Nella gioielleria e orologeria Lucchetti lo scrigno vale il tesoro, una fiaba moderna che viaggia dentro tre secoli con l’àncora ben salda nel caruggio di Chiavari.
È trascorso tanto tempo, eppure non si è perso neppure un granello del coraggio che nel 1873 spinge Filippo Bancalari, appena 18enne, ad avviare l’attività nel centro storico. Fabbrica catene, ciondoli, gioielli e addobbi sacrali. Lo fa in un negozio che lascia a bocca aperta, un tempio del bello che ancora oggi risplende e stupisce: i mobili, realizzati da falegnami e intagliatori chiavaresi, si ispirano a quello stile ‘alla francese’ in voga all’epoca, come testimoniano le colonnine a torciglione e le balaustre di derivazione barocca; il fregio in legno dorato che sovrasta la parete di fondo domina l’attenzione e cattura lo sguardo. È un quadro animato la cui tela porta l’indelebile firma di Giovanni ‘Luigi’ Lucchetti: lavora in bottega e alla morte di Bancalari, agli inizi del Novecento, si carica sulle spalle l’attività di via Martiri della Liberazione, diventando un punto di riferimento in tutto il levante e l’entroterra. Ha il talento nella mente e in quelle mani che tramutano i pensieri in realtà: lo certifica la Società Economica che lo premia per i suoi disegni di oreficeria e argenteria.
Passione tramandata al figlio Luigi che cresce in quelle quattro mura preziose e dopo il lungo servizio militare – ben sette anni – si arruola nell’azienda di famiglia con la moglie Olga (nella foto a sinistra). Il primogenito di Giovanni ha un occhio speciale per gli orologi. È tra i primi a credere in una giovane e ancora poco conosciuta maison svizzera chiamata Rolex. Un brand che diventerà tra i più importanti al mondo grazie all’innovazione di Hans Wilsdorf che brevetta per primo l’orologio da polso automatico, subacqueo e con datario.
La terza generazione di Lucchetti si affaccia in caruggio nel 1977: Giovanni, figlio di Luigi, è un ingegnere elettronico ma capisce che la sua vita ha lo stesso percorso del nonno e del papà. Lascia il lavoro, “una scelta che rifarei”, racconta oggi, e si mette dietro al bancone con la moglie Annalia. Una donna di grande cultura, appassionata di arte, che rende un capolavoro anche le vetrine. Un album dei ricordi racconta la trasformazione nell’esposizione: un tema per ogni stagione, da Ivano Fossati a Magritte, passando per Luchin e alle sue inconfondibili teglie. In caruggio la gente ha un motivo in più per ammirare i gioielli in vendita. La famiglia, intanto, si allarga con Roberto Curotto e Clara Pinasco (nella foto con Giovanni e Annalia) che rendono più nutrita la squadra. Alla quale, dagli inizi del ventunesimo secolo, si aggiungono anche i figli di Giovanni e Annalia: prima Pietro, poi Caterina. Come il papà, per entrambi la ‘chiamata vocazionale’ arriva dopo la laurea – in Economia per lui, in Architettura per lei – e un progetto lavorativo inizialmente differente. Un elemento che ritorna, di nuovo, per la terza figlia, Maria Vita, laureata in Medicina con tanto di specializzazione in Ematologia, ma affascinata dalla bottega. “Un giorno mi chiamò dicendomi che voleva lavorare in negozio, le dissi di pensarci bene”, ricorda Giovanni. Per quanto tempo? “Le diedi un anno di tempo, ma trascorso quel periodo mi confermò la sua volontà”. Linfa rosa per sopperire all’assenza della sorella Caterina, che dopo aver conseguito il diploma di gemmologa GIA si trasferisce negli Stati Uniti per stare al fianco del marito.
Il legame con il territorio diventa sempre più saldo anno dopo anno: nel 2012 lo storico negozio raddoppia e dal 2015 il nome di Lucchetti brilla anche nel centro di Rapallo, a due passi dalla ‘Porta delle Saline’. La collaborazione con Giovanni Raspini dà forma al ‘bracciale di Chiavari’ con i simboli della città – Palazzo di Giustizia, Colonia Fara, portici, Castello e Cattedrale – riprodotti in miniatura per essere portati sulla pelle. Una realizzazione che riscuote unanimi consensi e replicata per Rapallo. Rapporto di amore e gratitudine con il Tigullio celebrato in occasione dei 140 anni di vita con una bellissima festa al teatro Cantero: sul palco l’Orchestra Filarmonica della Scala di Milano, la giusta sinfonia per questa fiaba ancora in viaggio.
DANIELE RONCAGLIOLO