(r.p.l.) Andremo incontro a un periodo di austerità. Ormai è chiaro a tutti: ci aspetta un inverno molto, ma molto difficile, dal punto di vista della crisi energetica, dell’inflazione, delle spese che aumenteranno. Per il momento senza la previsione di un aumento degli stipendi. In tutti i casi? Assolutamente no, a Chiavari c’è un’isola felice: per alcuni.
Sta infatti facendo molto scalpore, in questi ultimi giorni, la decisione assunta dalla Giunta Comunale di Chiavari di innalzare le indennità di sindaco, vice sindaco, assessori e presidente del Consiglio Comunale, il tutto attraverso una delibera votata nel chiuso di una stanza e senza il minimo confronto né con il Consiglio Comunale né tantomeno con la cittadinanza.
Sebbene sia tutto legittimo, e tutto garantito ed assicurato da normative degli enti sovraordinati, forse l’Amministrazione chiavarese è incappata in un infortunio legato alla tempistica del provvedimento: preso a circa tre mesi dall’entrata in carica ufficiale del nuovo ciclo amministrativo e senza aver nel frattempo partorito nient’altro di rilevante per la città di Chiavari, nel momento in cui nere nubi si addensano sui bilanci delle famiglie, questo provvedimento forse fa un po’ Maria Antonietta. La quale però, per aver incautamente raccomandato il consumo di brioches al popolo affamato, ci rimise il candido collo.
Era proprio necessario agire in questo momento?
La “faziosa” (per usare un termine caro agli amministratori locali) domanda qui non la pone ‘Piazza Levante’: si tratta invece di una domanda che si sta facendo la cittadinanza e che rischia di incrinare l’idillio tra l’attuale Giunta e la popolazione, già fortemente ridimensionato dopo la morte del sindaco Marco Di Capua.
Sono i consiglieri comunali di minoranza, Gianni Giardini e Nicola Orecchia, ad aver sollevato il caso, cifre alla mano: “La Giunta – scrivono – su iniziativa del sindaco, Federico Messuti, e su invito del vice sindaco, Michela Canepa, ha dato indirizzo al dirigente di aumentare lo stipendio del sindaco da 3.067,76 euro ad 4.140,00 euro, quello del vice sindaco da 1.687,27 euro a 2.277,00 euro e quello degli assessori e del presidente del Consiglio Comunale da 1.380,49 euro a 1.863,00 euro. Tutto questo svincolato da ogni criterio di competenza o rendimento dei singoli amministratori e, persino, con efficacia retroattiva già a partire dal 1° luglio di quest’anno. Un aumento che, calcolato per l’intero mandato della nuova amministrazione, comporterà un aggravio della spesa pubblica solo per le indennità degli amministratori (ad oggi già pari ad 700.000 euro per 5 anni) di ulteriori 240.000 euro, arrivando, così, a sfiorare il milione di euro”.
La risposta dall’amministrazione comunale, politicamente parlando, è stata se possibile la classica toppa peggio del buco. E ciò non tanto nel merito della questione: infatti il provvedimento è, come già detto, perfettamente legittimo, e forse è perfino un tantino populista pretendere che questi poveracci muoiano di fame per solidarietà con i concittadini, come sostiene fieramente il rappresentante di Partecip@ttiva, Andrea Torchio.
La caduta politica è nella forma. Dopo un tentativo di buttare la colpa sul Pd (nazionale) che ha firmato la norma incriminata, infatti, sia il sindaco Messuti sia Avanti Chiavari, ripetono perentori che la norma è legittima (e questo lo abbiamo capito) e che se avessero voluto, avrebbero perfino potuto applicarsela retroattivamente dal gennaio 2022. In sostanza: lo abbiamo fatto perché potevamo e volevamo farlo, e vi è ancora andata bene che partiamo da luglio anziché da gennaio. E comunque, aggiungono gli amministratori, “sono soldi dello Stato” (e dunque di chi? ci viene da chiedere).
Tanta protervia non è andata giù a molti cittadini, e non solo oppositori, tanto è vero che è partita su una piattaforma online una raccolta di firme per chiedere che si abbassino i toni della polemica e che si forniscano ai cittadini sconcertati risposte dialoganti. La raccolta sta girando, vedremo che risultati darà.
Altro giro, altre spese. Questa volta a favore dell’ufficio stampa del Comune di Chiavari, che passa dall’avere una persona all’averne due.
Anche qui tutto legittimo, ma siamo sicuri che pure in questo caso sia tutto così opportuno? L’ufficio stampa, per dirlo ancora con le parole di Gianni Giardini e Nicola Orecchia, “graverà sul bilancio comunale e quindi sui chiavaresi per 66.500 euro all’anno, per un totale di 332.500 euro nei cinque anni”.
Sono tante in realtà le civiche amministrazioni, anche del Tigullio, che hanno aumentato il personale all’ufficio stampa, anche perché nel frattempo questo servizio è diventato un vero e proprio ufficio comunicazione, con i comuni che dialogano direttamente con i cittadini attraverso il proprio portale web, i social network, le web tv eccetera. È chiaro quindi come la necessità di maggiore forza lavoro sia particolarmente sentita. A Genova, ad esempio, i nuovi addetti all’ufficio stampa sono stati incaricati attraverso una procedura a evidenza pubblica, concordata con l’Ordine dei Giornalisti e con il sindacato. Così si comportano anche altre amministrazioni e altri enti pubblici.
A Chiavari non sappiamo se sia stato adottato lo stesso criterio, anche perché l’ufficio stampa del Comune con noi di ‘Piazza Levante’ non parla, con la motivazione che siamo ‘faziosi’, parola che l’amministrazione utilizza in maniera intercambiabile con ‘non allineati’.
Il concorso è stato indetto lo scorso 15 luglio, il bando è rimasto aperto per appena dieci giorni ed è stato il sindaco a scegliere direttamente il suo collaboratore sulla base dei curricula ricevuti, senza nessun passaggio tecnico, come fortemente raccomandato dall’Ordine dei Giornalisti. Verrebbe quasi da pensare che il concorso sia un puro pro forma, a valle di decisioni comunque già prese. Ma non avendo noi ricevuto alcuna comunicazione in merito, non abbiamo sufficienti elementi nemmeno per pensarlo.
In ogni caso noi di ‘Piazza Levante’ siamo contenti che l’ufficio stampa raddoppi. Magari l’amministrazione Messuti, con un organico più in forze, cambia idea e decide di rispondere di nuovo alle nostre domande. Lo scorso luglio, infatti, ci è stato comunicato che a Palazzo Bianco la nostra testata è bandita. Nessuna intervista con ‘Piazza Levante’. E pensare che solo un anno fa Marco Di Capua rispondeva al primo squillo senza neppure contattare l’ufficio stampa.