Da Gianfranco Lagostena, della Federazione Nazionale Pensionati della Cisl, riceviamo e pubblichiamo.
di GIANFRANCO LAGOSTENA *
Sono convincenti le argomentazioni di Lorenzo Caselli sul territorio del Tigullio, riprese nei giorni scorsi da Tonino Gozzi in un suo editoriale nel portale online ‘Piazza Levante’.
Qualche anno dopo la costituzione delle Regioni, realizzata a tutti gli effetti nel 1971, la Cisl nel suo congresso del 1978 stabiliva i suoi ‘comprensori’: nacque così il comprensorio Cisl Tigullio Golfo Paradiso.
Subito dopo, anche la Cgil si adeguò a questa strutturazione. Allora si pensava alla Provincia Tigullio Golfo Paradiso, si pensava a Chiavari capoluogo, anche se Rapallo non stava certo a guardare.
Quelle scelte organizzative, ma soprattutto politiche, diedero vita a innumerevoli dibattiti e a tante conquiste: la Società pubblica dei trasporti, l’Asl 4 (con la centralità dell’ospedale di Lavagna), il consolidamento del Tribunale di Chiavari. Erano gli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta.
La situazione attuale, lo sappiamo bene, è molto cambiata. Caselli e Gozzi dicono che non servono i piagnistei: concordo con loro, ma credo che nemmeno si possa stare fermi, i Comuni possono consorziarsi?
Sono domande alle quali solo il livello istituzionale può rispondere. Senza il confronto, le idee non emergono, ma gli amministratori pubblici, le categorie economiche e sociali si mobilitano affinché le specificità e l’autonomia vengano alla luce.
Allora il nostro territorio avrà finalmente un’identità nuova, un’anima. L’immobilismo è sinonimo di cittadini senza speranza, rassegnati agli eventi: che altro ci porteranno ancora via? Ora, sta al popolo del Tigullio, alle giovani generazioni lavorare per ricostruire quello che eravamo, un cantiere di idee, di quei protagonisti che avevano a cuore non i particolarismi ma una fisionomia di un territorio che, storicamente e culturalmente, aveva influenzato la Liguria tutta e forse il nostro Paese.
Ha ragione il professor Caselli, che dall’alto della sua conoscenza e la passione per il suo territorio dice che manca una visione, un progetto, uno scatto di orgoglio. Amministratori pubblici e società civile dovrebbero promuovere il dibattito sul ‘chi siamo’, poi ‘su cosa vogliamo’ e ‘cosa vogliamo diventare’.
Ma per fare ciò occorrono passione, tensione culturale, credibilità. Purtroppo oggi ha consenso chi pensa in piccolo e non vede lontano: sono sotto gli occhi di tutti la questione depuratori e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Insisto, manca il confronto delle idee, il confronto tra gli interessi e ciò che rappresentano. Insomma, occorre ricominciare, ovviamente insieme soprattutto ai giovani e a coloro che vogliono discutere per cambiare.
Rimanere nella Città Metropolitana alle condizioni attuali, per un territorio significativo come il Tigullio, significa purtroppo avviarci presto al destino della perdita di identità, dell’anonimato.
Ora, non dobbiamo scoprire che cosa eravamo, lo sappiamo bene: ora vogliamo metterci a spiegare che cosa si può fare. E in questo tempo molto difficile, io, insieme a tanti altri, mi sento pronto a dare il mio contributo. Facciamolo e facciamolo in tanti, credo ne valga veramente la pena.
(* Federazione Nazionale Pensionati della Cisl)