di DANILO SANGUINETI
Un’azienda che ha fini prettamente umanitari, che vuole avere un suo equilibrio finanziario senza piegarsi alle dottrine del turbo-capitalismo, che si adopera per il recupero dei terreni incolti, li impiega per coltivazioni strettamente bio, e per il recupero dei ‚dispersi sociali’, che individua, accoglie e forma persone che chiedono una seconda chance alla vita, che è in ultima analisi un mix di ecologismo non oltranzista e di carità affatto pelosa. Una azienda così fa sorgere spontanea la domanda: dov’è l’inghippo?
Quando le cose sono troppo perfette è tipico nel paese dei troppi sopraccigli alzati chiedersi sempre qual è la cosa che non quadra, trovare il particolare che rovini un quadro all’apparenza troppo perfetto, troppo pulito e promettente per essere vero. La straordinarietà di L’Agricola sta nel non nascondere alcun bug dentro una mela verdissima. E non potrebbe essere altrimenti avendo l’anima green coltivata anziché sbandierata ed avendo una genuina propensione per l’inclusione, certificata dai suoi ascendenti, autentici oltre ogni ragionevole dubbio. È sufficiente dare voce al promotore della iniziativa, Antonio Zampogna, dell’Opera Diocesana Madonna dei Bambini Villaggio del Ragazzo, coordinatore del progetto: “Siamo una società agricola sociale, nata nel solco del progetto della Regione Liguria Re-Agire. Un’azienda agricola che attraverso il recupero e la messa a coltura di terreni abbandonati, si propone di occupare persone svantaggiate. L’azienda, oltre alla produzione di ortaggi coltivati in maniera naturale, presta servizi educativi in campo ambientale e svolge lavori di manutenzione del verde. Con l’arrivo dell’autunno, con la conclusione del progetto, organizzeremo un evento in concomitanza con l’inaugurazione del laboratorio di trasformazione che stiamo realizzando all’interno del Villaggio del Ragazzo a San Salvatore di Cogorno, nell’area posta tra la struttura ed il lungo Entella”.
Per chi non si orizzonta nella giungla delle sigle parlanti tanto care ai nostri fantasiosi burocrati stiamo parlando di ’Re- Ag.I.Re – Agenzia per l’Inclusione e il REinserimento’. Nel 2020 il gruppo di lavoro guidato da Zampogna risponde all’invito di presentare un progetto finalizzato alla realizzazione di interventi integrati per favorire l’inserimento di soggetti a rischio emarginazione sociale. Il 5 febbraio 2021 il progetto è stato approvato.
Ci si è dati subito da fare. ”Abbiamo individuato tre aree. Una già di proprietà dell’Opera Il Villaggio, nella zona tra le costruzioni del CAP e il fiume Entella a San Salvatore, due nella zona prospiciente l’ospedale di Lavagna, a monte e a valle della strada provinciale. Terreni da rimettere in sesto, perché abbandonati da anni, o da bonificare, o da trasformare in aree coltivabili. Non abbiamo perso tempo, è stata creata la società Agricola arl e abbiamo iniziato i corsi chiamando oltre 100 soggetti che rispondessero alle caratteristiche”.
A capo della società uno dei più bravi formatori del Villaggio, Giulia Devoto, che si è gettata nell’avventura con coraggio, entrando in un campo che era fino a quel momento per lei ignoto o quasi. “Nella mia vita ’precedente’ mi ero sempre dedicata alle lezioni all’interno dell’Opera del Villaggio del Ragazzo. Poi arrivò la pandemia e noi tutti dovemmo riposizionarci, diciamo così. Poi arrivò questo progetto, di agricoltura sapevo solo lo stretto indispensabile, assimilato dai miei, loro sì esperti, pensai che fosse proprio una prova stimolante, dovevo tornare a scuola anche io, e accettai con convinzione”.
I primi mesi sono di lavoro durissimo sul terreno, poi partono i corsi di formazione e infine si prova ad andare sul mercato, quello basic… “Siamo attivi dall’estate scorsa, abbiamo provato a mettere su un banchetto, appena raccolto i primi frutti del nostro lavoro, ortaggi in verità”. Il percorso per selezionare i soggetti adatti a far parte della società è stato esso stesso un’avventura incredibile. Giulia riassume settimane intense. “Queste persone venivano da realtà differenti, alcune opposte alle altre. E avevano bisogno di imparare l’Abc della agricoltura, io compresa, torno a sottolinearlo. Io ero il tutor dei partecipanti ed ero allo stesso tempo uno degli alunni. Una classe formata da persone provenienti da situazioni di disagi di diverso tipo: disabilità fisiche, problemi psichiatrici, tossicodipendenze, fruitori di redditi di povertà. E di qualunque età, non c’erano solo giovani. Tra essi una signora alla quale mancavano due soli anni per andare in pensione quando la ditta dove lavorava l’aveva licenziata in tronco”.
Situazioni tutt’altro che infrequenti in una Italia ben lontana da quel Bengodi che certuni credono o fanno finta di credere. Forse ignorano che i “ristoranti siano pieni”, dato che faticano a conciliare il pranzo con la cena, a casa loro. “La cosa meravigliosa è stata vedere come tutte queste persone, che comunque si portavano dentro un dolore, o comunque un malessere, si siano impegnate. La sfida era impegnativa, soprattutto il passare dalla teoria alla pratica perché, come ho potuto verificare di mano, anzi di callo, lavorare la terra costa fatica, tanta”.

Alcuni non riuscivano a tenere botta. “Alcuni hanno cominciato un pochino a cedere, in ogni caso si sono messi in gioco, hanno sperimentato e questo è stato positivo. Oltre cento candidati, abbiamo dovuto ridurre per rispettare il budget concessoci. Chi abbiamo tenuto è stato assunto a tempo pieno. Avremmo voluto fare di più ma le regole stringenti e l’esigenza di tenere i conti in ordine impongono limitazioni”.
Con tanta fatica, dentro e fuori del campo (coltivato, non sportivo) L’Agricola ha raccolto e venduto. Che cosa? “Siamo sempre forti con gli ortaggi. Il giovedì pomeriggio allestiamo un banchetto all’esterno dell’entrata principale del Cap. In estate anche al mattino, tutto l’anno dalle 14,30 alle 18,30. Abbiamo pomodori, patate, cipolle, zucchine, il meglio del meglio è la nostra melanzana ovale, ne andiamo giustamente fieri. Ogni prodotto è sano e naturale. Ecco, io dico questo. C’è una signora che viene a comprare da noi perché è allergica a tutti i tipi di pesticidi ed insetticidi che si trovano nella frutta e nella verdura che compri normalmente al supermercato”.
A proposito di frutta, dovrebbe essere il prossimo passo. “Abbiamo già piantato qualche albero, all’inizio ci siamo concentrati solo sugli ortaggi per una questione di tempo e spazio. I terreni su cui lavoriamo sono due su tre in affitto: è nostro solo quello dietro il Cap, a San Salvatore, gli altri no. Quindi se si va ad impiantare un frutteto in un terreno che poi non si sa se resta o no nella tua disponibilità diventa un investimento un po’ azzardato. Però nel nostro terreno adesso abbiamo le nespole, arance, mandarini, limoni”.
Su un’area grande quanto un campo di calcio, all’incirca. ”È il lotto dove piano piano stiamo anche costruendo. Abbiamo ristrutturato una piccola costruzione, una casina, e ne abbiamo fatto un laboratorio di trasformazione di prodotti agricoli. All’interno di questo laboratorio produrremo tutti i tipi di conserve – marmellate, salse di pomodoro, pesto – tutti i prodotti trasformati rispettando ogni criterio igienico sanitari a cominciare dal macchinario che ci permette di di sterilizzare completamente i vasetti”.
Ogni progresso si trasforma in uno spunto per ulteriori iniziative. “All’interno di questo laboratorio ci piacerebbe creare delle collaborazioni, ad esempio con l’Accademia del Turismo, con le scuole alberghiere, con la Federazione Cuochi, una opportunità per alleggerire il lavoro mio e degli altri. Avere delle persone già competenti che ci indicano la strada, con i quali realizzare prodotto particolare, chessò una crema salata, una crema di rucola particolare. Abbiamo visitato le aziende agricole della zona, debbono fare i conti con lo spazio e con i fondi. In questo settore parlare di leasing o altre forme di investimento agevolato è pura utopia”.
A parlare con Giulia saltano fuori nodi e rebus da ogni dove. “I nostri tre siti non sono contigui, tutti bellissimi ma anche tutti che richiedono un grande lavoro. Nell’ultimo periodo abbiamo piantato le patate in quello vicino all’Ospedale di Lavagna. Sono venute benissimo ma ci tocca saltare da un appezzamento all’altro come…grilli. E i nostri tirocinanti per la maggior parte non hanno la patente, quindi bisogna portarli e andarli a riprendere”.
Niente però realmente in grado di fermare la inventiva del presidente e dei suoi. “Stiamo organizzando alcuni gruppi di acquisto per vendere i nostri prodotti a un prezzo equo e consegniamo settimanalmente box di verdura mista a seconda della disponibilità dell’orto, da Sestri a Rapallo. Ho creato gruppi da più o meno dieci persone con una chat Whatsapp per ognuno di essi. All’inizio della settimana rendo noto la composizione del box di verdura mista, un sacchetto da 10 € con tre o quattro prodotti, che varia di settimana in settimana. E sta funzionando: gruppi di acquisto solidale vanno alla grande, le persone sono un po più sensibili su questi discorsi, piano piano si sta creando la cultura del consumo consapevole”.
E sarebbe anche ora. La presidente di L’Agricola al tirare delle somme è più che soddisfatta: “Penso a tre anni fa, Io ho sempre fatto l’educatrice, con il Covid i servizi educativi erano stati sospesi. Ho deciso che dovevo reagire, mi sono avvicinata al mondo dell’agricoltura, dell’allevamento e quando poi sono rientrata nel Villaggio il direttore, sapendo che comunque avevo fatto questa esperienza e che tendevo ad andare verso quella direzione, mi ha proposto di entrare in questo progetto. Oggi posso dire di aver fatto la cosa giusta”.
Da fuori l’impresa che coniuga ruralità e solidarietà appare più che riuscita. Uno dei terreni dell’azienda è soprannominato Mato grosso, ossia giungla fitta. Qui ci sono alcuni “matti piccoli”, che lo hanno messo in ordine con il sudore della fronte convinti che il mondo si possa cambiare anche da un banco di terra lungo un fiume. L’aforisma di Confucio “Se in riva al fiume vedi qualcuno che ha fame non regalargli un pesce ma insegnagli a pescare” non perde certo di senso trasportato sulla terraferma, se come attrezzo hai la zappa e come frutto del tuo sudore la melanzana.