di DANILO SANGUINETI
La barba lunga è come la bandiera vecchia, fanno l’onore del capitano. Che oggigiorno si tenga ad avere il mento curato quando neppure la mente viene trattata come si deve è cosa che stupisce. Un trasalimento non minore capita a chi infilando una delle traverse di via Martiri della Liberazione, via dei Gandolfi al n° 6 nota una insegna ‘Omo’ con le tre lettere inserite in un paio di baffoni neri degni di sottolineare il naso di Hercule Poirot.
Cosa avrebbero pensato Mazzini e Garibaldi (che lì vicinissimo avevano parenti stretti e strettissimi) se fosse stato loro prospettato di sottoporre le loro onorate barbe alle cure di tre dolci fanciulle, una ‘barbieressa’ e le sue abili assistenti? Più fortunati dei due Padri della Patria, più accorti dei loro nonni Barbudos alla Guevara, più razionali dei loro padri Contestatori alla Capanna, gli esponenti delle nuove generazioni hanno capito che far crescere la peluria sotto il naso e intorno a mento e mascelle è conciliabile con le piacevolezze della nuova estetica.
Decaduto il taglio della barba come rito di passaggio all’età adulta anche la norma non scritta che il Figaro scelto per le operazioni attorno a barbe, baffi e basette dovesse essere maschio è stata cassata in fretta e senza clamore. Oggi che Coiffeur ha ottenuto il genere neutro anche Barbiere perde il connotato androgino.
Erika Guidi sul biglietto da visita ha scelto il nom de plume Nina Barbier ma sotto vi ha aggiunto con un sorriso e un bacio scritto con il rossetto ‘Barbieressa’ a sottolineare che un tocco di grazia può accrescere la perizia.
Sulla sua conoscenza dell’arte tonsoria non c’è testimonianza migliore dell’analisi della sua clientela che è folta come quella di Marx e variegata come la multicolore ‘decorazione’ di alcune Rockstar. Ha il tocco e ha la volontà.
Erika è energia pura, tiene aperto per cinque giorni, dalle 9 alle 19 e nel sesto e settimo (naturalmente domenica e lunedì) invece di riposarsi studia. Potrebbe prendersela comoda, la bottega Omo Chiavari è decollata invece lei sta raddoppiando gli sforzi. “Perché sono consapevole di correre sul filo del rasoio (e qui le scappa un ghigno consapevole della ironia del modo di dire…). È la prima volta che sono proprietaria del negozio, in precedenza ho sempre lavorato al servizio di barbieri, parrucchieri e coiffeur più grandi ed esperti. Omo Chiavari rappresenta la mia uscita dal nido e come tutti i voli di inaugurazione mi ha regalato batticuore, emozioni belle e anche qualche preoccupazione”.
Niente che la 32enne Erika non sia in grado di gestire. Si capisce fin dalla auto-presentazione che è una tosta. “Per la precisione ne ho quasi 33. E il mio percorso professionale è già lungo: sono di Genova, vengo da una famiglia dove si fanno pochi discorsi, si preferisce parlare con i fatti. A 15 anni ho deciso che la mia strada era questa, mi piaceva modellare capelli, barbe e baffi. Non uso il verbo tagliare perché è troppo riduttivo, parlerei di cura della persona con specializzazione nello scegliere con i clienti il modello di pettinatura, barba e baffi che è più adatto a loro, al loro tipo, alla loro personalità”.
Facile a dirsi, complicato a realizzarsi in una nazione dove i signori hanno raggiunto le signore nella ricerca di look sempre più raffinati anche se complicati. “Per questo continuo ad andare a corsi e lezioni sulla materia. Bisogna stare al passo con tempi e mode che corrono molto veloci”.
Due anni e mezzo fa si è sentita pronta per il grande salto. “Lavoravo a Lavagna e pensavo che Chiavari, per la precisione un posto prossimo a Caruggiu Dritu, fosse l’ideale per aprire una bottega come quella che avevo in mente”.
Servivano fondi e… coraggio. “Non mi mancava questo, per quelli decisi di osare, di portare come garanzia la mia professionalità”. Il 17 marzo 2019 apre Omo Chiavari. Prima che qualche povero di spirito ricorra alla mediocre battuta non c’è nessun significato di genere, il retropensiero non fa un baffo, e ci mancherebbe. Nessuna associazione a sfondo discriminatorio. Omo è definizione tassonomica, la specie si spera sia quella sapiens con ‘sottospecie’ aperta, da hipster a seguace del grunge, da dandy a emo, in via dei Gandolfi viene ‘scolpito’ a regola d’arte.
L’esperimento ha una riuscita così immediata da sorprendere la titolare. “Mi avevano avvertita che Chiavari poteva essere una ‘piazza’ complicata eppure dal giorno 1 in avanti le sedie della mia bottega non sono mai rimaste vuote. Almeno fino al marzo 2020…”.
Poi a bloccare l’irresistibile ascesa di Erika ci ha pensato la pandemia. “Apri, chiudi, riapri, io e le mie due collaboratrici abbiamo trascorso mesi duri. C’era un mutuo da onorare, c’erano scadenze continue e si doveva anche nei momenti migliori centellinare la clientela per osservare i decreti sul Covid”.
Ad un certo punto il serbatoio della benzina era quasi vuoto. “Consultavo il conto bancario e vedevo avvicinarsi pericolosamente ‘quota zero’. In questo frangente mi ha aiutato molto il mio background. Come ho detto, vengo da un ambiente dove si è abituati a resistere anche in condizioni severe se non estreme. Abbiamo atteso momenti migliori. Ed è tornato il sole…”.
A marzo la possibilità di tenere aperto con continuità e riempire ogni postazione di taglio ha rappresentato lo scollinamento, da lì in poi è stata tutta discesa. Facendo attenzione a non sbandare. “Dal punto di vista degli affari abbiamo ripreso, anzi abbiamo avuto un deciso incremento, tanto da allungare gli orari di apertura. Abbiamo avuto diversi controlli, perché volevano verificare se rispettassimo le misure precauzionali. Si vede che siamo sulla cresta dell’onda proprio per questa attenzione particolare”.
Erika lo aveva previsto sin dal giorno dell’apertura, quando scrisse come incipit della sua avventura: “Apro un nuovo piccolo saloon in un ex bottega storica nel centro di Chiavari, un luogo in cui le persone possano sentirsi a loro agio. Nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio. Se si fa una cosa apertamente, si può anche soffrire di più, ma alla fine l’azione sarà più efficace. Chi ha ragione ed è capace di soffrire alla fine vince. Grazie a tutti”.
Sorride al ricordo e dice: “Non ho avuto paura allora, ed oggi raccolgo i primi frutti. Ma non ho intenzione di fermarmi”. Pensare che due settimane fa ha lasciato venerdì sera il negozio alle sue due assistenti per volare in Puglia dove la attendeva un corso. “Il tema era la rasatura all’italiana negli anni Venti del secolo scorso, interessantissimo. Sono tornata solo lunedì sera, ho imparato cose nuove e… sfiziose, non vedo l’ora di proporle ai nostri clienti”. Che si affollano dalla porta. E sono di ogni età. “C’è il professionista che vuole la ritoccatina per essere in ordine, c’è il ragazzo che chiede una acconciatura di grido, c’è l’originale che vuole un taglio che nessuno altro ha. Insomma signori e adolescenti e proviamo ad accontentare tutti e tutte le richieste”.
Sarà per questo che pensa ad allargare, non il locale, ma la sua offerta? “In effetti mi era venuto in mente di aprire un secondo negozio, lontano dal centro, magari in passeggiata. Bisogna ponderare bene prima, gli affitti in questa città non scherzano e quindi va bene essere coraggiosi ma a fare i passi più lunghi della gamba si rischia l’osso del collo”.
Anche perché Erika sa che in molti spiano e forse sperano in un suo passo falso. “Non voglio credere che ci sia chi è vittima dell’invidia. Io vado per la mia strada comunque”. Ha la qualità del lottatore, di colui che si lancia contro i mulini a vento. Il Cavaliere della Mancha, un pizzo che non si dimentica. Dulcinea nei lineamenti, molto donchisciottesca nel carattere, Erika Guidi.