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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

L’Ottocento a Chiavari: tracce del Risorgimento. Il monumento a Giuseppe Garibaldi

La testimonianza più toccante del legame con la città è un documento scritto da Garibaldi al suo medico, l’amico chiavarese Giovanni Battista Prandina
Sono parecchi i legami di Garibaldi con la città di Chiavari
Sono parecchi i legami di Garibaldi con la città di Chiavari
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Prosegue la serie di articoli di Giorgio ‘Getto’ Viarengo dedicati ad illustrare la Chiavari dell’Ottocento e i tanti modi ed aspetti per i quali questo può a buon diritto essere riconosciuto come ‘il secolo d’oro’ della nostra città.

di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

Continuiamo il nostro percorso nell’Ottocento chiavarese occupandoci di uno dei massimi personaggi del Risorgimento italianoGiuseppe Garibaldi

Uomo capace e sempre disponibile a lottare per la libertà e la giustizia dei popoli, già in vita la sua figura divenne davvero leggendaria, al punto di meritargli il titolo di Eroe dei Due Mondi. Il primo documento che attesta il suo rapporto con Chiavari è conservato presso l’archivio della parrocchiale di San Giovanni. Si tratta del certificato di battesimo di Domenico Antonio Garibaldi, nato a Chiavari il 9 giugno del 1766.

Grazie agli studi del professor Gianluigi Alzona, si sono potute confermare le origini della famiglia nella vicina Val Graveglia, dove presso la parrocchia di Chiesa Nuova di Ne se ne sono riscontrate le tracce più remote e le origini in Val Garibaldo. La famiglia Garibaldi rimase a Chiavari sino al 1780, quando si trasferì a Nizza per incrementare gli affari di commercio marittimo; qui, il 4 luglio del 1807, nacque Giuseppe, terzogenito dei sei figli di Domenico.

L’impegno di Giuseppe Garibaldi sul nostro territorio è attestato da importanti dati biografici, come la conferma del suo impegno politico durante la costruzione dell’Unità d’Italia, dove per ben due volte venne eletto deputato al Parlamento Subalpino nel Collegio di Cicagna, collegio elettorale uninominale istituito il 17 marzo del 1848, e collettore dei voti dei mandamenti di Cicagna e Santo Stefano.

Seguendo l’evoluzione cronologica dei fatti giungiamo poi ai giorni 5 e 6 settembre 1849, nell’episodio storico più significativo che lega il personaggio alla città di Chiavari. In quei giorni Garibaldi, in fuga da Ravenna dove aveva trovato la morte la moglie Anita, accompagnato dal Maggiore Culiolo detto Leggero, si era rifugiato nell’abitazione del cugino Alberto Puccio nel centrale Carruggio Dritto, dopo essersi salvato con un passaporto consolare e un passaggio su di una diligenza postale.

La sua presenza in città sollevò però l’attenzione delle autorità di polizia sabauda e dei Regi Carabinieri, che si occuparono dell’attività del Generale in Chiavari. Per tutti i difensori della Repubblica Romana era stato infatti spiccato un mandato d’arresto. La missione era delicata, data la popolarità del personaggio: se ne occupò il Capitano Carlo Alberto Basso, con l’uso di molta diplomazia. Nelle ore seguenti si arrivò alla convocazione in Prefettura dove Garibaldi protestò vivacemente per il mandato d’arresto; si raggiunse l’accordo di fargli lasciare Chiavari il mattino seguente alle 10 con una vettura postale.

La città salutò con una vera e propria manifestazione l’eroe che lasciava Chiavari; il corteo proseguì sino alle Grazie, con il popolo tutto che inneggiava al Generale, il quale venne poi trasferito a Genova nelle celle di Palazzo Ducale

Altra traccia importante di Garibaldi a Chiavari è conservata nell’aula del consiglio comunale nel Municipio; qui, dopo il passaggio di Nizza alla Francia, venne votato il conferimento della cittadinanza onoraria all’Eroe dei Due Mondi. Era il 6 aprile del 1860, e il Consiglio votava specifica delibera per “acclamare nostro concittadino il Generale Giuseppe Garibaldi”. La notizia giunse a Genova, da dove il Generale scrisse una lettera ai chiavaresi: “Genova 14 Aprile 1860. Stimatissimi Signori. Io accetto con riconoscenza la cittadinanza di Chiavari che il vostro consiglio comunale generosamente mi offre in nome di una Città cara al mio cuore, per tanti titoli e culla dei miei avi. Giuseppe Garibaldi”.

L’iniziativa veniva confermata il 3 giugno del 1882. Col rinnovato riconoscimento si stabiliva la posa di una lapide marmorea che ribadisse il legame con Chiavari. Il sindaco Lagomaggiore invitò la cittadinanza all’adunata del 7 ottobre 1885 per l’inaugurazione.

La testimonianza più toccante del legame con la città è poi un documento scritto da Garibaldi al suo medico, l’amico chiavarese Giovanni Battista Prandina. La lettera è inviata da Caprera il 16 settembre del 1877: “Voi gentilmente v’incaricate della cremazione del mio cadavere e ve ne sono sommamente grato”. Dopo una vita a dir poco turbolenta il Generale sentiva giungere il momento del commiato e incaricava il Prandina di seguire le sue ultime volontà: “Sulla strada che da questa casa conduce a tramontana – alla marina – vi è una depressione, si formerà una catasta di legna di due metri con legna d’acacia, lentisco, mirto, ed altre legna aromatiche. Sulla catasta si poserà un lettino in ferro – su questo la bara scoperta adorna della camicia rossa”. Garibaldi annunciava così la sua prossima morte, che non giungerà in realtà che cinque anni più tardi. Il manifesto funebre venne affisso in Chiavari il 3 giugno del 1882. Il sindaco Lagomaggiore annunciò ai chiavaresi il “nuovo lutto che ha colpito la Nazione, il Generale Giuseppe Garibaldi, innanzi al quale il mondo attonito si sofferma, non è più! I popoli oppressi hanno perduto l’amico sincero, la libertà, il più strenuo suo difensore, l’Italia un altro padre”.

Subito si attivò un comitato per l’erezione di un monumento a Garibaldi. Lo presiedeva lo stesso Sindaco, coadiuvato dai concittadini Coppola, Ghiorzo, Puccio e Raffo. Si aprì il confronto sul da farsi, s’individuò in Augusto Rivalta l’artista che avrebbe realizzato la statua, e si decise per un’epigrafe ad opera di Anton Giulio Barrili

Ora giungiamo all’ottobre del 1880. Il sindaco di Chiavari Riccardo Rocca annuncia alla città che il giorno 12 si procederà all’inaugurazione del monumento: “Chiavari con tale atto scioglie finalmente il suo voto d’amore e di riconoscenza, altéra a buon diritto d’aver dato i natali al padre ed agli avi del Grande suo Cittadino, memore di averlo accolto con materna cura, quando, in un giorno nefasto pel risorgimento nazionale, dopo triste odissea di pericoli e di dolori ineffabili Egli volgeva da Roma il sanguinante piede alla volta del secondo esilio”. Queste le parole che si possono leggere sul testo del manifesto, a conferma dell’attenzione più limpida al corso del Risorgimento italiano come fu vissuto nelle cronache della nostra città.

(* storico e studioso delle tradizioni locali)

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