di MICHELE SCANDROGLIO *
Gli insulti di un professore dell’Università di Siena nei confronti di Giorgia Meloni sono la prova provata che vi è, e permane, uno strisciante sentimento di violenza nei confronti della democrazia e della libertà.
Offendere così pesantemente un’avversaria politica è profondamente ignobile. La radice di tale insensata ostinazione rabbiosa è insita in un certo ‘pensare’ radicale.
La mia vicinanza a Giorgia Meloni è, tra le altre cose, dovuta al fatto che siamo stati compagni di banco alla Camera dei Deputati. Questo mi consente di dire che mai ho avvertito da parte sua una vena nostalgica. È certamente una donna di destra, consapevole della propria storia politica, che nulla ha avuto da spartire con il ventennio, non foss’altro che per un fatto generazionale.
È la leader dei Conservatori Europei. È la presidente, unica donna leader di partito in Italia, di Fratelli d’Italia, che sulla carta vale il 15-18%. Ho sempre avvertito in lei la certezza che la politica ‘neoconservatrice’ debba avere la forza di ripensare la globalizzazione, ho sempre colto in lei una volontà politica che vede la persona al centro e i corpi intermedi tornare al loro ruolo. È una donna intransigente sui valori e profondamente di ‘sinistra’ sui temi sociali. Una persona buona, di sentimenti sani, generosa. Non ha mai voluto la scorta o l’auto blu, è una persona normale. Il malevolo attacco che da più parti le viene rivolto è incomprensibile.
‘La Stampa’ si è scusata, e anche il professore di cui sopra si è profuso in scuse, ma occorre che questa deriva violenta, innescata da un pensare evidentemente figlio di un gigantesco lapsus freudiano collettivo, venga censurata ad ogni livello.
La violenza verbale è una minaccia potente, non dissimile da quella in stile mafioso.
Occorre condannare le violenze tutte, per rispetto verso chi si è battuto e si batte per ogni nostra libertà. C’è un equivoco nel pensiero dominante che non coniuga al plurale la condanna della violenza. Come se la violenza di sinistra avesse una qualche ragione. La linea culturale che presume di dividere i cittadini in buoni e cattivi si è nel tempo molto assottigliata, ma è ancora presente. In gioco c’è la libertà, che è la vera vittima di ogni gesto violento, e che non bisogna mai dare per scontata. Da Fazio lo ha ricordato giorni fa il presidente Obama, non certo un reazionario. Nella liberta non c’è posto per nessuna minaccia.
Io non temo di essere al fianco di Giorgia Meloni perché credo nella libertà, e per difendere la libertà bisogna avere coraggio. Ognuno faccia la propria parte. Non dimentichiamo che la salute ed il lavoro di tutti si reggono solo sul pilastro della democrazia e la democrazia si regge sul rispetto reciproco. La solidarietà del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Premier Draghi a Giorgia Meloni fanno argine al dilagare di questa deriva illiberale e indicano a noi la via della fermezza e della chiusura ad ogni ancorché minimo accenno violento.
(* Imprenditore, console onorario della Bulgaria, già parlamentare della Repubblica)