di SANDRO FRERA *
Si è aperta in questi giorni la nuova antologica di Felice Casorati. Per chi ama la pittura, un appuntamento da non perdere (fino al 29 giugno prossimo) al Palazzo Reale di Milano.
All’inizio del percorso i curatori ricordano questa frase di Casorati: “Vorrei poter arrestare il corso del pensiero e aprire al massimo gli occhi”. Ecco, davanti ai suoi quadri anche gli occhi più pigri si aprono al massimo, perché ci si trova di fronte ad opere che sono. Sono presenti. Sono vive. Ti parlano. Si mostrano.
Il motto di Casorati era “numerus, mensura, pondus”, ovvero “numero, misura, peso”, ma anche “ordine/ritmo, prospettiva, serietà”. Queste qualità si ritrovano nelle sue opere.
Le sue opere pesano. Non che non siano bilanciate, ma i suoi corpi, anche a dispetto di un modellato spesso apparentemente assente o minore, pesano, ci sono, li tocchi.
E le sue composizioni sono ordinate e ritmate, nell’assenza del vuoto: anche le aperture prospettiche (la fuga delle botti o delle piastrelle, ma anche le finestre aperte sul mare) non provocano vertigini, cadute, ma anche esse sono, ci sono, sono vive e pesanti come il resto. Determinando così un ritmo grave della composizione che ricorda spesso la complessità e la meraviglia delle opere di Bach.
Ma proprio questa continua presenza, unita, specie nelle prime composizioni, ad un raffinato simbolismo, onora la pittura in quanto tale, una pittura che con lui si libera da ogni tentazione di ornato, rifiuta la leggerezza di Matisse o Kandinskij e costruisce i quadri e le sue figure col preciso scopo di “dire”, di “parlare”, di mostrare e far toccare.
Se poi si considera che spesso (specie le composizioni iniziali) la tecnica usata è la tempera (e non l’olio), i risultati ottenuti non possono che apparire ancora più stupefacenti.
Storicamente quella di Casorati è una pittura pienamente ascritta a quel Ritorno all’Ordine che scosse l’Europa dopo l’Impressionismo, il Futurismo, il Cubismo e i Dada ed anzi probabilmente ne è l’esempio migliore, meglio rappresentato e riuscito, al di là dei primi richiami a Klimt o ai tardi omaggi a Picasso.
Ma, al di là di queste quisquilie storiche, ciò che rimane sono quadri di assoluta bellezza e assoluta modernità.
Fare quadri significa essere consapevoli del peso delle forme che si costruiscono e in questo, come detto, Casorati fu un maestro.
Vale il biglietto e il tempo dedicato.
(* ideatore e promotore del progetto ‘Prima i lettori’)