di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
La rovinosa frana che minaccia il Santuario delle Grazie richiama per l’ennesima volta l’attenzione sull’intera collina e sull’Aurelia.
Lei è la vecchia Aurelia, la mitica Statale numero Uno, un biscione d’asfalto che corre da Roma a Ventimiglia per 543 chilometri, come possiamo ancora leggere sulle ‘pietre miliari’ che ne costellano il percorso. Nella politica espansiva romana si dovevano conquistare nuovi territori e il console Gaio Aurelio Cotta iniziò la costruzione della strada verso le nuove colonie appena conquistate; nel 251 a.C. si realizzò il primo tratto, da Roma a Cerveteri, raggiungendo e attraversando così le contrade dell’Etruria. Ora si doveva raggiungere Pisa e il Porto di Luni. I suoli paludosi e la dura resistenza degli Apuani consigliarono una scorciatoia verso ovest; fu Giulio Cesare ad incaricare Marco Emilio Scauro di realizzare la nuova viabilità. Nel 56 a.C. si poteva così raggiungere la Julia Augusta, attraversando l’intera Liguria e raggiungere Marsiglia nei territori della Gallia.
Questa breve sintesi ci permette d’interpretare un toponimo ancora in uso e poterlo leggere oggigiorno in diversi percorsi indicati come ‘Via Antica Romana’. Certamente questo toponimo non è riferibile all’antica viabilità. Se si desiderano vedere tali vestigia è necessario visitare Luni, andare in Val Ponci, alle spalle di Finale Ligure, o portarsi nell’estremo Ponente Ligure, nella zona dei Balzi Rossi. Il toponimo richiama invece l’antico mito a cui è legata la strada.
Matteo Vinzoni nelle sue cartografie Settecentesche richiama questi percorsi e li indica come “viabilità romane”. Sono proprio le carte del Vinzoni che ci aiutano a intercettarle: da Rupinaro verso Bacezza, da Rovereto verso Zoagli. Se leggiamo con attenzione il territorio vi sono ancora riscontrabili le tracce più antiche e gli ammodernamenti successivi.

Durante il periodo Napoleonico si progettò la Route Impériale de Paris a Rome (1806 – 1808) realizzando tra Sestri, Lavagna e Chiavari l’attuale viabilità lungo la costa, opera già parzialmente avviata dalla Repubblica di Genova col Doge Gerolamo Grimaldi. Il tratto più impegnativo prevedeva una strada costiera tra Chiavari (Scogli) e Zoagli, ma era eccessivamente arduo e si decise di riprendere la viabilità più antica che passava tangente alla Chiesa delle Grazie. Una delle più affascinanti documentazioni fotografiche, realizzate da Alfredo Noach, ritrae lo scorcio delle Grazie nel 1880, con una polverosa carrozzabile che scende verso Chiavari dove si intravede la ferrovia. Sono gli anni della grande svolta e finalmente, nel novembre del 1868, giungeva da Genova il primo treno. La circolazione ferroviaria evidenziò ben presto la criticità del tratto tra Zoagli e Chiavari, in particolare della frazione che attraversava Le Grazie, più volte franata e rovinata dalle mareggiate. Questa linea subirà quindi, subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il ribaltamento a monte e la costruzione di una galleria artificiale per mettere in sicurezza la struttura e difenderla dalle cadute dei massi.
Con la legge 17 maggio 1928 fu fondata l’Anas, il cui primo incarico prevedeva una nuova classificazione della rete viaria di sua competenza; così fu istituita la Strada Statale N°1 Aurelia. L’azienda progettò un grande piano d’ammodernamento della SS1, in diversi lotti vennero rettificate curve pericolose e messi in sicurezza tratti franosi.
Nel 1935 si progettarono due varianti fondamentali: la galleria del Castellaro di Zoagli e quella delle Grazie a Chiavari. Nella nostra città la viabilità era già stata resa percorribile dalle auto negli anni precedenti, la strada oltrepassava la collina alla stessa quota dell’attuale galleria, ma percorrendo un’ansa verso il mare tuttora visibile. Questo tratto di strada risente fortemente dell’instabilità dell’intero versante, caratteristica che obbligò a rivedere il rettilineo d’imbocco della galleria verso Chiavari.
Nel gennaio del 1965 iniziarono i lavori per lo spostamento a monte del tratto compreso tra il ristorante pizzeria e la galleria. Questa operazione realizzò un nuovo piano artificiale più stabile: scalzando la collina si ottenne uno spazio per accogliere la nuova viabilità. L’operazione creò uno sbancamento che fu contenuto con un muraglione, notevolmente alto, che corre per l’intero lato monte: qui si è creato il crollo del dicembre 2019.
Il 29 ottobre del 1968 venne aperto il casello dell’autostrada a Chiavari, una data memorabile: si raggiungeva Genova senza percorrere l’Aurelia. Per chi vive il nostro territorio la strada litoranea del Tigullio resterà sempre l’Aurelia, con le sue curve, le visioni mozzafiato, con la voglia di sorpassi impossibili: una delle strade più belle del mondo. Vorrei ricordare che il progetto di Gaetano Moretti per il nuovo piano regolatore di Chiavari del 1934 prevedeva un ammodernamento della vecchia Aurelia e ne auspicava una valorizzazione turistica, con la realizzazione di una passeggiata pedonale che attraversava l’intero Tigullio. Moretti ne scriveva nel suo progetto: “Percorrendo l’antica Aurelia, un bel sorriso di natura deve essere il saluto di Chiavari”.
Purtroppo quell’auspicato sorriso non è all’ordine del giorno: dobbiamo pensare ai nuovi malanni che costringono alla chiusura del tratto vicinale di ponente, costringendo a raggiungere la millenaria chiesa dalle scale di levante. La storia della collina calante continua.
(* storico e cultore delle tradizioni locali)
