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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Perché i Repubblicani si oppongono agli aiuti all’Ucraina?

Dal 13 febbraio, gli sforzi del governo americano per far passare il pacchetto di aiuti all’Ucraina sono bloccati alla Camera dai Repubblicani. Tra le ragioni dello stallo, la radicalizzazione di una parte del Partito, le ambizioni elettorali di Donald Trump e la crescente simpatia dei conservatori per i regimi autoritari
Donald Trump e Joe Biden sfidanti anche alle elezioni del 2024
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Prosegue il nostro rapporto di collaborazione con la piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’, fondata e guidata dal giornalista Matteo Muzio. Il portale di ‘Jefferson’, con tutti i suoi articoli e le varie sezioni, è visitabile all’indirizzo https://www.letteretj.it, da dove ci si può anche iscrivere alla newsletter.

di MASSIMILIANO SALTORI *

L’ultimo pacchetto di aiuti americani da 95 miliardi di dollari per l’UcrainaTaiwan e Israele, già approvato dal Senato il 13 febbraio, è attualmente bloccato alla Camera dai Repubblicani. Se ratificato, il provvedimento prevede di fornire altri 60 miliardi di dollari a Kyiv, assieme a 14 miliardi per l’operazione militare di Israele, e quasi 10 miliardi per aiuti umanitari – anche per i palestinesi a Gaza. I conservatori hanno espresso fin dall’inizio l’intenzione di voler bloccare l’approvazione del pacchetto. Poco prima che il Senato lo ratificasse, infatti, lo speaker della Camera, il Repubblicano Mike Johnson, ha dichiarato che non avrebbe consentito al decreto di venire votato alla Camera, citando come motivazione il fallimento dell’amministrazione Biden nel risolvere la crisi migratoria al confine con il Messico.

Questo tipo di stallo, solo all’apparenza un conflitto di priorità, è il risultato di un processo di forte polarizzazioneall’interno del Partito Repubblicano in atto da diversi anni. Attualmente, la maggioranza del Congresso è favorevole all’approvazione del pacchetto di aiuti, persino alla Camera dei Rappresentanti – dove i conservatori hanno una maggioranza estremamente ristretta. Numerosi Repubblicani moderati, infatti, hanno sostenuto l’Ucraina fin dall’inizio dell’invasione russa. Tuttavia, questi parlamentari sono attualmente bloccati nelle loro decisioni dall’ala trumpiana del Partito, che ha ormai imparato a utilizzare a proprio vantaggio le regole istituzionali del Congresso per ottenere ciò che vuole. Ad esempio, come speaker della Camera, lo stesso Mike Johnson si trova in una situazione piuttosto precaria, poiché la stessa constituency di estrema destra che lo ha eletto ha anche il potere di destituirlo se non dovesse aderire alle loro richieste.

Alcuni parlamentari ultra-conservatori hanno infatti già dichiarato che voteranno per rimuovere Johnson se dovesse permettere il passaggio degli aiuti all’Ucraina senza prima aver ottenuto restrizioni più stringenti sull’immigrazione. Non è tutto: lo stesso Donald Trump ha esortato i Repubblicani a non accettare alcun accordo con i Democratici. L’ex Presidente intende infatti mantenere aperta la questione del confine per farne un punto centrale della sua campagna elettorale in vista delle elezioni di novembre – nonostante il Presidente Joe Biden abbia praticamente offerto ai Repubblicani di chiudere completamente il confine meridionale. Tutti questi segnali indicano come Il movimento di estrema destra e autoritario MAGA, dall’acronimo dello slogan della campagna elettorale trumpiana Make America Great Again, abbia ormai preso il controllo del Partito Repubblicano.

Il GOP ha sempre avuto un’ala di membri più radicali tra le sue fila, dai Maccartisti degli anni Cinquanta ai segregazionisti durante l’amministrazione Nixon, fino all’anti-secolarismo evangelico appoggiato da Reagan e al Tea Party emerso nel decennio appena trascorso. Tuttavia, è stato solo dopo che Trump si è imposto sulla scena politica nel 2016 che il vento è cominciato a cambiare in loro favore, rendendo questa minoranza abbastanza influente da guidare il partito verso posizioni più reazionarie e nazionaliste. Da allora, la fazione trumpiana del GOP ha gradualmente espulso tutti i restanti Repubblicani centristi, molti dei quali hanno deciso di non ricandidarsi, come nel caso recente del Deputato del Wisconsin Mike Gallagher, che ha comunicato la sua intenzione di voler abbandonare la politica dopo aver votato in disaccordo con le indicazioni dei deputati trumpiani.

Tuttavia, la reticenza ad aiutare militarmente l’Ucraina va oltre il semplice rifiuto ideologico di collaborare con i Democratici. Anche la preferenza di Donald Trump per gli autocrati e i dittatori sembra infatti aver avuto un effetto profondo sul Partito. Non è un caso, infatti, che molti conservatori associati al movimento MAGA ammirino un capo di stato come Vladimir Putin, soprattutto in ragione della sua forte opposizione ai diritti civili e all’uso disinvolto e strumentale dei valori cristiani nella sua retorica. Date quindi le circostanze, l’unico percorso possibile al momento per approvare gli aiuti all’Ucraina sembrerebbe essere la via di un accordo bipartisan tra i Repubblicani più moderati e i Democratici, come è avvenuto per la votazione al Senato. Tuttavia, secondo il New York Times, i sostenitori degli aiuti all’Ucraina hanno anche discusso il possibile uso di una manovra (discharge petition, ndr) che potrebbe consentire ai legislatori di forzare il voto in Aula dopo aver raccolto le firme di una maggioranza di deputati favorevoli. Tuttavia, sebbene dozzine di Repubblicani alla Camera sostengano l’aiuto a Kyiv, non è chiaro, al momento, quanti di loro sarebbero davvero disposti a sfidare il loro partito, rischiando la loro carriera.

(* giornalista italiano che vive in Germania, ha collaborato con MicroMega, The Vision, Lettera43, l’Occidentale, e Earth.Org)

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