di SANDRO FRERA *
Si è aperta a Chiavari il 14 dicembre scorso la mostra Paint/Pittura presso la Fondazione Zappettini di corso Buenos Aires 22. L’esposizione che riunisce lavori di Gastini, Crippa, Rajlich, Zappettini e Zeniuk offre un’ottima occasione per riflettere su un momento del punto nodale dello sviluppo della storia della pittura contemporanea.
Per comprendere meglio quanto qui esposto è bene rileggere quanto scrisse Klaus Honnef nel 1974.
“Da un po’ di tempo si nota un rinnovato interesse per la pittura. Lo shock che la Conceptual Art aveva provocato decretandone la morte (J. Kosuth Art after Philosophy) è stato ormai superato, anzi, sia in Europa che negli Stati Uniti si parla già di ‘Nuova Pittura’. D’altronde negli ultimi anni è possibile osservare operazioni artistiche che – influenzate dalla visione della Conceptual Art – si preoccupano di un’analisi teorica e pratica della pittura, delle sue premesse e basi come pure delle sue specifiche caratteristiche e problematiche. Un gruppo di pittori in Europa e negli Stati Uniti, alcuni in stretto contatto ed altri no, si assume questo compito. I loro predecessori sono artisti come Robert Ryman e Brice Marden che hanno dato un notevole impulso al rinnovamento della pittura, in quanto nelle loro opere si sono concentrati sui mezzi pittorici, cioè la tela e il colore. I pittori ‘analitici’ vanno oltre, infatti, non si fermano alla pure dimostrazione dei mezzi, ma li considerano riguardo alle loro funzioni nel rapporto pittorico. Questi pittori ‘analitici’ giungono così a diversi ordini strutturali (intesi in senso linguistico) che non sono occupati da contenuti di significati convenzionali e che sono sovrapponibili per quanto riguarda significati al di fuori del contesto artistico. In un articolo per la rivista tedesca Kunstforum international Zappettini stabilisce con la necessaria chiarezza: “Solo attraverso un’indagine analitica, che affronti il problema della pittura in quanto pittura, cioè del materiale, del modo di adoperarlo, del lavoro che esso implica, della superficie di stesura, della dimensione, si può ricostituire un nuovo linguaggio, veramente autonomo, non mutuato da altre discipline, che trovi in se stesso i termini di riferimento e di verifica.” I quadri richiedono un osservatore attivo. D’altronde essi provocano un modo di osservare in cui la riflessione – il pensiero di ciò che viene percepito – non è separata dall’atto stesso della percezione. La capacità di appercezione dell’osservatore viene forzata; forzando la capacità di appercezione di instaura immediatamente una differenziazione del processo di percezione; e con la differenziazione del processo di percezione si promuove infine il processo di riflessione.”
Quindi riassumendo: dopo la Conceptual Art americana che riprendendo i temi cari al Situazionismo europeo aveva decretato la morte della pittura a favore di installazioni o performance di matrice dadaista (Duchamp è il maestro assoluto), la Nuova Pittura e la pittura analitica riprendono in mano tele e pennelli per concentrarsi sul “fare pittura”, sul cosa significhi tecnicamente “fare pittura”.
Da qui poi prenderà avvio quella stagione tutta italiana della Transavanguardia che ripartendo dai presupposti tecnici ritrovati dalla Nuova Pittura e dalla Pittura Analitica riproporrà in pieno anche il soggetto come elemento essenziale del fare pittura.
I quadri qui esposti permettono di focalizzarsi su quella stagione apprezzando i risultati che un modo di fare pittura tutto in levare (in primis il soggetto, ma non solo) ha raggiunto in termini di rifrazione della luce sulla tela e di corrispondenza o opposizione delle forme e dei colori.
Buona visione. La mostra è aperta da giovedì a domenica dalle ore 16,30 alle 19,30, escluso il giorno 6 gennaio fino al 14 marzo 2025.
(* ideatore e promotore del progetto ‘Prima i lettori’)