di ALBERTO BRUZZONE
Con un Governo di centrodestra ormai ampiamente insediato e con una Giunta Regionale di centrodestra che opera in Liguria dal 2015, ormai i movimenti e i partiti di questa parte politica possono tranquillamente uscire dall’equivoco e smetterla di raccontare quella dell’uva: il Parco Nazionale di Portofino non lo vogliono e non lo hanno mai voluto.
Non lo hanno mai voluto sin dall’inizio, ovvero da quando il senatore del Pd, Massimo Caleo, lo fece inserire nelle maglie della Legge Finanziaria del 2018. Sono passati cinque anni, si sono fatti moltissimi discorsi, è stata fatta moltissima melina ma non è stato mosso alcun passo in avanti.
Ogni volta che si è provato a disegnare i confini della nuova area, la Regione Liguria ha fatto flanella, i sindaci allineati al centrodestra hanno detto no e siamo ancora al punto di partenza.
La novità è che il centrodestra ha potuto finalmente gettare la maschera e, nei giorni scorsi, un emendamento del deputato della Lega, Francesco Bruzzone, da sempre contrario al parco nazionale e molto vicino invece ai cacciatori (i principali oppositori di questo percorso) non è stato inserito in votazione per un soffio.
A darne notizia è stato il deputato del Movimento 5 Stelle, Roberto Traversi. Nel suo emendamento alla Finanziaria, Bruzzone ha cercato di far eliminare i finanziamenti per il Parco di Portofino, poi il suo atto non è stato giudicato ammissibile e l’assalto è fallito. Ma resta l’atteggiamento di contrarietà rispetto al passaggio del parco da regionale a nazionale, un atteggiamento che è sempre stato nell’aria, e che ora è chiaro a tutti quanto mai.
Che cosa intende fare la Regione Liguria? Andare avanti con la solita melina? Prima ci ha pensato il leghista Stefano Mai, ora ci sta pensando l’altro esponente del Carroccio, Alessandro Piana. Cambiano i nomi, cambiano i volti, ma non cambia l’indirizzo. Come ebbe a dire Legambiente nei mesi scorsi, “a parte Camogli, questo parco nazionale non lo vuole nessuno”. E, guarda caso, a Camogli amministra l’unico sindaco non allineato con il mainstream, Francesco Olivari. Per il resto, è tutto un coro di no, di ‘vediamo’, di ‘faremo’, di ‘discuteremo’. Non se ne viene a capo e, probabilmente, non se ne verrà mai a capo, sino a quando si troverà il modo di farli cancellare per davvero, quei finanziamenti, e allora si sarà persa ufficialmente un’occasione di rilancio.
Nel frattempo, il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale, Luca Garibaldi, osserva: “Si torna a parlare dell’istituzione del Parco Nazionale di Portofino. Trattandosi di un tema riportato sul tavolo dalla Lega, ovviamente, non è stato trattato in maniera propositiva ma, come sempre, con la cieca prospettiva di futuro, economico e occupazionale, che solo il Carroccio continua ad avere da così tanto tempo. Non si tratta infatti di una novità: abbiamo passato cinque anni con l’ex assessore Mai che scientemente per tutto il suo mandato ha evitato di parlare di istituzione del Parco con i sindaci e i territori, sostituito poi dall’assessore Piana che ha l’incarico di non aumentare i confini dell’attuale parco regionale, anche se verrà trasformato in nazionale e arrivando poi, adesso, al parlamentare Bruzzone che si fregia di vent’anni di onorata carriera politica costellate di battaglie venatorie. La politica della destra non si smentisce mai: contro l’ambiente, contro lo sviluppo, contro il futuro”.
A livello amministrativo, intanto, l’ultimo aggiornamento è dello scorso 16 giugno. È questa la data dell’ordinanza con la quale il Consiglio di Stato accoglie il ricorso della Regione Liguria e riporta il parco ai suoi confini regionali. I giudici amministrativi di secondo grado, infatti, hanno accettato l’istanza di Regione Liguria e dei comuni interessati e hanno annullato un precedente provvedimento che riportava in vigore i confini allargati proposti dal Ministero della Transizione Ecologica. Infatti, lo scorso 15 aprile lo stesso Consiglio di Stato aveva sospeso l’efficacia della pronuncia del Tar Liguria con un provvedimento cautelare. Peccato che un percorso che doveva essere positivo e nato sotto i migliori auspici sia finito così. A colpi di ideologia e carte bollate. Ci rimettono tutti.