di DANILO SANGUINETI
Sansone, che la sapeva lunga, sfruttava perfino i leoni squarciati per sistemarvi un favo e godere di una riserva privata di miele. Lo zuccheroso oro sin dall’antichità era bene di primaria importanza, soprattutto nella terra che ‘lo stillava assieme al latte’ e pure oggi, nell’epoca degli Ogm e dei trattamenti ai prodotti della terra degni di un reparto verniciature, niente può sopravanzare l’uragano di piacere inflitto alla papille gustative dalla luccicante melassa.
Un tempio del miele à la carte in Liguria è nato alle spalle di Framura, a mezza costa, su una collina che pare esitare ad abbandonare il mare incantato delle Cinque Terre e che allo stesso tempo si appoggia a un cielo appenninico che più puro non si può e che si fa beffe del trambusto che regna nel fondovalle, percorso da orde di turisti fracassoni.
Qui, in località Laghello, c’è l’omonima azienda agroturistica che specifica una ‘misteriosa’ Amina come nume tutelare del sito. Prima dell’investigazione su chi è Amina e che cosa fa a Laghello è d’uopo una sosta per rinfrancare lo spirito.
Ovunque si giri lo sguardo c’è armonica bellezza: lo sfondo del mare, i contorni della montagna, le mille sfumature di colore di fiori, piante. Poi si entra nel Laghello di Amina e comincia la battaglia. L’indecisione afferra chi giunge come ospite. Cosa merita di essere visitato per primo? I campi, i boschi, le case? Cosa assaggiare come antipasto: un dolce con il rinomato miele, i frutti, gli ortaggi o qualcosa condito con l’olio del posto?
Farsi subito una cultura su impollinazione e arnie, melata, nettare e cera o distendersi su una delle seggiole del patio e contemplare tanto ben di dio? Se un appunto si può fare a una delle due padrone di casa, la signora Lilia Balossi, è quello di non saperti consigliare: “Sarebbe una prepotenza fatta alle nostre altre meraviglie imporne subito una ai clienti. L’unico suggerimento è quello di prendersi il tempo necessario perché qui da noi, al Laghello di Amina, c’è veramente tanto da fare e la fretta sarebbe una pessima consigliera”.
Bastano poche parole per intuire che Lilia qui è fiorita ma che le sue radici sono altrove. “Sono nata a Chiavari e lì ho vissuto una larga parte della mia vita con mio marito, Guido Erluison e mia figlia Giulia. Nel 1998 mia nonna mi ha lasciato in eredità questi terreni sulle alture di Framura. Un casolare che accusava i segni del tempo, diverse piane coltivabili, oltre a un bosco. Io e la mia famiglia cominciammo i lavori per rimettere in ordine, passavamo sempre più tempo da queste parti”.
Tre anni dopo, nel 2001, la decisione che cambierà la loro vita. “Pensammo che si poteva fare qualcosa di bello, di creare un luogo di accoglienza dove tutto fosse pensato a misura di uomo e nel totale rispetto della natura. Un bell’impegno, andato avanti per diversi mesi perché io, mio marito e mia figlia che si è messa a capo dell’impresa non eravamo disposti a scendere a compromessi. Non sopportiamo i falsi ecologi o i pollici verdi che a un esame approfondito si rivelano marrone ruggine. Alla fine abbiamo ottenuto ‘l’effetto’ che avevamo immaginato”.
Tema: Il Laghello di Amina. Svolgimento. Un agriturismo nel cuore di un territorio incontaminato. “E allo stesso tempo facilmente raggiungibile”, puntualizza Lilia. Si lascia la provinciale 41, si imbocca una stradina in salita che conduce a Località Laghello, che è ancora Comune di Framura.
“Troverete la pace e la serenità garantite in quest’area limitrofa al Parco Naturale delle Cinque Terre. Un’esperienza davvero rigenerante, che cerchiamo di offrire ai nostri ospiti giorno dopo giorno con sempre maggiore impegno e passione”.
Le parole sono consolidate dalla visita: il taccuino si riempie di note sulla qualità costruttiva – usato il minimo del cemento richiesto dalle leggi sulle abitazioni, poi il trionfo dei materiali ecocompatibili – sul rigoroso rispetto delle leggi del km 0 e sulla cancellazione degli additivi chimici. “Grazie all’agriturismo ecosostenibile e all’azienda agricola riusciamo a prenderci cura e a tutelare questo territorio tanto amato e di rara bellezza. Per camminare leggeri su questo nostro ‘piccolo mondo antico’ e non appesantirlo con inutile cemento, abbiamo usato una tecnologia di costruzione pensata per garantire il massimo del comfort nel rispetto dell’ecosistema circostante. Grazie a ciò, abbiamo ottenuto il ‘certificato supergreen’ dei cinque soli. Qui crescono spontanei susini e castagni, more e corbezzoli, uva fragola e gelsomini. Un antico, piccolo vigneto che risale ai primi del Novecento accoglie i visitatori, mentre ulivi e orto fanno da preziosa corona al podere. La zona boschiva circostante custodisce due fonti di acqua solforosa e un ruscello dalle acque cristalline e incontaminate dove è possibile rinfrescarsi”.
Lilia sfiora il lirico nel descrivere la ‘sua’ terra: “Siamo a soli 6 km dal mare, la Liguria, si sa, è quanto di più simile a un’isola il continente possa offrire. E questo è il suo promontorio. Le strade salgono presto tortuose e bellissime. Non isolano, preservano”.
Lo spirito ha di che nutrirsi. Se poi siete di quelli che non riescono a distaccarsi dalla carne… “Entrano in gioco mio marito, apicoltore scrupoloso, e mia figlia, coltivatrice minuziosa, nei cinque ettari di terreno, oltre ai differenziati”, una giostra di gusti dalla quale il buongustaio non vorrebbe mai scendere.
Poi c’è l’olio. “Duecento piante di olivo, olio ricavato da olive pignolino e frantoio, rigorosamente raccolte a mano e spremute a freddo per preservarne il sapore e rispettare una delle tradizioni più radicate della cultura ligure. In nessuna parte dell’anno facciamo uso di prodotti chimici e il mese di novembre è per noi un mese di festa perché alla raccolta di questi frutti partecipano amici e familiari e le sere di autunno si concludono spesso in chiacchiere davanti al fuoco”.
Sino a poco tempo fa c’era anche il vino. “Poi per mancanza di tempo e di braccia – siamo in tre e non riusciamo a coprire tutto il lavoro – non volendo offrire un prodotto non curato come intendevamo, lo abbiamo accantonato”.
In compenso ortaggi e frutta ‘costruiti’ con la cura di un tecnico della Rolls Royce. “Coltiviamo solamente ciò di cui riusciamo a conservare le sementi, così a primavera la veranda di casa si trasforma in una serra, tra piantine di melanzane, zucchini, zucche e pomodori costoluti, basilico e cetrioli rampicanti, sedani e porri filiformi e sottili. Abbiamo qualche ciliegio, qualche albicocco, un melo che fa da guardiano alla proprietà, due piante di cachi, tre di fichi e una serie di incontenibili prugni Mirabelle. Al centro del giardino si trova poi il re del frutteto e vero padrone del Laghello in quanto suo più antico abitatore: un pero dalla chioma folta e dai frutti dolcissimi. Le sue pere maturano a San Lorenzo, il giorno della festa del patrono del paese, ed è ormai tradizione per noi donarne una parte alla comunità e con l’altra preparare un’ottima marmellata, ci prendiamo cura di un antico vigneto, degli ulivi e di un piccolo frutteto. Ogni anno produciamo frutta e verdura, insieme a marmellate, olio e vino che ci piace condividere con i nostri ospiti, tutto con certificazione biologica. In un angolo appartato si trovano una parte delle nostre api che ci regalano un miele delizioso e il polline fresco dalle proprietà strabilianti”.
Perché al Laghello di Amina le api crescono amate e in piena libertà, in una zona delimitata e incontaminata. Non sono sottoposte a stress da eccessiva produzione e il loro miele riposa due mesi nei fusti prima di essere invasettato e decantare naturalmente per sedimentazione.
“Tutti i nostri mieli sono completamente naturali e non filtrati, per cui contengono pappa reale, propoli, polline ed eventuali residui di cera da favi. Per questo motivo sono molto più ricchi di nutrimento dei mieli industriali e conservano integre tutte le loro proprietà benefiche. Produciamo miele millefiori, miele di erica, miele di acacia, miele di castagno, la melat, ovvero l’unico miele che non proviene dal polline dei fiori ma dalla linfa delle piante, e abbiamo anche il polline fresco”.
Tipi, diversi, per palati anche opposti, età e gusti, colori e sapori, limoni di Monterosso e zucchero scuro. Tradizioni paesane: persino una Fonte Castalia, così censita dalla Università di Pisa, ricca di acqua solforosa. Il tempo si ferma al Laghello di Amina. A proposito, chi è Amina? “Amina è mia figlia. Il suo nome per esteso è Giulia Valeria Amina. È il nome della madre di Maometto. In arabo Aminah significa ‘sentirsi al sicuro’, ‘che dice la verità’ o ‘sposa fedele’”.
Il puzzle ha trovato l’ultima tessera. Ecco da dove viene questo sentore di classico: da queste parti si sono incrociati gli arabi e i romani. Passioni e raziocinio. Vibrazioni e riflessioni. Chi va via dal Laghello di Amina non parte mai a cuor leggero. Se proprio si deve, lo si faccia in pieno meriggio. Uno sguardo a questa terrazza sul mare, una pozione di serenità che fa bene alla mente, un poggio che niente ha da invidiare ad altri storici belvedere. A Ravello Wagner trovò l’ispirazione per completare il ‘Parsifal’, magari si fosse fermato qui a Laghello avrebbe offerto meno spunti ad alcuni suoi cultori pericolosamente inclini all’eccesso.