di DANILO SANGUINETI
Mauro Andreoni è meglio del pifferaio di Hamelin. Gli piace vincere facile, solleticando le fantasie di almeno tre generazioni di (ex) ragazzi cresciuti a pane e rock. Gli è bastato lanciare l’amo nel mare degli ‘Enta’ e degli ‘Anta’ per catture in serie. Ha saputo toccare le corde che mai hanno smesso di vibrare in coloro che hanno vissuto gli anni d’oro dell’ondata Beat, hanno sussultato alla rabbia del Punk, hanno vagato tra New Wave e Grunge, si sono persi nel ‘Neoqualchecosa’.
Chiunque abbia sballato per l’assolo di batteria di Bonzo Bonham in ‘Moby Dick’, intravisto le ‘Strade di Campagna’ di John Denver, passato notti a studiare gli accordi finali di ‘A Day in the Life’ dei Beatles oppure sogni di cantare a cappella dividendosi in quattro come i Queen di ‘Bohemian Rhapsody’, sarà irresistibilmente attratto dal sapere che cosa combinano a Carasco quelli dell’associazione Music Pro, associazione culturale e scuola di musica. Non è mai troppo tardi per imparare, avere la possibilità di rockeggiare o almeno di migliorare la propria cultura musicale.
Uno dei costanti punti dolenti nella miriade di progetti scolastici varati in Italia è sempre stato quello di mettere l’educazione musicale in retroguardia, sommandola spesso a quella sportiva nella sottofamiglia della materie di studi complementari, ritenendole accantonabili se non sacrificabili nei piani di studio delle secondarie. Music Pro può essere il rimedio per molti dei sacrificati, dei dimenticati che dalla scuola hanno avuto tanto ma non un insegnamento soddisfacente dell’arte.
Il Doposcuola del Rock è situazione in zona Loreto a Carasco, al numero 42 trovate una lunga costruzione a un piano, moduli assemblati proprio per ospitare sale isolate acusticamente, ottime per provare e riprovare, insegnare e imparare musica. Inizialmente sale di registrazione, con la presa in carico dell’artista e promoter Mauro Andreoni nel 2013 diventa un’accademia dove si fa un po’ di teoria e tanta pratica.
Il musicista e musicofilo Andreoni, oggi 42enne, aveva ben chiaro dove andare a parare: “Avevo molto girato per lavoro e avevo osservato che in Italia c’era una gran richiesta di insegnamento e poche risposte dagli enti ufficiali. Nel Tigullio mancava proprio questo: un’associazione che accogliesse persone pronte a condividere, creare spazi ed eventi, accrescere la cultura musicale in qualunque modo possibile, attenti più alla pratica, al concreto che alla forma. Il che non significa fare qualcosa di poco serio o poco utile”.
L’improvvisazione alla Music Pro la tollerano solo come modo di espressione musicale. “Infatti la nostra scuola di musica punta sulla professionalità e la competenza di docenti qualificati. A differenza di chi si improvvisa insegnante, noi abbiamo scelto una ad una delle figure che avessero i titoli per il ruolo: innanzitutto musicisti, non solo insegnanti, quindi persone che fanno musica dal vivo a livello pro, in grado di guidare l’allievo anche nella formazione artistica, non solo nel padroneggiare il proprio strumento”.
In alto tanta esperienza, tra i banchi libero accesso. A chi ha sa un poco e vuole sapere molto, a chi non sa nulla o quasi, a chi ha suonato per diletto e chi vuole fare un salto di qualità. “Nel corso delle stagioni abbiamo aperto corsi di musica con lezioni di Canto, Batteria, Basso, Chitarra, Sax, Clarinetto, Piano, Tastiere Elettroniche, Flauto Traverso. Per ogni strumento un docente. Abbiamo tre sale-prova completamente attrezzate, un recording studio con possibilità di registrazioni multitraccia con utilizzo di più sale in contemporanea. Infine organizziamo eventi, serate, manifestazioni, seminari, laboratori di Musica D’insieme e Ear-training, saggi e concerti con gli allievi. O meglio, organizzavamo perché da 14 mesi a questa parte abbiamo dovuto sospendere ogni tipo di sessione con più strumentisti e cancellare gli spettacoli e le lezioni per classi numerose”.
Music Pro come ogni istituzione artistica è andata in sofferenza. “Sono stati mesi complicati, viaggiavamo sui 50 allievi divisi nei vari corsi, siamo scesi a 25-30. Ci ha permesso di tirare avanti l’entusiasmo dei neofiti. Abbiamo ricevuto incoraggiamenti dai nostri allievi, che hanno sopportato qualsiasi restrizione pur di continuare le lezioni e le sessioni di pratica”.
Ed oggi la musica sta cambiando. “Sì, ci sono ‘good vibrations’ nell’aria. E abbiano molte nuove richieste, si stanno avvicinando nuovi corsi, nuovi discepoli che vogliono imparare”. Le richieste sono disparate, il metodo Music Pro consente di rispondere positivamente a ogni domanda. “Nelle prime lezioni forniamo un’infarinatura di teoria che non può mancare per chi si avvicina a qualsiasi strumento, poi si comincia la pratica. E tariamo le sessioni sulle esigenze e le capacità del musicista in divenire. Se uno vuole specializzarsi nella chitarra flamenco o nelle tastiere per suonare il liscio, noi ci siamo. C’è anche chi non parte dai rudimenti ma da un gradino più alto, e allora noi studiamo come migliorarlo. Abbiamo in programma delle Master Class dove arriveranno docenti ‘esterni’ e pensiamo a esibizioni con professori e alunni che eseguono insieme partiture note e anche composizioni proprie”.
Lo step successivo è l’offerta per gruppi o solisti che sono già in attività. “Per Band o solisti mettiamo a disposizione le tre sale-prova: pulite, comode, funzionanti e… belle. Pensiamo che solo in un ambiente simile si possa produrre meglio, stare meglio e quindi suonare meglio”.
Il crescendo di proposte è impetuoso. “Abbiamo appena concluso un accordo con CPM Edu, la scuola di musica di Milano fondata da Franco Mussida, gigante del prog italiano, chitarrista leader della PFM. La sua creatura è un punto di riferimento della formazione musicale in Italia, istituto di Alta formazione, autorizzato dal Ministero al rilascio del Diploma Accademico di Primo Livello in Popular Music. I loro insegnanti verranno da noi a tenere lezioni, i nostri talenti andranno da loro per un ulteriore corso di perfezionamento”.
Divertimento serio o serietà divertendosi, sia come sia, Music Pro è e sarà un successone. Basta guardare un paio dei filmati sulla sua pagina Facebook – dove vedi Chiara, casalinga e mamma, che picchia sui piatti e sulla doppia cassa con la stessa grinta di una metallara di Chelsea, o Federico, ragazzino di sette anni che esegue i pattern ritmici di una canzone dei Coldplay con la precisione di un metronomo – e ti sorge irrefrenabile la voglia di imitare Iggy Pop, strapparti la maglietta, agguantare un microfono e sparare ‘The Passenger’. Per ridarsi un tono, una sola considerazione: siamo indietro rispetto ai cosiddetti Secoli Bui. Il Quadrivium poneva accanto ad aritmetica, metrica e astronomia la musica. Era una delle sette Arti Liberali, quelle che nobilitano l’essere.