di ALBERTO BRUZZONE
“Mancano pochi mesi, e poi per me comincerà la terza vita. Ma non si tratta assolutamente di un disimpegno dalla politica: se il mio gruppo lo vorrà, io ci sarò sempre”. Tra poco tempo, entro l’estate, Paolo Donadoni non sarà più il sindaco di Santa Margherita Ligure. Quel posto in Comune lo ha impegnato per dieci anni, e ora è quasi il momento di fare le valigie, anche se con una certa dose di rammarico. A fine gennaio, il Governo ha dato l’annuncio che per i comuni tra quindicimila e cinquemila abitanti (e quindi anche Santa Margherita) è possibile candidarsi per il terzo mandato, “ma qui ormai abbiamo avviato tutte le pratiche per individuare il mio successore, quindi è troppo tardi, peccato”, ammette Donadoni.
Sindaco, perciò un passo indietro.
“Mi sono preso io la responsabilità di questa decisione, così ho affrontato la questione e non ho messo in difficoltà nessuno. Sapevo che qualcuno mi avrebbe chiesto di candidarmi per il terzo mandato, cambiando in corsa i piani. Ma non era giusto per tutto il percorso che abbiamo fatto sin qui e per la persona che è stata individuata. La presentazione ufficiale sarà nelle prossime settimane”.
Si parla del suo vice, Emanuele Cozzio.
“Se ne parla, aspettiamo la presentazione”.
E lei cosa andrà a fare?
“Mi preparo per la mia terza vita. Torno a fare l’avvocato, a occuparmi di bioetica, di tutte le altre mie passioni. A dire il vero, non avevo mai smesso completamente, ma il sindaco è stato un mestiere davvero impegnativo, anche se pieno di enormi soddisfazioni”.
Che città le sembra di lasciare?
“Mi pare di lasciare una città in buone condizioni. Ci sono molti progetti avviati che avrei voluto portare avanti volentieri, se solo la legge sul terzo mandato fosse uscita prima. Vorrà dire che ci penserà il mio successore, se vincerà le elezioni. Io lavorerò per il gruppo, andrò a prendere voti per la squadra, mi metterò al servizio con passione e impegno. Non sarò il sindaco ombra, sarebbe una mancanza di rispetto”.
Le hanno proposto le elezioni regionali?
“Io sono un civico, bisognerebbe essere appoggiati da qualche partito per le regionali. Io penso di aver maturato certe competenze e anche una buona esperienza, oltre a conoscere le dinamiche relazionali e ad avere parecchi contatti. Diciamo che, se mi venisse proposto, valuterei con attenzione”.
Lei è un civico, e nelle sue scelte è sempre stato piuttosto autonomo, né di destra né di sinistra. Come ha fatto?
“Sono partito dieci anni fa con l’appoggio di Roberto De Marchi, che ho sempre rispettato. Non ho cercato di far nulla che andasse a cancellare il lavoro fatto in precedenza. Poi, certo, ci ho messo del mio. Ho fatto scelte in linea e anche parecchie scelte in discontinuità”.
Quali progetti lascia aperti e quali, invece, le sarebbe piaciuto terminare?
“Anzitutto, penso al park multipiano della stazione, e anche al progetto riguardante l’ex ospedale di via Fratelli Arpe. Costruiremo un centro congressi da cinquecento più cento posti, con centoventi posti auto. Quando al park della stazione, consentirà di togliere auto dal centro, così si potranno portare avanti progetti legati a più verde e più aree pedonali. Sto cercando di chiudere più cerchi possibili, sapendo che non potrò tagliare dei nastri. Anche di Villa Carmagnola non vedrò il restauro, ma è importante aver impostato il lavoro”.
Un giudizio sugli avversari.
“Sono entrambi persone note. Guglielmo Caversazio è da cinque anni in Consiglio Comunale, mentre Fabiola Brunetti è da dieci anni in Consiglio Comunale. Non mi pare però che abbiano l’esperienza amministrativa che è richiesta a un sindaco, come chi è stato dentro una Giunta”.
Come è cambiata Santa Margherita in questi anni?
“Abbiamo fatto numeri da record dal punto di vista del turismo, con tutte le seconde case che sono state riaperte, specialmente dopo il Covid. Il porto ha sforato il milione di euro di ormeggi e non era mai successo, anche i dati dei parcheggi sono positivi. Santa Margherita è la città con il maggior divario tra popolazione invernale e popolazione estiva: da ottomila a settantamila”.
E la città è in grado di reggere settantamila persone?
“Ha retto bene, in termini di servizi e di infrastrutture. Certo, il lavoro è tantissimo e si può sempre migliorare. Ad esempio le cose andranno ancora meglio sia con il centro congressi che con l’elisuperficie sul porto. Sull’overtourism penso che i problemi vadano gestiti prima che si manifestino. Sulla manutenzione del territorio, i servizi e le infrastrutture non bisogna farsi cogliere impreparati”.
Il suo gruppo è sempre rimasto coeso.
“Non abbiamo perso un solo elemento in cinque anni. Anche per questo, quando c’è stata la discussione sul successore ed è stato individuato, ho deciso di non tornare indietro, anche se avrei potuto provare il terzo mandato. Va bene così. Vedremo cosa ci riserverà il futuro”.