di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
Nella scorsa edizione di ‘Piazza Levante’ abbiamo formulato alcune considerazioni sul possibile futuro dell’ultima sala cinematografica di Chiavari, il Cinema Mignon. Poiché qualcuno ha parlato della possibilità che il Mignon possa rivivere l’esperienza Futurista, abbiamo ricostruito gli eventi che riguardarono quel movimento in città. Sono cronache davvero ricche d’eventi che ci rendono tra i maggiori protagonisti della proposta culturale di Filippo Tommaso Marinetti.
Oggi cerchiamo di ricostruire come l’intrattenimento cinematografico si è evoluto nella nostra città, arrivando a contare ben sei sale di proiezione nell’immediato dopoguerra.
La storiografia dello spettacolo in città ci porta tra la fine del Settecento e l’Ottocento, quando, sull’onda giacobina, si sperimentava il nuovo linguaggio teatrale. Nel Teatro della Ballona, in via Sant’Antonio, si tennero diverse rappresentazioni a partire dal 1799 circa, prima che lo spazio venisse chiuso perché ritenuto troppo piccolo. Il 2 gennaio del 1801 la ricerca di uno spazio più adeguato portò alla presentazione del progetto del Teatro Civico, che fu inaugurato con la prima rappresentazione il 23 gennaio del 1803. Alla notizia della morte di Giuseppe Verdi, nel 1901, il teatro venne poi dedicato al maestro di Busseto.
Nei diversi rimaneggiamenti dell’edificio si giunse ad utilizzarlo anche per proiezioni cinematografiche. La prima volta in assoluto dell’umanografo (così è indicato in un articolo apparso su ‘L’avvenire di Chiavari’) risale al 5 luglio del 1903, e riguarda la raccolta fondi per la costruzione della nuova palestra-teatro della Società Ginnica Pro Chiavari.
Il settimanale riportava questa notizia: “La Società Pro Chiavari ha procurato una nuova attrattiva mediante il Cinematografo Lumière e l’Umanografo. Il concorso della cittadinanza è incoraggiante e la futura palestra ne avrà profitto”. La proiezione fu tenuta nell’ex Chiesa di San Francesco, e dai dati reperibili sappiamo che la pellicola in questione era il cortometraggio dei Fratelli Lumière, pochi minuti dedicati “all’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat”. Questa pellicola era stata realizzata nel 1895 a La Ciotat, Bouches-du-Rhône, Francia, utilizzando una pellicola di 35 mm in bianco nero e muto. La proiezione durava 45 secondi circa: davvero poco, ma tanto bastava per suscitare grande emozione nel pubblico chiavarese. Le cronache del tempo rammentano che i presenti alla proiezione seguivano con mormorii e, terminata la pellicola, si alzavano per andare a guardare dietro il telo di proiezione.
Dopo questa esperienza promossa dalla Pro Chiavari si giunse, la sera del 23 dicembre 1906, ad una nuova proiezione davvero pionieristica: l’impresario Battisti proiettò una pellicola nel salone di Palazzo Brizzolara, al numero 11 di corso Dante.
Proprio in questo stesso spazio, nel 1908, si avviò l’attività regolare del Cinema Radium, grazie agli impresari Landò e Monteverde.
Del Radium conosciamo la programmazione, non più episodica, ma inserita in una vera e propria distribuzione: “Radium, il più moderno, elegante ed economico Cinema di Chiavari. I programmi del Radium sono sempre di assoluta prima visione e delle principali Case del Mondo – Vengono proiettate immediatamente dopo il Garibaldi di Genova che è il primissimo Cinema di Genova”. Nella “réclame” si poteva comprendere come si era evoluto il meccanismo delle proiezioni, ora inserite in un circuito distributivo internazionale. La sala del Radium era aperta il martedì, il giovedì il sabato e la domenica, e si poteva comprare un abbonamento a “venti biglietti al costo di Lire 5,25”.
Le sale in città aumentavano e spesso si proiettavano pellicole, talvolta alternate a spettacoli e intrattenimenti vari. Fu così al Teatro Tersicore e all’Eldorado. Una nuova svolta si ebbe poi con l’inaugurazione del Teatro Cantero, apertura voluta dalla famiglia dopo che si vide negare la gestione del Verdi, che versava in condizioni di difficoltà.
I Cantero ottennero la licenza per la costruzione del grande e stupendo edificio il 16 gennaio 1926. Cinque anni dopo, nel 1931, venne proiettato il primo film, “The Kiss”, un successo del 1929 diretto da Jacques Feyder con Greta Garbo e Conrad Nagel, che fu anche l’ultimo film muto prodotto dalla Metro-Goldwyn-Mayer.
Questi furono anni in cui i cattolici chiavaresi promossero una loro proposta d’intrattenimento cinematografico, con la nascita del “Pro Famiglia”, che diventerà “Manzoni”, poi “Supercinema” e infine “Odeon”.
Nel 1911 Ugo Gardini apre in ‘Carruggio Dritto’ il “Cinema Centrale”, che nel tempo sarà gestito da diversi impresari, Vittorio Cantero e la Famiglia Marcucci, e che, unico tra tutti quelli citati, giunge sino ai giorni nostri come Cinema Mignon con la gestione di Massimo Colombi.
Con l’arrivo della guerra tutto si fermò. Ma spesso si modificavano gli orari del coprifuoco per particolari occasioni, in particolare per le serate popolari realizzate nell’attuale piazza Mazzini con un apposito camion attrezzato per le proiezioni.
La nuova cinematografia giunge con la ripresa del dopoguerra. Ancora una volta è la Pro Chiavari a proporre l’innovativo progetto di un moderno teatro- cinematografo, l’Astor, che fu realizzato nel 1946. Seguì l’apertura del Cinema Nuovo voluta dagli stessi Cantero per poter avere due sale di proiezione.
L’arrivo della televisione nelle case degli italiani segnò l’inizio del declino, che fu lento ma inesorabile, e che si accentuò con l’ampliarsi dell’offerta televisiva. Dopo la demolizione del Verdi nel 1964, nel 1996 è ridotto in macerie l’Astor, poi sarà la volta del Nuovo, infine la trasformazione dell’Odeon.
Giungiamo così alla chiusura del Cantero il 31 dicembre del 2017. Insomma, la storia del cinematografo a Chiavari è racchiusa in questa breve storia, di successi e di passione per il cinema, cui non vogliamo rinunciare.
Oggi il dibattito è compreso nei nuovi confini che abbiamo conosciuto in queste ultime settimane, tra futuro e futurismo. La speranza è l’ultima a morire!
(* storico e cultore delle tradizioni locali)