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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Mari sempre più caldi e destinati a innalzarsi: ecco perché non ha senso costruire sulla costa (neanche i depuratori)

Massimo Maugeri di Legambiente: “Più cemento si mette sulla costa, più ci si espone a ulteriori rischi. Non stiamo capendo nulla dei cambiamenti climatici e continuiamo a comportarci come se nulla fosse”
L'area della Colmata dove sarebbe dovuto sorgere il depuratore di vallata
L'area della Colmata dove sarebbe dovuto sorgere il depuratore di vallata
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(r.p.l.) Serviva un’altra dimostrazione, a sostegno del fatto che costruire un depuratore a filo di banchina è un’autentica follia? Servivano nuovi elementi per contrastare il progetto dell’impianto alla Colmata di Chiavari, contro il quale la Civica amministrazione non si è mai schierata? Non sarebbe servito ulteriore materiale, eppure è arrivato lo stesso.

Si tratta del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici che è stato realizzato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e che è stato reso pubblico nei giorni scorsi. Lo studio analizza lo stato attuale e le proiezioni future, anche per quanto riguarda il mare. E, a pagina 33 (delle 106 complessive), indica uno scenario che basterebbe da solo per far capire quanto sia insensato andare a costruire sulla costa.

Eccolo qui: “Tutte le aree costiere italiane saranno caratterizzate da un aumento di temperatura rispetto al periodo di riferimento 1981-2010. Tale aumento varia da un minimo di 1,9°C nelle zone del Mediterraneo Centrale e Occidentale e nel Mar Ligure ad un massimo di 2,3°C nell’Adriatico settentrionale e centrale. L’aumento è pressoché costante durante tutto l’anno mantenendo quindi invariata la stagionalità di ciascuna zona. Analogamente alla temperatura superficiale dell’acqua, l’aumento del livello del mare durante il periodo 2036-2065 caratterizza tutte le aree costiere. Rispetto al periodo di riferimento 1981-2010, i valori vanno da un minimo di +16 cm per le tre sottoregioni del bacino Adriatico, fino ad un massimo di 19 cm nei mari Tirreno e Ligure e nel Mediterraneo occidentale”.

Lo studio, insomma, lo dice chiaro: nei prossimi anni il Mar Ligure sarà più caldo di quasi due gradi e sarà più alto di quasi venti centimetri, il che comporterà un peggioramento dei fenomeni meteo-marini estremi, a cominciare dalle mareggiate. Ecco perché costruire un depuratore a filo di banchina è una scelta demenziale e sulla quale bisognerebbe cambiare idea all’istante. 

Massimo Maugeri, referente di Legambiente per il Tigullio, ha letto tutto il report del Ministero e concorda: “Non ha nessun senso costruire sulla costa. In nessuna parte d’Italia. Non lo aveva prima, men che meno lo ha adesso, dopo che sono uscite queste analisi. Per costruire sulla costa servono opere di difesa rispetto al mare sempre più onerose e importanti. Non c’è una logica e si spendono un sacco di soldi pubblici. Invece, bisogna saper spendere meglio, altrimenti si buttano risorse”.

Secondo Maugeri, “fare il depuratore in Colmata a Chiavari con oltre quattordici milioni di euro utilizzati solamente per le difese a mare è un errore clamoroso. Più cemento si mette sulla costa, più ci si espone a ulteriori rischi. Non stiamo capendo nulla dei cambiamenti climatici e continuiamo a comportarci come se nulla fosse. È grave che a farlo siano le pubbliche amministrazioni. Lo ripeto: costruire sulla costa, con queste premesse e questi scenari, è completamente irragionevole”.

Lo stanno iniziando a capire sempre più persone, chissà che non ci sentano anche gli amministratori locali. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è oggetto di riflessioni, a Chiavari, anche da parte di due consiglieri comunali: si tratta di Giovanni Giardini di Cambia con Me e di Nicola Orecchia di Chiavari con te, entrambi all’opposizione rispetto alla Giunta Segalerba-Messuti. “È ormai noto che il nostro è un territorio fragile, soggetto a fenomeni di dissesto idrogeologico, alluvioni, come quelle recenti in Emilia Romagna, Toscana e anche in Liguria, erosione delle coste, siccità – osservano – Nel Piano si segnala l’aumento delle temperature dell’acqua fino a 2,3 gradi, portando a mari sempre più carichi di energia e conseguenti impatti meteo sempre più intensi, sino al rischio di un innalzamento fino a 19 centimetri del livello dei mari nei prossimi 40 anni, con enormi rischi per le coste italiane e non solo”.

Giardini e Orecchia ricordano che “in occasione dell’ultima Commissione Consiliare del 29 novembre a Chiavari, il direttore dei lavori delle nuove difese a mare, Pietro Misurale, ha indicato un aumento del livello del mare di 70 cm in caso di mareggiata, tanto che – ha riferito il tecnico – si sta pensando di costruire i nuovi porti innalzando la quota delle banchine da 1,50 metri a 1,80 metri. Di fronte a questo quadro allarmante, ci chiediamo se le opere pubbliche che questa amministrazione comunale sta portando avanti sul litorale, siano o meno conformi al Piano. Ci riferiamo, in particolare, alle nuove opere di difesa a mare e al depuratore collocato proprio sul fronte mare, tanto da richiedere una diga di difesa ciclopica nelle dimensioni e nei costi. Non ci stancheremo di ricordare come tecnici qualificati abbiano messo in guardia sul tema”.

Per citarne uno, “come abbiamo avuto modo di fare presente anche in Consiglio ComunaleGuido Paliaga, professore associato dell’Università di Genova e presidente della sezione ligure della Società Italiana di geologia ambientale, a seguito delle recenti mareggiate che hanno colpito la Liguria, ha avvertito circa la necessità nel prossimo futuro di spostare le attività umane più lontano dalla costa, invece, di realizzare ‘opere di difesa’ molto costose che, in caso di eventi intensi come la mareggiata degli scorsi giorni, ‘sarebbero inutili’. Inoltre, in tema di siccità, il progetto del nuovo depuratore pare in contraddizione con il Piano, laddove l’acqua depurata viene scaricata direttamente in mare, anziché essere riversata, ad esempio, nel fiume Entella, per contrastare il cuneo salino e per alimentare la falda idrica o, comunque, essere riutilizzata per scopi agricoli o industriali”. 

E si torna sempre al punto: “Non a caso la soluzione ottimale è il depuratore di vallata che consente di non sprecare la risorsa idrica, ma mantenerla appunto all’interno della vallata, per poterla poi riutilizzare in loco. Al riguardo, abbiamo presentato un’interpellanza da discutere nel prossimo Consiglio Comunale per approfondire il tema e avere conferma che le ingenti risorse pubbliche necessarie per realizzare le nuove opere pubbliche sul fronte mare non siano sprecate, ma siano investite in conformità del Piano”. Sarà la volta buona per cominciare a far ragionare chi di dovere?

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