commesse – a me spettano le incombenze contabili”.
Il mondo è cambiato rispetto agli inizi: “È tutto molto più difficile, negli anni Settanta bastava la voglia, ora devi avere una marcia in più. Le persone vogliono vestire comodo ed essere assistite molto bene, questo fa la differenza. Perché ormai c’è di tutto, basta pensare al mondo commerciale online”.
Aggiornamento costante per scegliere il meglio da proporre in vetrina, da Milano a Parigi: “Devi essere bravo a capire quello che piacerà. Se lo senti, lo vendi. Adesso stiamo acquistando già per l’estate 2020, mentre il prossimo inverno è ormai definito”.
I colori che andranno di più nei mesi più freddi? Il nero come sempre, poi il bordeaux e in generale quei colori un po’ anni Ottanta di moda oggi”. Il brand che fa la parte del leone si chiama ‘Forte Forte’ e piace, seppur abbastanza caro, perché è “di alta qualità e confortevole”. Davide porta con sé il consiglio del nonno, “sorridi sempre”, e guarda lontano: “Ci piacerebbe aprire all’estero”.
Il prossimo anno saranno 70, numero rotondo che indica un lungo percorso: “Potremmo pensare di festeggiare, anche se a dire il vero non amiamo le cerimonie”. Sì, quel venerdì 17 ha portato bene. Alla faccia dei numeri e della cabala.
DANIELE RONCAGLIOLO