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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Sostenibile o dannoso? Il caso del Jova Beach Party tiene banco e agita le associazioni ambientaliste: “Spiagge devastate e nessun rispetto”

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di ALBERTO BRUZZONE

Evento sostenibile o dannoso? Da tutta l’estate c’è profonda divisione a proposito del Jova Beach Party, il ciclo di concerti sulle spiagge italiane che vede protagonista Jovanotti e che sta attirando notevoli proteste da parte degli ambientalisti, oltre che una raffica di critiche sui social network. Il tour 2022, che riprende dopo l’interruzione causata dalla pandemia, ha toccato anche Villanova d’Albenga, in Liguria, ma sono le tappe sull’Adriatico a essere costate all’artista le maggiori polemiche.

Il Jova Beach Party 2022 è partito all’inizio di luglio da Lignano Sabbiadoro e nel corso dell’estate, nelle varie tappe, è atteso mezzo milione di spettatori. A Ravenna i lavori per il concerto hanno portato all’abbattimento di un filare di alberi, altre polemiche simili a quelle del 2019 riguardano le tappe di Vasto e Roccella Jonica. Il Wwf patrocina l’evento ma alcune sezioni locali hanno condannato le tappe nelle rispettive spiagge.

Da Ravenna a Vasto, da Roccella Jonica a Fermo, passando per Castel Volturno, Barletta e molte altre località, il viaggio del ‘ragazzo fortunato’ ricalca in parte lo stesso del primo tour, quello del 2019. L’obiettivo è “lasciare il segno senza lasciare segni”, scrive sul proprio sito Trident Music, società produttrice della manifestazione, per quello che viene definito come “il primo grande evento itinerante al mondo che parla di ambiente”.

La comunicazione del Jova Beach Party 2022 ha in effetti spinto molto nella direzione della sostenibilità, tanto che tra i partner c’è il Wwf. Sul sito della tournée c’è una sezione apposita dove vengono raccontate le iniziative che contribuiscono a renderlo un evento perfettamente green. Progetti satellite di sensibilizzazione ecologica, eliminazione della plastica dai concerti, raccolta differenziata a più non posso, crowdfunding che ha già raccolto oltre tre milioni di euro per pulire e recuperare venti milioni di metri quadrati di spiagge, laghi, fiumi e fondali in tutta Italia, finanziamento di borse di studio per corsi di biodiversità e molto altro. Anche quest’anno però, proprio come nella scorsa edizione, il tour ha già sollevato numerose polemiche proprio per il suo impatto ambientale, tra alberi abbattuti, dune spianate, fauna a rischio e accuse di greenwashing da parte di quell’universo ambientalista che lo stesso Jovanotti nel 2019 definì “più inquinato della fogna di Nuova Delhi”.

Una delle posizioni più critiche, a mezzo stampa, è stata quella del geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi. Secondo lo scienziato, “il primo elemento di critica sono i numeri, non sostenibili da alcun sistema naturale, specialmente se delicato e fragile. E il secondo elemento è proprio il luogo: le linee di costa sono quanto di più delicato esista sul pianeta e sono compromesse soprattutto in Italia. Le coste sono un patrimonio che noi diamo per scontato, ma che sta andando perduto senza che nemmeno ce ne accorgiamo”.

C’è poi, prosegue ancora Tozzi, “un elemento di fondo che non va trascurato: trasformando gli ambienti naturali in luoghi per eventi di massa, si potrebbe dare l’idea che la natura e il paesaggio siano, in fondo, modificabili costantemente dai sapiens anche per esigenze che non sono di immediata sopravvivenza, pur riconoscendo il valore assoluto della musica. Ma ci sono luoghi deputati per quelle manifestazioni, anche gigantesche”. Poi, il consiglio, spassionato e pacato, a rimodulare il concept del Jova Beach Party e a legarlo “a vere iniziative di compensazione ambientale. Chi se ne frega del fratino, mi potresti dire, o delle tartarughe. Ma faresti un errore: in questo mondo c’è un posto per la zanzara e uno per il pipistrello, uno per il fratino e uno per la medusa, solo noi sapiens pigliamo il posto di tutti gli altri, prepotenti e invasivi come siamo. Non realizziamo che, se si estingue una specie, l’effetto è a domino e, prima o poi, si estinguono anche le altre”.

Alla lettera di Mario Tozzi ha replicato, sempre a mezzo stampa, lo stesso Jovanotti. Il cantante ha ricordato la collaborazione con il Wwf “perché tutto si svolgesse sempre in aree senza criticità ecologica di nessun tipo”. Jovanotti ha ribadito come i suoi eventi lascino le spiagge “meglio di come le trovano” e come non siano state rilevate illegalità o criticità di alcun tipo. “Fare di Jova Beach Party un bersaglio ecologista è semplicemente assurdo, perché la verità è proprio che noi siamo la più grande iniziativa che parla di ambiente mai fatta in Italia. Nei prossimi mesi Wwf con le finanze messe a disposizione da Intesa San Paolo realizzerà un progetto di pulizia e ripristino ecologico di 20 milioni di metri quadri di ambienti a rischio nel paese. Mi dovete bruciare in piazza perché io smetta di sostenere quello che ti sto dicendo: le nostre feste sono una bella cosa e fatta bene”.

Non la pensano così però parecchie associazioni ambientaliste e infatti anche all’interno del Wwf il Jova Beach Party sta creando più di un imbarazzo. Tranchant il giudizio di Legambiente: “La spiaggia non è una discoteca. La crisi climatica aumenta l’erosione della delle spiagge italiane: oggi riguarda il 46% delle coste sabbiose, per un totale di perdita di costa pari a 1.700 km di litorale. I concerti sulle spiagge ne aumentano la percentuale di erosione”.

Secondo l’associazione, “che sia una manifestazione artistica o sportiva non giustifica che si possa svolgere ovunque, specialmente quando ci sono luoghi appositi in cui svolgerli, come palazzetti dello sport, stadi. Certamente non in luoghi dove un tratto di lungomare era stato arredato magari con fondi speciali, poi distrutti per fare posto a concerti. Ma che importa se poi, spinta dal vento, la sabbia, non trovando più ostacoli, abbia riempito la contigua strada durante l’inverno? È già successo l’anno scorso, nel sonno di certe associazioni ambientaliste, che quest’anno, per fortuna, si sono svegliate. Ma qualcuno, dopo la distruzione di questi ambienti, si è chiesto: ma chi paga?”. Pare proprio che, nonostante l’impegno e le buone intenzioni, il Jova Beach Party alla natura… non giova.

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