(r.p.l.) Era il ventinove di settembre del 1994 quando una famiglia americana in vacanza in Italia percorreva l’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. “Come si può essere così felici?”, racconta di aver pensato la madre lungo il tragitto. Poco dopo, nei pressi dell’uscita di Serre, l’Autobianchi Y10 su cui viaggiavano, venne crivellata di colpi. Oltre a Margaret a bordo c’erano Reginald, il padre, Eleanor di 4 anni e Nicholas Green, 7 anni, colpito alla testa mentre dormiva sul sedile posteriore. Morì pochi giorni dopo, il primo di ottobre, al Policlinico di Messina.
Venne fuori che gli assalitori avevano scambiato la vettura con un’altra che doveva consegnare gioielli ad alcuni negozi, un tentativo di rapina trasformatosi in tragedia. Per il delitto vennero condannati a 20 anni di reclusione Francesco Mesiani (22 anni) e Michele Iennello (27 anni), ex affiliato all’ndrangheta, diventato poi collaboratore di giustizia, che nel tempo confessò vari delitti ma si professò sempre innocente nel caso Green.
L’assassinio del giovane americano non fu un ‘semplice’ e drammatico caso di cronaca nera. La decisione dei genitori di autorizzare il prelievo e la donazione degli organi, di cui beneficiarono sette malati gravi, ebbe un’enorme risonanza mediatica. All’epoca l’Italia era uno dei paesi europei con il più basso tasso di donazioni di organi e il gesto della famiglia Green contribuì a sensibilizzare l’opinione pubblica e a far aumentare gli episodi di donazione in tutto il Paese. Nel 1994 in Italia solo 6,2 persone per milione d’abitanti sceglievano di dire sì alla donazione d’organi di un proprio caro. Negli anni seguenti le donazioni in Italia triplicarono, arrivando a 23,1 per milione d’abitanti.
Narrare le storie delle vittime delle mafie e ricordarle concretamente, attraverso piccoli gesti, non soltanto nei luoghi più caldi e noti degli insediamenti mafiosi, perché anche in quelle realtà che sembrano esserne impermeabili, illegalità e criminalità sono radicate a ogni livello. Ecco perché è importante sollecitare la memoria, ricordare a tutte le comunità che la lotta alla criminalità organizzata tocca ad ognuno di noi.
Nasce con questo obiettivo il progetto ‘Lavori in corso per la legalità’, promosso dall’associazione antimafia Libera, che vedrà coinvolto l’Istituto Luzzati di Chiavari.
L’iniziativa prevede la realizzazione di un murales, dedicato proprio a Nicholas Green, sulla facciata esterna del liceo che si affaccia in via Ghio. Ventotto ragazze e ragazzi verranno coinvolti nell’ideazione dei bozzetti – che saranno valutati da un’apposita commissione – e nell’organizzazione di un momento di incontro per condividere con il resto della comunità beneficiaria (scuola e cittadinanza) il risultato del progetto. La realizzazione del murales è prevista entro il 21 marzo 2023, Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
L’idea non si esaurirà con la realizzazione di un unico murale, ma verrà replicata su più annualità scolastiche, coinvolgendo continuamente nuovi giovani. Ogni anno verrà utilizzata una parte diversa della parete, un messaggio di ‘work-in-progress’ permanente per la costruzione di una società finalmente libera dalle catene della mentalità mafiosa.
“Siamo grati a tutti i presenti per la sensibilità dimostrata verso le tematiche care a Libera e per l’impegno intrapreso insieme a noi in questo percorso. La scuola e tutta la comunità di Chiavari rappresentano i soggetti beneficiari indiretti del progetto, che grazie a questa iniziativa vedranno riqualificata la facciata di un edificio pubblico sito in una zona piuttosto centrale della città. Questa parete sarà portatrice di bellezza e messaggi di valore condivisi”, hanno spiegato Metella Cepollina e Donatella Nicolini, volontarie di Libera.